“I nostri cani” di luglio. Tra piazza grande, Vincerò, la Viuléta e O sole mio
La classica a quaglie sta alla musica leggera come la grande cerca sta all'opera lirica. Per chi ha interesse, il concetto è semplice, con o senza riferimenti musicali, e Franco Zurlini l'ha detto, scritto e ripetuto chissà quante volte.
E che una classica a quaglie, dove si pretende l'assoluta correttezza e si vogliono valutare le qualità del cane, sia cosa diversa da andare a cercare le starne a casa loro, è cosa ovvia. Volendo poi contestualizzare, che va anche di moda, sappiamo tutti che facendo correre dieci cani sul solito “praticello a vegetazione uniforme”, e quaranta su uno spazio adeguato in altipiano, il problema resta sempre lo stesso: quello che si cerca.
Forse non ce ne sarebbe bisogno, lo so, ma non posso proprio resistere alla tentazione di aggiungere e riproporre quello che sempre Zurlini ha scritto a proposito di note di concorso, valutazioni, correttezza, qualità, stile e quant'altro.
Lo faccio senza autorizzazione, chiedendo quindi scusa all'avvocato e fidandomi dell'amico.
“[...] un sacco di cinofili saccenti che si senton raffinati intenditori perché in grado di apprezzare un coglione velocissimo solo perché corre compostamente a freddo, a testa alta e senza accompagnare con la coda. E non passa loro nemmeno per il cranio che per “vedere” una cosa del genere basta non essere orbi, e non c'è nessun bisogno di capire i cani. Né passa per la testa, a questi sprovveduti, che per sentire un urlo basta non essere sordi, mentre per gustare una melodia occorre capire di musica ed avere un'anima. E per trattarne è meglio aver studiato al Conservatorio e aver suonato in un'orchestra”.
E così, visto che ci siamo, si può anche citare in proposito l'Ing. Santarelli: “Le classiche a quaglie (di cattura) non sono che una brutta copia delle prove a grande cerca, che si differenziano da queste unicamente perché si pretende una minore velocità dell'andatura e una cerca meno estesa, ma più geometrica e razionale”.
Adelante Pedro, con juicio!
Mario Biagioni