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mar6 06/03/2018 10.15
Sono stato a caccia in Ungheria tante di quelle volte da averne perso il conto! Ho fatto forse venti, trenta viaggi, davvero non lo ricordo più con precisione, perché in tanti anni ho avuto la fortuna di cacciare sia nella pianura sia nei boschi ungheresi a caprioli, cervi, daini, mufloni e addirittura conigli selvatici in moltissime occasioni. Ma è stata l’ultima avventura quella che è riuscita ancora a sorprendermi e a riservarmi delle inaspettate emozioni, perché sono finalmente riuscito a vedere con i miei occhi come i cacciatori locali controllano i selvatici predatori con le trappole.
Da alcuni anni a questa parte, come chiude la caccia in Italia, io e il mio carissimo amico Mauro abbiamo preso la buona abitudine di recarci in Ungheria per cacciare le femmine e i calvi di caprioli in selezione. E, come ho già sostenuto in molte altre occasioni, tutte le mie avventure in terra magiara sono sempre legate al nome di Làszlò Keresztes, una figura mitica nell’ambiente della caccia ungherese, che ha dedicato alla caccia tutta la vita. Làszlò è uno dei pochi imprenditori venatori ancora in grado di organizzare battute confezionate su misura per ogni cacciatore e per ogni tasca, con serietà e professionalità. Così, come gli confermammo la nostra intenzione di fargli visita, lui fu subito entusiasta e felicissimo di prepararci la solita, calorosa accoglienza, ma con un pizzico di rammarico ci comunicò anche che, essendo prossima la fine della stagione venatoria anche da loro, non avevano più molti capi a disposizione e che avremmo dovuto “racimolare” i pochi rimasti cacciando in più riserve.
Roma–Budapest dista poco più di un’ora d’aereo, ma raggiungerla in macchina è molto più comodo, pratico e soprattutto più bello, visti gli splendidi paesaggi che si attraversano, specialmente in inverno. Dedicarsi alla sana caccia di selezione a femmine, calvi (giovani e piccoli dell’anno) e magari anche a qualche abbattimento sanitario dall’alba al tramonto, può essere molto appassionante. Per raggiungere la fredda nazione Centroeuropea impiegammo meno del previsto, e grazie alla precisione millimetrica del nostro navigatore, raggiungemmo la bella e folcloristica cittadina di Hòdmezòvàsàrhely, dove Làszlò risiede, puntualissimi per l’ora di cena. Non ci crederete, ma uno dei motivi per cui ritorno sempre volentieri a trovare l’amico Làszlò è per la bontà della sua cucina e del gulash locale.
Ho già ampiamente trattato di carabine e di calibri idonei alla caccia al capriolo, ma praticarla nella meravigliosa e sterminata Puszta ungherese è davvero particolare, e la tecnica di caccia predominante è la cerca con il fuoristrada. Non sto qui a criticare o a elogiare questa forma di caccia, ma visto che ormai è la più praticata in terra magiara, sarebbe da ipocriti non annoverarla come tale. Gli accompagnatori ungheresi, che di caccia a palla se n’intendono parecchio, sostengono che quando si cacciano i maschi da trofeo bisogna valutare bene il capo prima di sparare, ma quando si pratica la caccia di selezione e/o quella di contenimento dei branchi (in Ungheria ne ho visti composti da cento e più capi!) bisogna essere veloci ed estremamente precisi. I guardiacaccia magiari sono propensi a farvi sparare addirittura dall’interno dell’abitacolo del fuoristrada e di farvi usare come appoggio il vetro del finestrino, lo specchietto retrovisore e a volte anche il cofano della macchina, ma avete mai provato a tirare ad un capriolo da duecentocinquanta metri di distanza in quel modo? Dobbiamo ammettere che non è proprio il massimo. Se vogliamo trovare un giusto compromesso tra velocità di tiro e precisione, le alternative sono poche e sempre da effettuare con l’ausilio di un buon bipede tattico. Quando la conformità del terreno lo consente e se il selvatico oggetto delle nostre attenzioni ci concederà il tempo di uscire dall’autovettura, potremo sparare sdraiati in terra, ma se talora non fosse possibile, si deve ricorrere al provvidenziale cofano della vettura.
Detto ciò, a Mauro avevo fatto acquistare una bella carabina Browning A-Bolt in calibro 243 Winchester. Dopo avergli montato un vecchio ma pur sempre validissimo 6-18 x 50 P ed averla tarata con delle palle Nosler Ballistic Tip da 95 grani, gli ho montato anche un ottimo bipiede di tipo snodato. Per cacciare i calvi in inverno, ormai da diversi anni uso sempre la mia Remington 700 BDL Stainless Synthetic in materiale sintetico e acciaio inox calibro 270 Winchester con ottica 3,5–10 x 50 e palle Winchester Supreme Ballistic Silvertip da 130 grani.
Il mattino seguente, quando di buon ora partimmo dalla casa di Làszlò per raggiungere la zona di caccia, il termometro sul cruscotto dell’auto segnava -1°! Considerando il periodo (metà di febbraio) ci ritenemmo molto fortunati perché in quelle stesse zone avevamo cacciato anche a – 20°. Arrivati sul luogo dell’appuntamento e scambiati veloci i soliti convenevoli di rito, io salii sulla vecchia Lada Niva di Stefan, il mio accompagnatore storico, mentre Mauro si mise comodo nel Pick Up Toyota della sua Guida che, neanche a farlo apposta, si chiamava Làszlò anche lui. Salutai l’amico con un: “in Bocca” e partimmo per la caccia. Fu piacevole constatare con quanta facilità sa sempre muoversi la spartana vettura russa in quell’ambiente ostile, dove né fango ghiacciato né poca neve ci hanno mai impedito di proseguire la nostra paziente ricerca del capo giusto.
A differenza di quel che si crede, anche gli ungheresi hanno i nostri stessi problemi di fascette-marca capo e piani d’abbattimento. La caccia di selezione e di contenimento dei branchi non è una caccia facile neanche da loro, tutt’altro, perché i caprioli, già notoriamente molto schivi e diffidenti, dopo una lunga stagione di caccia corrono via al minimo segno di pericolo, si fanno prendere di mira per pochi attimi e lo fanno sempre da distanze superiori ai 180–200 metri. Ma Stefan ed io siamo dei professionisti, così, ben prima che il sole tramontasse, avevamo già completato il nostro piano di catture. Al rientro trovammo Mauro ad attenderci, ma tutt’altro che euforico! Ci raccontò che il suo accompagnatore aveva avuto dei problemi con l’auto e che la loro zona era talmente cosparsa di case e casolari, da rendere pericoloso ogni singolo tiro. A quel punto a Làszlò venne un colpo di genio: dato che io avevo già svolto il mio “lavoro” e terminate le “fascette” segnacapo, decise di mandare Mauro con il mio validissimo accompagnatore nella nostra zona, mentre noi saremmo andati invece con un suo amico a …. piazzare le trappole per il contenimento dei predatori! Fui molto felice della sua decisione perché quel genere di caccia non l’avevo mai fatta in vita mia, né in Ungheria né tanto meno in Italia! Così, il mattino seguente, Làszlò, io ed un suo amico di nome Roberto, che dall’aspetto e da come si muoveva mi diede subito una buona impressione, partimmo eccitati per raggiungere il luogo prefissato per il “trappolaggio”. Guidava Roberto e, come a volermi dimostrare una sorta di amicizia e di rispetto, lungo il tragitto mi concesse di abbattere anche alcuni caprioli che manifestavano problemi di dissenteria o di zoppia.
La prima tappa la facemmo all’interno di un fittissimo canneto dove l’abile guardiacaccia era certo che si trovassero molti sciacalli dorati, un vero flagello per la selvaggina stanziale ungherese! Delle due tagliole che aveva precedentemente armato, in una ci trovammo un .. cane morto! Dato che l’abitazione più vicina si trovava a chilometri di distanza, sia Roberto sia Làszlò furono felicissimi del risultato, perché anche i cani abbandonati divenuti randagi (come succede spesso anche per i gatti!) rientrano nel piano di controllo dei nocivi. Roberto, con professionalità, smaltì la carcassa sotterrandola, riposizionò la grossa tagliola a ganasce con un’esca di frattaglie fresche di capriolo e poi proseguimmo il giro. In due–tre ore controllammo una decina di trappole, che nell’80% dei casi avevano fatto il loro dovere. Durante il nostro girovagare a piedi Roberto portava sempre con se una vecchissima carabina calibro 22, ma non ci fu mai bisogno di finire nessuno dei selvatici catturati! Fatta eccezione per un caso, perché riuscimmo a catturare anche una faina viva in una trappola a gabbia di concezione davvero ingegnosa! Roberto ci raccontò che quel tipo di catture sono efficacissime per selvatici di media mole compresi i giovani cinghiali. Comunque, le prede d’elezione del cacciatore di predatori magiaro sono gli sciacalli dorati, le volpi, le martore e le faine, ma a volte abbiamo trovato anche poiane e falconi uccisi dalle letali ganasce. I grandi rapaci, protetti in molte zone d’Europa, in Ungheria sono talmente in soprannumero da essere mantenuti costantemente sotto controllo. Devo ammettere di non averci mai pensato davvero a fondo, sul perché ci fossero così tanti selvatici stanziali nella pianura ungherese. Sul perché, girando semplicemente per boschi e prati con le jeep, si vedono centinaia e centinaia di lepri e di fagiani, figuriamoci cercandoli con dei buoni cani. Quel giorno capii (meglio tardi che mai, vero?), che la mancanza di un controllo SERIO e COMPETENTE dei predatori è forse il vero problema della drastica diminuzione della selvaggina stanziale pregiata in Italia! Nel nostro bel Paese, siamo famosi proprio per far diventare difficili le cose semplici. I corvidi sono diventati i padroni della pianura, volpi, lupi e ibridi non hanno rivali nei boschi, lungo i fiumi e nelle zone paludose le nutrie hanno trasformato i terrapieni in colabrodi, ed aspettiamoci a breve che ci trasmettano anche qualche brutta malattia.
