Ora che la nostra bella carabina l’abbiamo finalmente comprata e gli attacchi con il cannocchiale ce li siamo fatti montare a regola d’arte da un professionista competente, cos’altro ci resta da fare se non tararla? Siamo capaci di farlo noi stessi oppure dobbiamo rivolgerci ad altri? Quante persone sono in grado di azzerare alla perfezione una carabina alla distanza voluta e magari di ricamare anche delle belle rosate?
Chi l’ha già fatto non si spaventa più e ogni volta che ci riproverà vedrà che andrà sempre meglio, mentre chi non ha mai provato è bene che impari a farlo, perché non sempre possiamo trovare dietro l’angolo un bravo armaiolo o un semplice appassionato tiratore in grado di soddisfare le nostre esigenze tutte le volte che ne abbiamo bisogno. Inoltre, tarare un cannocchiale non è poi così difficile come potrebbe sembrare a prima vista.
E’ sufficiente seguire correttamente poche operazioni con calma e con impegno, consapevoli che la precisione di un’arma dipende sì dal trinomio arma- ottica- munizione, ma soprattutto da quanto sarà accurata la taratura finale dell’insieme. Vorrei dare per scontato che l’arma da tarare abbia già tutte le caratteristiche fondamentali per esprimere una buona precisione: ottima incassatura, uno scatto eccellente e un corredo di munizioni perfette e tutte uguali. La scelta della munizione è una faccenda “spinosa”, perché oltre a tenere conto delle nostre esigenze, dobbiamo tenere conto anche di quelle della nostra arma, che purtroppo non sempre coincidono. Personalmente mi è capitato che un’arma facesse faville con un tipo di munizione, mentre con un’altra leggermente diversa non riuscivo a stringere la rosata.
Quindi, una volta trovata la palla che meglio si addice al nostro impiego venatorio e al passo di rigatura della nostra arma, è bene procurarcene almeno un centinaio di pezzi, che è poi la quantità classica di proiettili sfusi contenuti in una confezione. Di queste munizioni ne diventeremo automaticamente gelosi e lo sprecarle ci darà molto fastidio, e proprio per questo motivo, durante l’azzeramento del cannocchiale, cercheremo di consumarne il minor numero possibile. Per procedere con la taratura dell’arma, non occorrono particolari accessori, né grandi doti personali; è un’operazione veramente alla portata di tutti, ma occorre eseguirla con metodo e impegno, come per tutte le altre cose d’altronde. Fino a pochissimi anni fa nel nostro Paese c’erano pochissimi poligoni abilitati al tiro a lunga distanza per carabine di grosso calibro. Oggi invece, secondo me, ce ne sono addirittura troppi.
Molti cacciatori si sono automaticamente trasformati in provetti tiratori, in maghi della ricarica e in geniali esperti del settore, che non aspettano altro di trovare qualcuno a cui elargire a piene mani tutto il loro sapere. Io vorrei rivolgermi a quelli come me che vogliono tarare le loro armi in completa tranquillità, possibilmente in aperta campagna, nel rispetto del territorio e delle persone. Per allenarsi al tiro, un poligono è senz’altro un’ottima scelta, ma secondo me non lo è altrettanto per tarare un arma. Il primo azzeramento deve essere eseguito con la massima serenità possibile e in solitudine, al massimo possiamo avvalerci di un amico che ci aiuti nell’allestimento delle attrezzature e per il controllo dei bersagli.
Mi avrà certamente capito al volo chi, dopo aver prenotato la linea di tiro per controllare di fino la sua arma, si è ritrovato con un tiratore alla sua destra che spara con un 458 WM a canna corta munito di freno di bocca, e a sinistra un baldo “cinghialaio” che prova la celerità della sua BAR in calibro 338 WM o in 9,3 x 62! A me è capitato anche di trovare “colpi non tirati da me” nei miei bersagli…. Come chi controllava i risultati delle mie prove incollato al mio Specktive, neanche fosse stato un filmino spinto. Quello che mi ripropongo di fare ora è descrivere in modo sommario quali sono le operazioni necessarie per eseguire una buona taratura in aperta campagna e possibilmente in completa tranquillità. Di fondamentale importanza è riuscire a trovare un terreno dove poter sparare in sicurezza, senza arrecare danni fisici e/o acustici a persone e cose, consapevoli della potenza e soprattutto della gittata delle nostre armi.
