Se esiste un calibro che più di ogni altro ha contribuito ad esplorare un intero continente, quello è sicuramente il 375 Holland & Holland Magnum. Questa splendida munizione nasce ufficialmente in casa Holland & Holland verso il 1912, grazie alla collaborazione tra Henry Holland e la nota Ditta produttrice di munizioni Kynoch. Fu progettata in un decennio (i primi studi risalgono addirittura alla fine dell’ottocento), con l’intento di soddisfare la crescente schiera di cacciatori – avventurieri che desideravano un calibro potente e tuttofare, per dirla in termini anglosassoni un vero “all round”, da poter utilizzare prevalentemente per la caccia alle antilopi ma all’occorrenza anche contro la selvaggina di grossa mole e pericolosa. Già a quei tempi il 375 Belted Rimless Magnum Nitro Express, come veniva chiamato allora, caricato con cordite vermicolare, era in grado di lanciare una palla da trecento grani (19,4 grammi) alla fantastica velocità di circa 750–760 metri al secondo, con relativi 5800 Joule di energia!! Era caratterizzato da un bossolo di disegno futuristico cilindrico–conico con fondello cinturato. La sua diffusione seguì di pari passo l’espansione coloniale dell’Impero britannico in Africa e Asia ma fu condizionata dall’eccessivo costo delle armi che lo cameravano. Non erano molti quei cacciatori che potevano permettersi le bellissime carabine dalla famosa casa Londinese e tanto meno potevano permettersi i mitici express visto che della 375 H & H esiste anche la versione con collarino: la 375 Flanged Magnum Nitro Express.
Se agli inglesi riconosciamo l’intraprendenza esplorativa–coloniale, agli americani dobbiamo riconoscere l’iniziativa imprenditoriale. L’industria armigera statunitense, resasi conto della crescente richiesta di attrezzature specifiche per i grandi safari, iniziò la produzione di armi e di munizioni in questo calibro. Nel 1925 la prima ditta che fabbricò e distribuì su larga scala munizioni finite in calibro 375 H & H M. fu la Western Cartridges Company seguita dalla Winchester e dalla Remington, che finalmente produssero in serie anche le prime carabine camerate in questo calibro, con i rispettivi modelli 70 e 725 “Kodiak”. Come spesso accade, il successo commerciale arrivò grazie al contributo pubblicitario dei suoi estimatori.
Fu il mitico cacciatore professionista John “Pandoro” Taylor il “padrino” del 375 Magnum, che con il suo libro: African Rifles and Cartridges, ne decretò il definitivo lancio sul mercato come la migliore munizione “media” africana. Egli racconta di avere abbattuto con il 375 H-H più di cento elefanti, circa quattrocento bufali e un numero imprecisato di rinoceronti, di leoni e di grosse antilopi, definendolo testualmente: “ Un calibro particolarmente equilibrato, in quanto le sue prestazioni di energia cinetica e di penetrazione sono armonicamente completate da un innegabile potere di schoch e da un modesto rinculo”. Oggi più che mai è una munizione molto diffusa ed attuale, non risentendo minimamente della sua età quasi centenaria. Anche se le grandi cacce si sono notevolmente ridimensionate, non esiste casa produttrice di armi rigate che non abbia in catalogo un modello in questo calibro. La 375 H & H Magnum nacque come munizione da carabina, ma ben presto venne impiegata anche in splendidi express e addirittura in funzionali bergstutzen (sovrapposti a doppia canna rigata in due calibri diversi) come i pregiatissimi Koening Zanardini. Dato che in rapporto al calibro e alle prestazioni il rinculo non è certo proibitivo, non sono necessari freni di bocca, ammortizzatori od altro, né tanto meno armi particolarmente robuste e pesanti. Lo usava anche la Baronessa Blixen nella sua Africa e il Conte Paul Pallfy nei Carpazi.
Attualmente la disponibilità di munizioni originali e di componenti per la ricarica del 375 H & H è notevolissima. Se prima il campo di utilizzo si limitava alla caccia della grossa selvaggina a distanze medio brevi, oggi con l’uso di nuovi materiali e di nuove tecnologie se ne ampliano notevolmente le capacità d’impiego. Esistono proiettili in questo calibro che vanno dai 200 grani (della francese Sologne e della Sierra) ai 350 grani (i soliti pesantissimi Barnes). Nel mezzo troviamo gli ottimi Barnes da 210, gli Hornady da 220, i Speer e i Barnes da 235, i Sierra e i Barnes da 250 e un’infinita gamma di palle sia espansive che completamente camiciate da 270 e 300 grani, in grado di soddisfare qualsiasi esigenza. Degni di nota sono i Nosler Partition, i Trophy Bonded Bear Claw, gli Swift A-Frame, i gli RWS TUG, i Sako Powerhead, i Woodleigh, le Speer Grad Slam, i Barnes X-Bullet e la triade A-Square. La munizione originale più tesa è il caricamento Federal con palla Trophy Bonded da 250 grani.; tarando l’arma a 100 metri si ha un calo a duecento di soli 12 centimetri! E’ un calibro esuberante per quasi tutte le cacce europee, nord americane ed asiatiche, fatta eccezione per le gigantesche alci siberiane, per i grossi orsi, per i bufali (d’acqua, banteng e gaur).
