Una cosa giusta l’hanno scritta: “il Lupo va gestito se lo si vuole salvare”
Dopo anni, decenni, di comunicati relativi al Lupo, alla sua eccessiva presenza in Italia ed al rischio inquinamento della sottospecie tipica, da parte del sottoscritto e dell’AIW, finalmente anche il mondo scientifico sta facendo un inversione ad U; un inversione contestata anche da una certa parte dello stesso mondo e dall’animalismo preconcetto. Ma col sentimentalismo si difendono i diritti degli animali domestici, non le specie selvatiche, che devono essere regolate dai cicli naturali; cicli che l’uomo deve ripristinare là dove ha sbagliato intervenendo anche quando non doveva, o arrogandosi il diritto di decidere cosa fosse giusto e cosa non lo fosse, rimediando a quei disastri che ha spesso creato usando, appunto, il sentimentalismo al posto della ragione - come è avvenuto, ad esempio, in Inghilterra con lo sterminio degli animali predatori.
Da giorni in Internet viaggiano prese di posizione di non pochi esperti (quelli veri!) sia relativamente all’eccessivo numero di lupi presenti nel nostro Paese, sia sul rischio che la sottospecie tipica italiana sia sempre più inquinata. Non è ancora tutta la verità: per ora si parla solo di ibridi con cani, e non si dice nulla di ibridi con quella marea di lupi “alpini” la cui provenienza non è solo dubbia, è molto dubbia; un negazionismo biologico basato su nessuna prova ed a fronte di tanti indizi sui quali nessuno ha mai indagato con serietà, dando per scontato l’arrivo al Nord del Lupo meridionale e non già da oltre frontiera come da anni io vado asserendo sulla base dell’esperienza, della conoscenza del comportamento animale e della logica. Ci vorrà tempo, ma anche questo negazionismo sarà spazzato via dai fatti, visto che si parla sempre più pesantemente dell’importanza di salvaguardare la sottospecie italiana: e su questo siamo ampiamente d’accordo, tanto da essere primaria finalità dell’associazione AIW, per quanto riguarda il Lupo.
Un’ipotesi osteggiata dai “lupofili” francesi, ai quali: guai far anche solo balenare l’idea che forse quei loro lupi oltre la nostra frontiera non siano partiti dal lontano Abruzzo, ma dalle loro decine di enclos di sottospecie di lupi di svariata origine (del nord, centro ed est Europa, del lontano oriente ed anche dell’America)! Un potpourri di sottospecie! Ho ancora memoria della loro (i “lupofili”) ribellione alle mie dichiarazioni in merito alla Commissione d’inchiesta del Parlamento francese (Parigi 2003)!
Sul sempre più veritiero numero dei lupi presenti in Italia finalmente qualcuno ha cominciato a fare quei calcoli che io feci nel 2010 (giungendo ad una presenza di almeno 4.500 lupi). Ora lo stesso calcolo lo hanno fatto, certamente in modo meno empirico, anche alcuni studiosi, in pratica ottenendo lo stesso risultato - sebbene (per quale motivo?) si siano limitati agli ultimi anni (2014, anziché partire, come sarebbe stato logico e giusto, dal 1970 quando tutti asserivano di una presenza di soli 100 lupi in Italia). Manca ancora il coraggio di ammettere un numero ben maggiore da parte di qualcuno, ma la voce si sta facendo strada (ed una riduzione del 25/30% sempre più inevitabile). Cosa che permetterebbe quanto meno di “ripulire” la popolazione meridionale dagli ibridi che in qualche caso ne hanno inquinato i branchi. E che servirebbe anche a salvare l’Orso marsicano ed il Camoscio d’Abruzzo. E si parla anche, allo stesso livello scientifico, di Canis lupus come specie, che esclude quindi i cani, e come italicus per la sottospecie italiana.
E’ già un grande merito per quegli studiosi e tecnici di selvaggina che cominciano a prendere seriamente in considerazione il problema del Lupo, che non è più solo di protezione ad oltranza come giustamente fu negli anni ’70 quando se ne ottenne la protezione legale, ma anche, e soprattutto, di gestione, se si vuole veramente salvare il NOSTRO Lupo. Lasciamo agli animalisti la difesa degli animali a prescindere: a loro non interessa la specificità, a loro interessano solo gli occhioni dei canidi, disposti a far mantenere a spese degli allevatori e dello Stato anche ibridi e meticci di ogni razza. Una scelta umanamente comprensibile (pur che si offrano di contribuire alle spese!), ma che fa a pugni con la serietà scientifica. A meno di non voler globalizzare anche il mondo animale e vegetale! L’Uomo al di sopra di Dio!
E’ una rivoluzione, a fronte di una chiusura durata anni! Come l’olio, la verità impiega tempo a venire a galla (nella storia ci sono voluti anche decine e decine di anni, ed apertura di archivi segreti), ma sempre a galla è salita.
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness