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19/12/2017 

Ma che strano mondo sta divenendo questo degli ambietal-animalisti degli anni duemila? Un tempo, ormai tanto tempo fa, quando si parlava e scriveva dell’importanza di salvaguardare gli aspetti del mondo naturale, tutti parlavano o scrivevano di flora e di fauna endemica e rara, di spazi naturale e biotopi da salvare e conservare, di luoghi da preservare per la loro bellezza o valore storico-culturale; in pratica, di Natura con la N maiuscola.

E prova ne sono le annate delle riviste che allora si pubblicavano, di articoli giornalistici e di libri o studi scientifici, spesso portavoce di quel movimento in difesa della Natura suddiviso tra poche sigle: Pro Natura, Italia Nostra, WWF, LIPU, tutte serie, motivate e ben condotte. Oggi quel mondo non esiste più. Oggi quando si parla di ambiente si parla di politica e di salute pubblica, e quando si parla di Natura si parla solo di animali: animali quali che siano pur che siano animali: autoctoni, esotici, selvatici, semidomestici, domestici: non è importante, l’importante è… che siano ANIMALI!

La serietà scientifica di un tempo svenduta al miglior offerente, che sia della politica o della società civile.

Nel resto del mondo si fa di tutto per preservare la biodiversità autoctona della fauna selvatica, da noi si parla solo di biodiversità qualche che sia. L’impegno di salvare alcune popolazioni di animali è volto solo a finanziare progetti milionari di studi e ricerche che non portano a nulla e non servono a nulla (o a poco), se non al mantenimento di ricercatori e studiosi vari, stipendiati a tempo pieno, di progetto in progetto possibilmente fino a farli giungere alla pensione. Intanto gli animali sono sempre di più, e quelli rari o endemici sempre di meno e sempre meno endemici (leggasi imbastarditi). Due esempi eclatanti: L’orso bruno e il Lupo.

In Abruzzo leggiamo che la Regione, a fronte del gravissimo problema della sempre più esigua popolazione del “marsicano”, composta da individui sempre più domestici, a suo favore ha stanziato miseri 60 mila euro così suddivisi: «10 mila per indennizzo danni; 20 mila per monitoraggio e controllo degli orsi problematici e acquisto di sistemi di dissuasione e di protezione per le riserve regionali; 10 mila euro per acquisto di sistemi di dissuasione e di protezione per le associazioni Ong ambientaliste impegnate sul tema; 20 mila euro per attività di gestione del PATOM». Pazzesco! La pur misera somma andava caso mai così suddivisa, se si volesse veramente salvare l’Orso marsicano: 20 mila euro per indennizzare i danni, 30 mila euro per la campagna alimentare a favore dell’orso nel territorio del Parco e solo (e forse è anche troppo) 10 mila euro per tutto il resto. Invece, si è preferito dare soddisfazione alle richieste più vicine alla Politica che non alla Natura. E si vorrebbe in questo modo salvare l’Orso marsicano, magari scrivendo e diffondendo Rapporti buonisti e positivisti: ovvero, nascondendo la realtà all’opinione pubblica?

In Trentino, sta facendo notizia la necessità di eliminare dalla circolazione un lupo ritenuto “rognoso”; e nessuno che abbia il coraggio di dire che quel lupo NON E’ un Lupo della sottospecie italiana, e neanche di quella centro europea. Per non dire di tutti gli altri casi di questi strani lupi “alpini” della cui origine nessuno vuole discutere, avendo sposato la tesi ufficiale (?) e non negoziabile di un “ritorno naturale” dagli Appennini. Facendo passare per negazionisti quelli che la pensano contrariamente; mentre negazionisti sono loro. I nuovi ambiental-animalisti che alla difesa della NATURA VERA preferiscono quella degli animali tout court!

Murialdo, 18 Dicembre 2017           

                                         
 
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness 

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5 commenti finora...

Re: Lo strano ambientalismo degli italiani di oggi

i social, se usati bene, sollecitando i tanti utenti caciatori che hanno complessivamente milioni di followers, potrebbero essere dirimenti. occorre una strategia condivisa e diffusa fra le aavv e le centrali economiche e commerciali della caccia (e del tiro, e della pesca e di tutto quel mondo ad essi collaterale), affinchè non ci si disperda in mille rivoli contraddittroi. Basterebbero due o tre comunicati alla settimana (univoci) lanciati come si deve. argomenti? niente diatribe inconcludenti, niente proteste sensa senso. solo valori positivi da condividere, semmai attacchi alle centrali di produzione dei problemi ecologici e ambientali. ovvero:anche individuare un nemico su cui convogliare le attenzioni critiche può servire alla causa, ma nel contempo bisognerebbe focalizzare sugli aspetti positivi prodotti dalla caccia e dalle attività volontaristiche dei cacciatori. poi, oggi, per il problema dell'esubero degli ungulati (ma non solo) concentrarsi sulla valorizzazione dell'utilizzo della carne di selvaggina è un altro punto a favore da gestire con un coordinamento più oculato. le TV? presto saranno superate dal web, per cui un analogo utilizzo di youtube, per esempio, potrebbe far scaturire analoghi risultati. la grande stampa? quella che ci è ostile si palleggia e si rilancia grazie alla concentrazioni societarie. Repubblica, Espresso in capo a De Benedetti; Corriere, La7 (più l'ascaro Travaglio e i grillini) in capo a Urbano Cairo, Mediaset (con Striscia la notizia) e il Giornale in capo alla Brambilla. Ma sono sempre più in crisi di ascolti. Punterei sui giornali di provincia, in cronaca. Ma sempre con argomenti positivi. In parallelo, bisognerebbe formare i dirigenti locali all'uso degli strumenti informatici e alla gestione coordinata e pilotata della comunicazione.