Il suo impiego d’elezione rimane la caccia alle grosse antilopi africane come l’elend, la giraffa, l’antilope roana, la sable, il waterbuck e il Kudu in terreno coperto; quella ai bufali cafri, equinoziali e nani, la caccia ai grossi felini e all’occorrenza può ritenersi sufficiente anche per il rinoceronte e per l’elefante. Anche se in qualche Paese africano viene imposto il .400 come calibro minimo per la caccia alle specie pericolose, molti cacciatori professionisti come Tony Sanchez Arino e Mike La Grange lo usano per tutta la selvaggina e di conseguenza lo consigliano ai loro clienti, sostenendo che è meglio una palla calibro 375 che colpisce il bersaglio di una in calibro maggiore che lo fallisce. C’è un vecchio detto tra i sostenitori della creazione di Holland: “che con qualsiasi palla tariamo l’arma, la precisione viene mantenuta anche cambiando tipo e peso del proiettile”.
Anche io mi sono lasciato stregare dal vecchio calibro inglese, tanto che in casa ne ho ben due di carabine in esso camerate. Una splendida Mauser Europa 66 S “Big Game”, dotata di ottica Zeiss Diavari MC 1,25–4 x 20 su attacchi a piede di porco saldati ed una Blaser R 93 Professional con ottica 1.5 6 x 42 montata con attacchi a sgancio rapido. Le ho entrambe tarate con munizione ricaricate con palla Hornady Spire Point da 270 grani e poi ho eseguito anche delle prove utilizzando altri proiettili come gli Hornady FMJ da 300 grani, i Speer GS da 285 grani e i Sierra SP da 250 e da 300 grani. Con tutte le munizioni provate, la rosata a cento metri è stata perfetta e non più grande di 3–4 centimetri di diametro.
Riassumendo possiamo affermare che se il 375 H & H Magnum non fosse esistito bisognava inventarlo. Nella sua categoria non ha rivali, fatta eccezione per il 9,3 x 64 Brenneke, pochissimo usato, e per il 378 Weatherby Magnum. Quest’ultimo impiega le stesse palle spingendole a velocità notevolmente superiori, ma lo scotto da pagare è la scarsezza di caricamenti, un rinculo proibitivo e l’alto costo delle munizioni e delle armi che lo camerano. Non possiamo definire il 375 una munizione cara, ma neanche economica; il prezzo di una singola cartuccia può superare i tre Euro.
Chi possiede un’arma in questo bel calibro e vuole divertirsi sparandoci qualche colpo senza andare fallito, può ricorrere alla ricarica per prepararsi delle munizioni ad Hoc. I dies sono facilmente reperibili; tutti i maggiori costruttori di materiale per la ricarica li hanno in catalogo, lo Shell Holder è il classico n° 4 della RCBS o suo equivalente specifico per tutti i calibri magnum con poche esclusioni. La scelta degli inneschi si limita a quelli di tipo “magnum”, come i Federal 215, i CCI 250, gli RWS 5333, i Winchester e i Remington M. Buone prestazioni si ottengono con le seguenti polveri: le Norma 201, 202 e 204, la VihtaVuori N 140 e N 160, le Hodgdon H 414, H 4895, H 4350 e Varget, le IMR 4064 e 4350 ,la Vectan Tubal 3000 e la Winchester 760. A puro titolo informativo pubblichiamo alcune dosi di ricarica da considerare come MASSIME e chi volesse utilizzarle è bene che parta da dosi inferiori di circa il 5 %.
Polvere Dose (grani) Palla (grani) Vo (m/sec)
N 201 72,2 270 850
N 201 67 300 775
N 202 74,2 270 850
N 202 68,4 300 775
N 204 76,7 300 775
Viht. N 140 76,4 235 880
Viht. N 140 73,3 270 840
Viht. N 140 69,6 300 770
Viht. N 160 86,7 235 885
Viht. N 160 84,1 270 850
Viht N 160 81,8 300 780
H 414 83 235 838
H 414 78 270 780
H 414 78 300 775
H 4895 74 235 880
H 4895 68 270 800
H 4895 65 300 765
H Varget 70 235 860
H Varget 67 270 800
H Varget 62 300 750
H 4350 82 235 825
H 4350 78 270 790
H 4350 77 300 775
IMR 4350 85 235 885
IMR 4350 77,7 270 800
IMR 4350 79,5 300 790
IMR 4064 80 200 970
IMR 4064 74 235 890
IMR 4064 74 250 870
IMR 4064 71,5 270 820
IMR 4064 68 300 760
Tub.3000 71 235 860
Tub.3000 68 285 800
Tub.3000 65 300 760
W 760 86,5 235 865
W 760 84 250 850
W 760 81,5 270 820
W 760 78 300 760
Come già accennato prima, anch’io ho la fortuna di possedere un’arma calibro 375 Holland & Holland Magnum e, prima ancora della Mauser Europa avevo una bella Winchester modello 70 “African” in quel calibro. Me l’ero regalata per festeggiare la nascita di mio figlio Giuliano, perchè dopo aver letto innumerevoli libri sulla caccia grossa e sui grandi safari africani, non avevo saputo resistere al desiderio di possedere quello che non definisco un semplice calibro ma un pezzo di storia. Con il 375 H & H M. ho abbattuto qualche selvatico nella mia amata Maremma, compreso un cinghiale di centosessantotto chili. Chissà se prima che m’invecchi troppo non riesca a portarlo anche in Africa?
Marco Benecchi