Una cava in disuso o un campo incolto che abbia un ampio terrapieno parapalle sarebbero l’ideale. E’ necessario ottenere il permesso del proprietario e avvisare anche le autorità competenti sulle nostre intenzioni. La legge consente di praticare il tiro a segno in aperta campagna a patto di rispettare le elementari regole di sicurezza e del buon senso. Detto ciò, dovremo procurarci la seguente attrezzatura: un tavolo rigido e pesante (meglio se fissato al terreno), uno sgabello regolabile in altezza, un supporto dove fissare i bersagli (è sufficiente una comunissima pedana di legno tipo ”palletts”, da posizionare con dei tondini di ferro da costruzione di volta in volta a secondo alla distanza voluta), uno Spotting Scope oppure lo Specktive che usiamo a caccia da 30 a 60 ingrandimenti per il controllo dei bersagli e ovviamente un buon appoggio. L’appoggio è il punto cruciale di tutto il sistema.
Non si tara un’arma sul cofano della macchina, appoggiati al ramo di un albero o peggio ancora con il gomito sul ginocchio o a braccio sciolto, il tiratore deve essere comodo e l’arma perfettamente immobile. Gli appoggi maggiormente usati nei poligoni sono del tipo da “Bench Rest”, con i sacchetti in pelle ripieni di sabbia o di pallini di piombo, c’è chi utilizza dei cavalletti specifici per le tarature, con appoggio anteriore simile ad un Crick a rombo di una automobile. Oltre che stabili e robusti devono permettere almeno la regolazione verticale. C’è chi usa anche dei bipiedi “tattici” che, pur ottimi per la caccia, non sono altrettanto versatili per la prima regolazione dell’arma.
A proposito di prima regolazione, durante il montaggio dell’ottica è buona norma procedere a un allineamento di massima, non tanto per risparmiare colpi, quanto per non incorrere nello spiacevole inconveniente che mentre stiamo sparando ci accorgiamo che i “click” del nostro cannocchiale non sono sufficienti per la centratura. Può sembrare strano, ma vi garantisco che spesso è necessario modificare gli attacchi per azzerare correttamente il cannocchiale. Esistono degli ottimi collimatori per una macrotaratura in bianco, meccanici, ottici o a raggio laser.
Se operiamo su una carabina Bolt Action, una volta tolto l’otturatore e bloccata la carabina si può anche traguardare un bersaglio dalla canna e poi farlo coincidere con il reticolo. Oppure, nel caso di una semiautomatica o di un basculante, sempre con l’arma immobile, è necessario puntare un bersaglio con tacca e mirino e sovrapporci la croce dell’ottica. Sono operazioni semplici, ma che consentono di conoscere in anticipo se il montaggio dell’ottica è corretto. Adesso che siamo pronti, possiamo iniziare la nostra taratura. Fissiamo alla pedana di legno, con delle puntine da disegno, un bersaglio dalle dimensioni di un foglio di carta formato A3 (295 x 420 mm) che abbia nel centro un cerchio scuro di 50 mm di diametro e poi posizioniamolo ad una distanza di 50 metri. Stando comodamente seduti e rilassati dovremo imbracciare l’arma in modo naturale, senza stringere troppo il calcio ma stando attenti ad accostarlo bene alla spalla.
La calciatura dovrà adagiarsi sul Rest e il reticolo dovrà essere perfettamente verticale, perché se allo sparo la croce è inclinata a destra il colpo va a sinistra e viceversa. La pressione del dito sullo scatto dovrà essere graduale per evitare colpi di “dito” o di “spalla”, che spesso sono la causa principale di scarti impensabili e non lasciatevi intimorire dal rinculo (piuttosto fastidioso quando si spara stando seduti) prima ancora di aver sparato. Ho testato vari modi di imbracciare durante queste sedute e sono arrivato alla conclusione che la mano debole, quella che non spara per intenderci, sarebbe meglio che non toccasse l’arma. Molti la posizionano sull’ottica, altri addirittura stringono l’astina, ma credo sia meglio ridurre al minimo le variabili introdotte dal tiratore toccando l’arma il meno possibile. Dopo il primo colpo, se siamo convinti che sia partito bene, ne tiriamo un altro o al massimo altri due per verificare, con la rosata, la precisione della nostra arma.