da roberto m.  22/12/2017

Re: Lo strano ambientalismo degli italiani di oggi

"Le AA VV spendano in pubblicazioni.... le AA VV paghino per partecipare ai talk show". Indubbiamente, ma sig. Michel, non bisogna aspettare che gli altri facciano. Bisogna agire in prima persona se si vuole il cambiamento e tanti singoli messi insieme diventano una moltitudine che può cambiare le cose! Noi dell'AIW seguendo l'esempio statunitense non aspettiamo finanziamenti, che sono comunque ben accetti, ma puntiamo soprattutto sui singoli soci di sostenerci, per diffondere le nostre idee! Così facendo non dobbiamo essere grati al politico di turno e possiamo permetterci di essere coerenti e portare avanti le nostre idee senza compromessi. Se l'AIW esiste lo si deve a quelli che la pensano come noi, a chi ci aiuta in prima persona diventando nostro socio. Come ho sempre sostenuto: coi granelli di sabbia si fa una montagna!

da giancarlo d'aniello  21/12/2017

Re: Lo strano ambientalismo degli italiani di oggi

Egregio Presidente,
probabilmente l'associazione che Lei rappresenta purtroppo non ha voce in capitolo scontrandosi con le associazioni ambientaliste che di ambientalismo hanno ben poco, ma ritengo che le associazioni venatorie e talune di queste sono da considerarsi anche storiche e spesso in passato e non so' ora se finanziate anche dal Coni possono destinare parte degli utili annui ad una propaganda diversa e non solo sul Diana del mese di riferimento. Queste sono comunque opinioni personali da semplice appassionato.

da michel  21/12/2017

Re: Lo strano ambientalismo degli italiani di oggi

Sig. Michel, non è che noi dell'AIW vogliamo scrivere solo sulle riviste venatorie. Lei capovolge la realtà distorcendo i fatti. Mi spiego meglio: i nostri comunicati vengono inviati a centinaia di siti e testate giornalistiche (non solo quelli venatori, come lei afferma), compresi quotidiani di ampia diffusione nazionale. Se poi le "parole sante" rimangono solo "sui siti di caccia" che colpa ne ha l'AIW???? CHE COLPA NE HA L'AIW SE, PER ESEMPIO, LA STAMPA O LA REPUBBLICA O IL GIORNALE NON PUBBLICANO I NOSTRI COMUNICATI (che pure vengono regolarmente inviati a questi giornali) E PREFERISCONO CURARE BLOG ANIMALISTI TIPO "LA ZAMPA.IT? Diciamo le cose come stanno: la nostra posizione ambientalista è scomoda e si scontra con l'animalismo tanto caro ad una certa parte politica. Noi siamo convinti che la maggioranza silenziosa di questo Paese la pensa come noi. Purtroppo se quelli che la pensano come noi (vedi il mondo venatorio, piscatorio ecc) non ci sostiengono (facendosi nostri soci, ad esempio) come vuole che noi si cresca??? Quando le nostre idee cozzano con quelle delle altre associazioni ambientaliste, noi contiamo poco, per non dire nulla, come possiamo rappresentare l'ambientalismo italiamo se abbiamo solo 5.000 iscritti a fronte di 100.000 iscritti di un wwf o di una Legambiente??? . Ricordo il mio professore di diritto internazionale che diceva: puoi essere il più bravo ambasciatore della Terra ma se sei l'ambasciatore della Repubblica di San Mariino, vali per quel che conta la Repubblica di San Marino! La domanda che rivolgo a lei e ai tanti che condividono le nostre idee è sempre la stessa: volete che queste idee si affermino? Allora fateci crescere numericamente iscrivendovi 'AIW!

da Giancarlo D'Aniello Presidente dell'Associazione  20/12/2017

Re: Lo strano ambientalismo degli italiani di oggi

parole sante, ma fino a quando rimarranno sui siti di caccia, sulle riviste di caccia, dette nei programmi televisivi dedicati alla caccia possiamo ritenerci in via di estinzione. Noi saremo sempre più orchi di un tempo passato mentre i nuovi animalisti sono e saranno i paladini della natura. Le Associazioni spendano in pubblicazioni su testate giornalistiche a larga diffusione nazionale, chiedano e paghino per partecipare nei talk show, sensibilizzino il mondo esterno che non ci conosce, ma non scrivendo su Diana che compriamo solo noi. Chi si loda si imbroda.

da MICHEL  19/12/2017
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