Allenarsi ed allenare il proprio ausiliare anche quando l'arma resta a casa è fondamentale per essere entrambi in forma - fisica e mentale - alla riapertura delle "ostilità".
Gennaio è finito e il fucile giace al suo posto, pulito e ben oliato, in attesa di settembre che verrà. Ma l'essere cacciatori, in special modo cacciatori cinofili, si basa su di un presupposto fondamentale: il calendario venatorio non è quello approvato dalle varie giunte regionali! Questo concetto è ancor più valido alla voce "allenamento e addestramento cani", leggendo la quale si pretenderebbe che un cinofilo addestri e alleni i propri ausiliari nel giro di 15 giorni, per di più a cavallo tra agosto e settembre, quando le ore disponibili - stante il forte caldo - sono molto poche.
No, cari amici. Proprio non ci siamo. Inventatevi qualsiasi cosa: fate i corsi per i censimenti sulle beccacce, quelli estivi in alta montagna per le coturnici, acquistate tesserini per le zone addestramento cani in media e alta collina, andate di straforo dove volete voi: l'importante è che non vi fermiate mai. C'è il ripasso delle beccacce dietro l'angolo, poi quello delle quaglie fino a tutto maggio. Pochi giorni più tardi, inizio giugno, si cominciano a trovare starnotti di tre mesi da liberare: fatelo in montagna, governate questi animali e dopo qualche giorno insidiateli con il vostro cucciolone. Insomma, inventatevi quel che volete, ma non tenete i cani in box da febbraio a ferragosto. Prima di tutto è una violenza psicologica abominevole; in second'ordine toglie concentrazione al vostro cane; terzo, toglie forma fisica a uomo e ausiliare.
Che poi, detto tra noi, chi è vero cinofilo non è che riesce a starsene fermo otto mesi (!!!) in casa o al lavoro senza mai evadere nella natura... Ovviamente con i propri cani. Chiaro che non si potrà uscire tre volte alla settimana, a meno che non si sia cinofili di professione; ma quella è un'altra storia. Tuttavia, anche cinque o sei uscite al mese - se si dispone di uno o due cani da caccia, non di più - possono bastare a mantenere in allenamento fisico e mentale quadrupedi e bipede, che in questo modo traggono il giusto beneficio dall'attività e consolidano, fatto non di poco conto, il loro legame psicologico-affettivo che rende unico il rapporto con il proprio cane.
E' bene ricordarsi sempre che il cane, a differenza del fucile, è un essere senziente, che non si può rimettere nell'armadietto in attesa di settembre ma che necessita di continue attenzioni sotto ogni profilo. Per contro, ovviamente, saprà ripagare il suo padrone con tutto l'affetto del mondo e prestazioni generose sui terreni di caccia.
Il discorso sulla costanza di uscite è valido anche per l'addestramento da cortile: ripetere di quando in quando il "terra", il "seduto" e - perché no? - il "porta" aiuta a mantenere agile il cervello del cane e a rinsaldare il concetto generale di obbedienza, che si rivela insostituibile in numerose situazioni di tutti i giorni, non soltanto in ambito venatorio.
Insomma, il cane da caccia deve andare a caccia a prescindere dal calendario venatorio degli uomini: costringerlo a starsene fermo ne sopprime l'istinto e la natura stessa. L'unica restrizione alle uscite la si deve porre esclusivamente in relazione al periodo riproduttivo delle varie specie selvatiche che si vanno a disturbare: il resto, lo scrivo senza alcuna arroganza nei confronti della legge, è burocrazia buona solo per gli esseri umani. Perciò, ci si armi di un po' di volontà e voglia di camminare anche senza il fucile, che in fondo è un pezzo di legno e acciaio del tutto trascurabile per chi ama davvero il cane da caccia. La contropartita tecnica, a fronte di questa attività, sarà inestimabile: l'uomo si manterrà attivo e allenato, mentre il cane resterà su di un livello di concentrazione massimo per l'intera annata, pronto per l'inizio della stagione a settembre. E direi che non è poco.