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mar20 20/03/2018 11.09
Nella vita, si sa, spesso accadono delle cose che hanno dell’incredibile. A volte ci troviamo a vivere delle situazione che in seguito potremmo addirittura aver vergogna a raccontare per paura di non essere creduti o, peggio ancora, di essere spacciati per dei racconta storie, per delle persone fantasiose o poco serie. Sono cose che accadono nella vita normale, nel quotidiano di tutti i giorni, ma anche a caccia non è raro vivere delle avventure quasi: “ai confini della realtà”. Mio nonno amava ripetermi che se io fossi stato a casa nel letto a dormire, non avrei dovuto preoccuparmi di niente, ma se invece fossi andato per mare e per boschi, di storie ne avrei potute raccontare tante. Quali sono i fatti eccezionali che, raccontandoli, devono essere conditi con molti “te lo garantisco" o "te lo giuro”? Secondo me sono quelli che stenti a credere tu stesso di averli vissuti, come ad esempio accadde un bel giorno mentre stavo rientrando da una magrissima uscita a fagiani.
Dalla macchina vidi un bel maschio tutto colorato a bordo macchia fuori dal divieto. “Per la miseria” gridai ad alta voce. “E chi ti manda?”. Parcheggiai veloce in un piccolo slargo, indossai la ventriera, presi dal fodero il Benelli M1 e poi feci scendere dal cofano della macchina solo “Wonder dog”, la mia vecchia, insuperabile, infallibile setterina di nome Kira. Ero talmente vicino al divieto e alla strada provinciale, che tre cani avrei avuto difficoltà a gestirli a dovere. Feci un largo giro per avvicinarmi al punto esatto dove avevo visto il gallo girovagare impettito e la cagna avvertì subito la piacevole usta. Kira era una professionista davvero molto brava, così agganciò subito la traccia giusta e parti decisa esibendosi in una guidata spettacolare.
Purtroppo però la caccia prese subito una brutta piega, perché il vecchio fagianaccio, avvertito il pericolo, partì spedito verso il divieto dove in pochi minuti sarebbe stato in salvo. Indubbiamente era un selvatico vero e scaltro, ma quel giorno non aveva fatto i conti con un ammasso di bravura, agilità e pelo bianco-nero che quel gioco lo conosceva già, avendolo fatto un’infinità di volte. Oltretutto Kira conosceva discretamente bene anche la zona e ben sapeva che se non fosse riuscita a fermare subito il fagiano e a farlo involare nella direzione giusta, non avrebbe avuto la soddisfazione di abboccarlo. Infatti, quando mancavano meno di trenta–quaranta metri dal confine tabellato, la setter ruppe gli indugi e con una velocissima manovra ad “U” bloccò lo scaltro pedinatore, obbligandolo a involarsi. Purtroppo, quando il chiassoso fagiano spiccò il volo era completamente coperto dalla vegetazione, ma udii distintamente il suo bel cantare e il fragoroso battito d’ali. Sapevo che poteva andare così, e non me la presi neanche tanto, ma dato che il Benelli avrei dovuto scaricarlo comunque, sparai tre colpi velocissimi nella direzione presa dal furbissimo uccello.
Un po’ rammaricato da quello scatto d’ira, raccolsi i bossoli sparati e mi avviai verso la macchina parcheggiata poco distante. Una volta che l’ebbi raggiunta, mi tolsi la cartucciera, misi il semiauto nel fodero poi fischiai per richiamare la cagna, ancora soddisfattissimo del suo splendido lavoro. Fu solo quando andai ad aprire il cofano per farla salire, che vidi Kira che stava rientrando, ubbidiente come sempre, con un fagotto di penne variopinte in bocca! Se vi dicessi che in quel momento mi scese quasi una lacrimuccia ci credereste? Ora ditemi voi se è possibile raccontare un fatto simile ad una cena con gli amici? Come minimo ti tirerebbero contro una montagna di pezzi di pane intimandoti di spararla meno grossa.
Ma il meglio deve ancora venire, e qui corro davvero il rischio di essere spacciato per il più grande “racconta frottole” del mondo. Ho dovuto farmi coraggio per scrivere questo racconto, ed ora che quel coraggio l’ho trovato, vi racconterò cosa accadde una soleggiata mattina di agosto. Ma con una premessa, che dobbiamo considerare questa storia irreale, come frutto della mia fantasia e quindi che non è vera, ma che “sarebbe potuta accadere”.
Tra tutte le tecniche di caccia che ho praticato in quasi mezzo secolo di attività venatoria, una delle mie preferite è quella che svolgo a “caccia chiusa” e quindi disarmato, nel periodo estivo che precede l’apertura, quando metto a dura prova la qualità dei miei scarponi camminando per ore ed ore nei pattumi, nelle tagliate, lungo i sentieri polverosi e nelle colture annaffiate per cercare una o magari più covate di fagiani dove poter fare l’apertura!