Dopo aver controllato dove sono andati a finire i nostri colpi (che a cinquanta metri di distanza si dovrebbero già vedere direttamente nell’ottica della carabina senza ricorrere allo Spotting Scope) inizieremo con la regolazione delle torrette. Se teniamo ben salda l’arma, addirittura bloccandola sul Rest con del nastro adesivo, l’optimum sarebbe di portare il reticolo al centro dei colpi sparati, senza preoccuparsi di contare i click. Le ottiche americane riportano sulla ghiera di regolazione verticale una freccia con la sigla UP (da girare in quel verso se si vuole alzare il punto d’impatto o al contrario se si vuole abbassare), mentre sulla ghiera laterale c’è una R (ruotandola nel verso della freccia il colpo andrà verso destra e viceversa). Gli strumenti europei, tedeschi o austriaci, adottano come sigle rispettivamente H e R.
Nel caso del brandeggio orizzontale, la deriva, una buona regolazione è bene eseguirla usando direttamente le viti contrapposte laterali che quasi tutti i migliori attacchi in commercio hanno in dotazione. In questo modo possiamo essere certi che l’ottica è montata perfettamente parallela all’arma, in asse con la canna e che almeno la molla della torretta di destra possa rimanere quasi in posizione neutra. Dopo di che ripetiamo l’operazione tirando un altro paio di colpi. Se questa volta colpiremo il bersaglio nel punto voluto, potremo passare alla fase successiva, spostando la pedana a cento metri, distanza che ritengo ottimale anche per la taratura definitiva. Sostituiremo il bersaglio con un altro che abbia dimensioni e disegno tali da essere mirato agevolmente, limitando al minimo l'errore ottico di sovrapposizione del reticolo sul “target”.
Molte munizioni originali riportano all’interno della loro confezione le tabelle balistiche relative al calibro, mentre se siamo intenzionati a tarare l’arma con delle cartucce ricaricate, tutti i migliori manuali descrivono le traiettorie dei loro proiettili in funzione delle velocità alla quale vengono spinti. I medi calibri ad alta velocità da 6 a 7 mm, se tarati a duecento metri, a cento quasi tutti hanno un alzo di circa 35-40 millimetri. Al nuovo bersaglio tireremo i classici tre colpi, impugnando e mirando sempre nello stesso punto e allo stesso modo. Lo Spotting Scope ci dirà se sarà necessario apportare ancora dei piccoli ritocchi o se la nostra carabina già spara bene nel punto voluto. La prima rosata sarà quella che deciderà le sorti della taratura. Dovrà essere contenuta, nell’ordine dei 25-30 millimetri, ma se i colpi invece “sfarfallano” a destra e a manca, in alto o in basso, allora c’è qualcosa che non va e non è il caso di continuare a sprecare i colpi.
Dovremo ricontrollare l’incassatura, il montaggio del cannocchiale ed anche l’accuratezza delle munizioni. Se invece i nostri colpi avranno colpito un punto qualsiasi del bersaglio, ma ben raggruppati, allora potremo ritenerci soddisfatti e con pochissimi click sposteremo la rosata secondo la taratura desiderata. Quando a cento metri una palla colpisce due dita (35-45 mm) sopra il centro del bersaglio, potremo star certi che, sparando da cinquanta a duecentocinquanta metri, di calcoli ne dovremo fare ben pochi. Se abbiamo a disposizione un tratto di terreno sufficientemente lungo potremo avventurarci a verificare la taratura anche ad altre distanze, ma in linea di massima dovremmo essere pronti per andare a caccia con tranquillità.
Durante la sessione di tiro saranno da evitare TASSATIVAMENTE surriscaldamenti della canna, questa è una operazione che deve essere fatta con calma e senza fretta. E’ buona norma lasciar raffreddare l’arma dopo pochi colpi, e poi continuare a tirare. Ricordate che a caccia il primo colpo, quello che conta, lo tireremo sempre con la canna a temperatura ambiente!! Spero di non aver dimenticato nulla, ho cercato di dare un piccolo aiuto a chi, per passione o per necessità, deve tarare la propria carabina da solo. State certi che con un minimo di pratica chiunque sarà in grado di svolgere bene questo semplice quanto delicato lavoro, e chi ci riuscirà bene, oltre ad avere la certezza di possedere uno strumento perfettamente efficiente, avrà anche la soddisfazione di esserselo preparato personalmente.
Marco Benecchi