Si, è proprio vero che in Ungheria la caccia è una vera e propria forma d’ARTE e chi la pratica, in tutte le sue splendide tecniche, è un vero e proprio artista. Vedere con che devozione Làszlò e Roberto si dedicavano a quel... diciamo lavoro, dava dell’incredibile. Nell’arco dell’intera giornata mi sono fatto una buona cultura su tutte le tattiche adottate dagli ungheresi per combattere questi predatori e selvatici dannosi, compresi ratti e topi. Per questi ultimi usano i furetti, per i corvidi come gazze e cornacchie le gabbie Larsen e derivate, per volpi, sciacalli e cani inselvatichiti usano sia le tagliole sia gli appostamenti fissi con la carabina in carnai alimentati tutto l’anno. Per tutti gli altri selvatici minori come donnole, martore, faine e rapaci usano esclusivamente il trappolaggio. Durante tutte le nostre azioni, non è stai mai menzionato nessun tipo di veleno, ritenuto a ragione pericolosissimo per tutto l’ecosistema.
Per concludere vorrei ricordare, anzi fare un vero e proprio appello alle autorità competenti del nostro amatissimo Paese di prendere come esempio l’operato fatto da tutti i colleghi dell’Est Europa, se vogliamo mantenere un giusto equilibrio tra le specie presenti sul nostro territorio, in particolare quello tra le più nobili e le più aggressive e invasive. Sinceramente la vedo molto dura, comunque, si sa... la speranza è l’ultima a morire!
Marco Benecchi
Tags:16 commenti finora...
Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Racommandazione: www.cacciaarrabona.it da Gabriello
30/03/2020 17.38
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Concordo Marco, sono cose che vanno fatte punto e basta. da Alfredo 64
09/03/2018 22.12
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Alfredo, La caccia in GENERALE è in Italia come la gestione dei MIGRANTI
Si usa solo per far "incazzare" la gente... La si manipola a piacimento...
Io, peccato che non ho passione per la politica, Perché altrimenti farei come Crusciov, darei le scarpate sul tavolo del Parlamento!!!!
Ambedue le cose le gestirei diversamente
Come?
Gestendole seriamente e....COMPLETAMENTE IN SILENZIO
Senza rendere conto a NESSUNO, Applicando SOLO LE LEGGI ed evitando di fare pubblicità dannose e/o gratuite..
Vedi problema Orsi, Lupi, predatori etc...
Si dovrebbe intervenire SENZA DARE SCAPOLRE alle cose.. Come si fa in tutto il mondo...
Forse in pochissimi sanno che in certi Parchi dell'Africa i Ranger eseguono MASSICCI contenimenti di Elefanti... Solo che lo fanno senza avere le telecamere dietro.....
Ma te li immagini LICIA & C se avessero visto un CANE in una trappola oppure una faina e una poiana....?
Come minimo avremmo dovuto sorbirceli in prima serata per un mese intero...
Sono cose che devono essere fatte
PUNTO E BASTA...