Nei territori che normalmente frequentavo a quel tempo c’era poca roba in giro, ma ero comunque deciso a battere una zona che in passato era stata davvero molto ricca di fagiani e di lepri, anche se la massiccia presenza di caprioli e di cinghiali creava sempre un certo disturbo ai miei setter inglesi. Arrivato sul posto che era ancora notte, come cominciò ad albeggiare notai subito con piacere che l’habitat era sempre meraviglioso. Pensai che se fossi stato un fagiano avrei voluto vivere proprio in un posto come quello. Drago, Kira e Luna erano sovralimentati con il turbo, se gli stavi dietro ti toglievano il fiato, erano in ottima forma fisica e vederli cacciare era un piacere per gli occhi e per il cuore. Dopo neanche un quarto d’ora che giravamo, Luna s’inchiodò in velocità e dalla stoppia frullarono una fagiana e due pollastroni. Mica male come inizio! Lungo un largo fosso alzai un bel maschio, in una spalla di falasco ne frullai un altro paio ed infine scucciai anche una lepre. Non era certo il massimo, ma poteva quasi bastare.
Faceva un caldo terribile e quando controllai l’ora, vidi che non erano neanche le nove del mattino. I cani avevano delle lingue che gli toccavano quasi terra, così m’imposi di cacciare un altro quarto d’ora e poi di tornarmene a casa e di sfruttare il resto della mattinata per farmi un bel bagno al mare, che da dove abito dista poco più di un centinaio di metri. Ero appoggiato al mio Alpenstock, al bastone lungo che porto sempre con me quando vado in campagna e per boschi, coi cani o senza, per riprendere fiato quando udii il primo abbaio. Era Drago che ringhiava dentro un fosso, subito spalleggiato dalle due femmine. Ma che cavolo stava accadendo? Un sospetto l’ebbi subito, cosi corsi (si fa per dire..) verso i cani, per cercare d’impedire che accadesse com’era accaduto una decina di giorni prima, in un contesto simile, con Kira, che s’era beccata una zannata in una coscia. Quando giunsi in prossimità di dove provenivano i latrati capii che la situazione era meno drammatica del previsto, perché i cani erano dentro un fosso e non nel fitto della macchia.
Avete presente quelle depressioni che si formano quando in inverno l’acqua piovana scorrendo crea dei crepacci? Ecco, i miei cani abbaiavano verso un roveto colmo di bellissime more, cresciuto nel greto di un piccolo ruscello asciutto. Il cespuglio era talmente piccolo che mi venne voglia di vedere cosa potesse esserci rannicchiato là dentro. Ero quasi sicuro che fosse un istrice o una volpe, quando invece notai dei riflessi argentei. Non ci misi molto a capire che sdraiato in quel crepaccio c’era un grosso cinghiale. Era immobile come un sasso ed io l’avevo a pochissimi metri da me. Sorridendo pensai che fenomeni simili accadono solo quando sei disarmato, poi mi corressi perché io non ero del tutto disarmato, avevo dietro il bastone e l’immancabile “pattada”, ambedue inadatti per insidiare un cinghiali, ma……. magari unendoli insieme, forse sarei riuscito ad improvvisare una rudimentale lancia. Purtroppo, non avendo nessuna corda con me, l’idea rischiò di abortire, ma quel giorno dovevo essere in vena di genialità perché intuii che la soluzione l’avevo a portata di mano, anzi a portati di piedi! Velocissimo tolsi i lacci ad uno dei miei scarponi e con essi legai saldamente il coltello al bastone.
Dopo aver verificato la robustezza dell’insieme, mi avvicinai di nuovo verso la piccola depressione nel terreno e costatai con piacere che la grossa sagoma grigio-argento era sempre là. A quel punto non persi tempo e fattomi coraggio, imbracciai la lancia e la tirai deciso verso il bersaglio grosso da non più di due metri di distanza. Subito dopo accadde il finimondo. Il roveto letteralmente esplose e da esso ne uscì un grosso cinghiale che stimai tra gli ottanta e i cento chili, con la mia rudimentale lancia infilzata nel fianco. Perdonate il cinismo, ma il primo pensiero che mi venne per la mente, fu che avrei perso bastone e coltello! Fortunatamente li ritrovai poche decine più avanti tutti imbrattati di sangue lungo il tragitto che il cinghiale aveva preso per raggiungere in fretta il fitto del bosco “quasi illeso”!
Lo so, quel giorno feci una grossa stupidaggine, perché agii d’impulso senza pensarci, ma cosa volete: nessuno è perfetto. Davvero non ero riuscito a trattenermi, mi sentivo come impossessato da un istinto primordiale. Per poche decine di minuti ero ritornato bambino come quando da ragazzo inseguivo i gatti con un rudimentale arco costruito con le stecche di bambu di un vecchio ombrellone da spiaggia! Ora ditemi voi, si può credere ad un racconto simile? Io dico di no, perché stento a crederlo anch’io! Questa che vi ho raccontato è davvero un’avventura “Ai confini della realtà”, ma che potrebbe accadere davvero a chi trascorre moltissimo del suo tempo libero per monti e boschi. E sono convinto che ognuno di voi ha diversi episodi incredibili da raccontare, magari non comici come questo, ma comunque insoliti e interessanti. Un caro saluto a tutti.
