Il mondo moderno è caratterizzato da un continuo cambiamento, che incide sulla vita della comunità e sulla legislazione che a stento e con fatica cercano di adeguarvisi.
Il mondo della caccia offre su questo tema ampia materia di riflessione.
Trenta o quaranta anni or sono si è estinta la selvaggina nobile stanziale naturale (a causa dell'antropizzazione del territorio e della chimica usata dall'agricoltura intensiva).
Oggetto della caccia con il cane da ferma sono divenuti gli animali di allevamento che, essendo di scarso pregio, hanno deviato l'interesse dei cacciatori dal carniere al lavoro del cane.
Un virtuoso estetismo cinofilo ha avvicinato il mondo dei cacciatori a quello delle gare, gli standard agonistici dei cani sono divenuti per tutti parametri di valutazione e gli allevatori sono stati costretti ad adeguare alle nuove esigenze i criteri di selezione.
Ne è conseguito un miglioramento generale delle doti genetiche, tanto che oggi i cuccioli, già dopo le prime uscite in campagna, sono in grado di svolgere un buon lavoro senza più necessità di pressioni pedagogiche o addestrative.
Si è diffuso il costume dei cacciatori di allevare in casa e iniziare personalmente alla caccia i propri cuccioli, e questo esige un continuo allenamento dei cani, che oggi è impedito dalla restrizione del calendario venatorio, e che le zone di addestramento cani non sono in grado di assicurare, per le ragioni a tutti note.
In effetti le attuali rigide restrizioni all'allenamento e all'addestramento dei cani che i calendari regionali limitano a pochi giorni precedenti l'apertura, avevano una loro ragione d'essere allorchè si trattava di proteggere la nidificazione della selvaggina naturale e i pulcini non idonei al volo.
Ma oggi che la selvaggina naturale non esiste più, tali restrizioni sono del tutto ingiustificate anche in considerazione dell'evoluzione delle tecniche agricole attuali che hanno stravolto l'antica coincidenza con i ritmi naturali (colture poliennali, due-tre raccolti annui, ma anche lunghi periodi di stasi tra una coltura e la successiva).
Penso che sia giunto il momento di liberalizzare l'addestramento dei cani per consentire a cinofili e proprietari terrieri di stipulare accordi (onerosi come avviene con i pecorai), per l'addestramento, con vantaggi per i proprietari che avranno un utile nei periodi in cui le colture non sono pregiudicate; e per i cinofili che sceglieranno i terreni adatti, con attenzione a quelli non trattati chimicamente.
Chi non è accecato da pregiudizi ideologici, comprende che questa possibilità non presenta alcun inconveniente, non altera nè equilibri ecologici, nè biodiversità, nè produzione agricola e non ha risvolti cruenti.
Purtroppo è prevedibile che tale liberalizzazione sarà osteggiata dagli enti burocratici preposti alla caccia, la cui principale ragione d'essere sembra quella di intralciare con inutili adempimenti ogni novità, perchè pregiudizialmente ostili ad ogni novità.
Enrico Fenoaltea