Ancora devo trovare un "verde" che dica qualcosa riguardo ai mattatoi... Semplicemente perché non ce li fanno entrare. Saluti Marco
da Marco B x Alfredo
08/03/2018 21.06
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Il problema dei predatori che ci dimezzano la selvaggina in Italia, sappiamo tutti benissimo che è dovuto alle solite e stesse persone che vorrebbero anche impedirci di andare a caccia, problema che evidentemente in Ungheria non anno o gli stessi sono meno considerati rispetto a qui da noi dove gli si da potere e considerazione più del dovuto.
da Alfredo 64
08/03/2018 18.47
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Tranquillo
Fossero quelli i Nostri problemi... Saluti M da Marco B x Pietro
07/03/2018 17.02
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Ho confuso scusami ho frainteso i cosciali con gli stivali a coscia! da Pietro
07/03/2018 14.40
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Ho confuso scusami ho frainteso i cosciali con gli stivali a coscia! da Pietro
07/03/2018 14.39
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Caro Pietro... A parte gli scherzi ti avevo capito, ma ho voluto essere provocatorio per animare il discorso
Come ti ha BEN RISPOSTO IL COLLEGA GRILLO Che evidentemente se ne intende...
Tra cosciali e stivali a coscia c'è una bella differenza
Io credo di essere NATO con i cosciali alle gambe.....
Non ne ho MAI avuto di vitellino, capretto, cinghiale, perché non ho mai fatto il bracchiere al 100% ma sia d'estate per la guazza sia d'inverno per Rovi fango e pioggia, è raro che pratichi la caccia VAGANTE senza proteggermi cosce e inguine
Una volta in montagna a camosci, per stare sdraiato due - tre ore nella neve, mi venne una prostatite da paura!!!
Ecco allora, che anche quando pratico la caccia alla CERCA (anche alla cerca per essere precisi!) in Ungheria, indosso sempre i cosciali, che ti proteggono dalle spine delle onnipresenti ACACIE, dal fango, dalla neve, dalla pioggia e da tanto altro ancora....
Provali..
Saluti M
da Marco B x Pietro
07/03/2018 14.10
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Tra cosciali e stivali a coscia c'è una bella differenza, forse anche in veneto........ da grillo parlante
07/03/2018 11.56
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Marco la caccia in "laguna" in veneto è la caccia agli uccelli acquatici dove noi usiamo gli stivali a coscia per andare in botte o in riva al mare . da Pietro
07/03/2018 11.47
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Perdona la mia ottusità Pietro, Ma il tuo intervento non l'ho proprio capito...
andare a caprioli equipaggiati da caccia in laguna!
Se è riferito a me...
Io quasi non so cosa sia la Laguna........
Saluti Marco da Marco B x Pietro
07/03/2018 11.26
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! alquanto ridicola ( nel senso buono perché ognuno fa quello che gli pare..a caccia) andare a caprioli equipaggiati da caccia in laguna! Ma i gusti sono gusti. da Pietro
07/03/2018 8.18
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Dimenticavo... Ratz se guardi BENE la Prima foto, Quella che mi ritrae vedrai una cosa alquanto insolita. Anzi, credo UNICA, Vedere un cacciatore di caprioli in Ungheria che porta i COSCIALI guardiamacchia, Perché come già detto, pratico MOLTA cerca a PIEDI e sparo MOLTO stando sdraiato in terra.. Lo so, fa freddo e mi bagno, ma preferisco così.. MB da Marco B x Ratz
07/03/2018 7.02
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! Ho detto e CONFERMO che non faccio mai padelle quando "gioco in casa"! Quando pratico la caccia di Selezione in Italia ai MIEI capi assegnati... Cosa che credo sia IMPOSSIBILE sbagliare per tutti, non solo per me.. In Ungheria, nella Pustza ne ho fatte anche io di padelline!
Non molte, ma si fanno...
Ricordo che il binomio arma - ottiva vale poco... Meglio il TRINOMIO arma - ottica - munizione Io metterei anche ATTACCHI e ottima taratura ed anche buon appoggio... L'arma nella foto non è mia, E' dell'amico Mauro. Io in Ungheria uso sempre la Remington BIANCA 270 Saluti Marco
Durante l'ultima spedizione in Ungheria, quella dell'articolo.. A fine STAGIONE con i capi MOLTO disturbati, non ho sparato molto bene.. Ho fatto 26 capi con 27 colpi. Tutto ovviamente documentabile (chiama Laszlo!). Come vedi "padello anche io!" Ariciao Marco da Marco B x Ratz
07/03/2018 6.59
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! la seconda foto in quest'articolo è molto chiarificatrice di quale sia la tua visione dello stato dell'arte della caccia. COMPLIMENTI!!! ora capisco perchè non fai mai padelle!!! P.S. mi raccomando usa il giusto binomio arma/ottica che non sia mai che ti va via ferito! da Ratz
07/03/2018 4.46
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Re: Ungheria. Dove la Caccia è un'arte! gran bel paese l'Ungheria per la caccia! quello che hai scritto è bellissimo. Grazie da Paolo
06/03/2018 14.28
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