Marco Benecchi
Tags:11 commenti finora...
Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” UN CALOROSISSIMO AUGURIO DI BUONA PASQUA A VOI E ALLE VOSTRE MERAVIGLIOSE FAMIGLIE
Compresi anche i canni, ovviamente. Un abbraccio Marco da MARCO BENECCHI X TUTTI GLI AMICI
31/03/2018 18.14
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Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” Se avessi avuto dietro lo Jagd sarebbe stata tutta un'altra musica
Ma forse è stato meglio così. Chissà, forse me lo avrebbe ammazzato!!! da Marco B x Little
30/03/2018 17.08
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Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” A parte che era una Lancia e non una Daga che è un pugnale a lama lunga e larga a doppio filo... Certo che no che non l'ho ritrovato... Per due motivi Primo perché non avevo né la forza né la voglia di andare a cercarlo... Secondo perché era AGOSTO (caccia super chiusa!) e in cinghiale era rientrato nel divieto... Ripeto... Feci una cavolata, ma non seppi resistere
M
da Marco B x Little
30/03/2018 17.07
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Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” Una domanda per MB..alla fine il cinghiale preso con la daga fai da te l hai ritrovato? da Little John
30/03/2018 13.01
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Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” Allora MOLTO meglio un 7 mm RM... tranquillo. Per quanto riguarda l'express allora 8 x 57 JRS oppure 30 R Blaser... Ottimi dal capriolo all'alce. Un caro saluto Marco da Marco B x Filippo
27/03/2018 21.08
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Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” vERO!! Il 30-06 non sarebbe in effetti idealissimo, meglio sicuramente un 270 win o un 270wsm per caprioli e camosci. Ma un 30-06/308w potrei usarlo anche in altre sedi, essendo più all around senza incrementare dimensioni e pesi. Circa l'express non posso farci nulla, de gustibus...per gli stessi "bersagli". Sarebbe semmai meglio un 6,5 (x 57/65/R) ma c'è il rischio di non poterlo impiegare per altre eventuali cacce dove il minimo magari è il 7 mm, anche all'estero. Temo di non poter vantare delle opportunità venatorie come le tue e quindi disporre di una unica arma per ogni singola caccia mi pare eccessivo, al presente. Grazie dell'attenzione. FB da FILIPPO60
27/03/2018 13.40
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Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” Caro Filippo, c'è qualcosa che dovresti chiararmi BENE, In modo da poterti rispondere meglio.. Tu dici: Caccia in Montagna" Bolt Action in calibro 30.06?
Per la montagna scegliere qualcosa di più.... Radente! Poi: PER CACCIARE COSA?
Poi non dirmi che il tuo amico vorrebbe utilizzare l'express in montagna? Comunque conosco chi l ha fatto abbattendoci anche dei camosci.. In calibro 7 x 65 R....
Gli express sono validi in entrambe le configurazioni.. La doppietta ha senza dubbio più fascino, mentre il sovrapposto è forse più robusto e sicuramente più preciso, specialmente con l'aumentare delle distanze di tiro... Per il calibro.. SIAMO SEMPRE ALLE SOLITE:
Per farci COSA???????
Fammi sapere Saluti M da Marco B x Filippo
26/03/2018 20.23
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Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” Buondì Marco. Leggo sempre con piacere le tue (beato te) numerose avventure di caccia. Io ed altri del mio gruppetto stiamo pensando di allargare i ns orizzonti venatori e di conseguenza armieri. Caccia in montagna nello specifico: io propenderei per un ba in 30-06 (che tu mi dici, se non ricordo male, essere più adatto al ba di un 308w). Un mio amico stravede per un express: in che calibri lo consiglieresti e consiglieresti nel caso un parallelo o un sovrapposto? Ritieni accettabile la mia scelta (ba in 30-06 usato ma ottica nuova di pallino!)? Ringrazio sentitamente per la pazienza e come sempre grazie x le tue chiare delucidazioni da FILIPPO 60
26/03/2018 13.19
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Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” No, credo proprio di no. Se cambio idea ti faccio sapere. IBAL da bansberia
23/03/2018 7.22
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Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” Diciamo che mi sono dovuto far coraggio....
Quello del cinghiale è un episodio che, fino a pochissimo tempo fa, avevo raccontato ad una ristrettissima schiera di persone.. Anche mi padre, che tu conosci bene, Appena gli raccontai cosa mi era accaduto storse un po' il naso.. Credendo che scherzassi Poi quando vide il coltello e il bastone ancora imbrattati di sangue....
Un caro abbraccio Marco
NB ci sei a RIVA del Garda? da Marco B x Bansberia
22/03/2018 8.49
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Re: AI CONFINI DELLA REALTA’ “Quando le Avventure di caccia sfiorano l’inverosimile!” Bel racconto! Quanto tempo hai per trovare il coraggio di raccontarlo? Trent'anni o più? Weidmannsheil! da bansberia
22/03/2018 7.26
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