Il percorso di preparazione durante le due settimane in cui è consentito condurre gli ausiliari sul terreno libero.
Dunque finalmente ci siamo: il periodo di allenamento e addestramento dei cani è cominciato. Abbiamo atteso con pazienza, dentro casa e con i cani nel box, i mesi di febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio e metà agosto per rispettare tutte le regole e risultare come sempre impeccabili; abbiamo sognato il ripasso delle beccacce e quello delle quaglie, senza muovere un dito per non infrangere la norma e non sporcare il nostro codice etico; bene, finalmente nessuno può impedirci di uscire con i cani per osservarne i progressi sul terreno.
Non starò qui ad annoiare i lettori con quelle che sono, a mio avviso, le migliori strategie da osservare per scoprire i posti più favorevoli in cui svolgere l'apertura della stagione. Per molti cacciatori le due settimane di allenamento consentite dalla legge servono principalmente a questo: trovare il luogo giusto in cui sciogliere la mattina del primo giorno di caccia della stagione. Ma la mia è una rubrica di cinofilia: dell'apertura ce ne interessa fino a un certo punto, o anche meno.
No, qui si ragiona del periodo di addestramento per quello che realmente è: un lasso di tempo estremamente limitato durante il quale, la legge pretende, si dovrebbe riuscire ad allenare sufficientemente i nostri cani in vista della stagione che sta iniziando. Ovviamente ciò è a malapena ipotizzabile nel caso in cui si disponga di un cane già adulto, conoscitore della selvaggina e soltanto un po' fuori forma: allora le due settimane consentite basteranno a rimetterlo in sesto, a fargli riprendere confidenza con i terreni e con i selvatici e, strada facendo, il cane acquisterà sempre maggiore concentrazione potendo contare su una migliore tenuta fisica.
Ma se i cani "da fare" sono molti e tutti giovani? E' chiaro che in questo caso la musica cambia. Posto che i tempi sono limitati, posto che le zone addestramento cani davvero valide sono poche e che quando la caccia è chiusa la maggior parte degli appassionati tira i remi in barca, se ci si dovesse malauguratamente trovare davanti la situazione di possedere due o tre soggetti giovani da addestrare durante quei 15 giorni di fine agosto, allora occorre avere nervi saldi, la giusta esperienza, scarponi buoni e una solida dose di fortuna.
Andando con ordine, i nervi saldi ci permetteranno di non perdere la calma e di stilare un percorso, una tabella di marcia atta a far intraprendere ai nostri cani un cammino di crescita, concentrato nel breve tempo a disposizione. Non è mai consigliabile lavorare sui cani con la fretta ma, alla bisogna, occorre sapersi adattare. Sarà dunque opportuno programmare almeno otto uscite nell'arco dei 15 giorni consentiti; otto uscite per ciascun cane, si intende. Durante queste uscite si potranno sciogliere i nostri ausiliari da soli o in coppia, a seconda dei progressi di ciascuno.
La giusta esperienza ci servirà per guidare i nostri passi verso i luoghi dove, con molta probabilità, potremo far incappare i nostri giovani eroi in una covata di quaglie. Sono quelle la prima elementare per ciascun cane da ferma. I nostri aspiranti cani da caccia le investiranno, le rincorreranno e alla fine le fermeranno, chi meglio e chi peggio. Dopo le prime tre o quattro uscite sulle quaglie, gli allievi avranno appreso l'arte di avvertirle da qualche metro di distanza, sapranno "chiuderle" come si deve per mettere il conduttore-cacciatore nelle condizioni migliori per fare fuoco. Se ciò non dovesse accadere, scartare. E a proposito di fuoco, dopo le prime tre o quattro rincorse a perdifiato dietro le quaglie che volano via, sarebbe bene provare ad applaudire forte i nostri allievi, che ancora non conoscono il colpo del fucile.
Battiamo un colpo d'applauso in aria mentre, per l'ennesima volta, il nostro giovane è concentrato a rincorrere la quaglia e osserviamo attentamente la sua reazione: la maggior parte dei cani proseguirà imperterrita come se nulla fosse, ma ci sarà anche chi alzerà appena un'orecchio nel continuare a rincorrere, chi si fermerà, chi devierà e chi, addirittura, tornerà ai nostri piedi. Ciò dipende dal grado di sensibilità di ciascun cane, che varia da un soggetto all'altro proprio come varia da una persona all'altra. Prima di prendere in mano la scacciacani e sparare qualche colpo dietro la quaglia che va via, è bene accertarsi che l'esercizio degli applausi sia stato pienamente assimilato da ciascun allievo. Per fare questo è opportuno fare associare gli applausi a qualcosa di molto piacevole, come la pappa o un premio particolare, sia sul terreno di caccia sia in casa o nel box.
Gli scarponi, poi, quelli serviranno eccome. Sia durante le prime uscite, sia in montagna quando cercheremo le starne per i nostri giovani allievi. Dopo essersi fatti le ossa sulle quaglie, ed avere magari appreso anche i rudimenti del consenso, gli ausiliari avranno bisogno di imparare che non sempre è tutto facile facile, non è detto che il loro conduttore parcheggi a poche centinaia di metri dai selvatici. Lunghe camminate in alta quota, spesso infruttuose o con pochi incontri, saranno allora fondamentali per saggiare il carattere, la mentalità di ciascuno dei nostri allievi, che risponderanno ognuno a modo suo alla diversa sollecitazione. Dai polpastrelli al fiato, dalla sete al senso del selvatico, la montagna metterà alla prova i nostri cani sotto tutti gli aspetti, consegnandoci prospetti per la prossima stagione oppure soggetti da regalare a chi la caccia la intende diversamente da noi. Ma gli scarponi, amici miei, si dovranno consumare durante la seconda settimana di addestramento. E di che tinta.
Infine, il fattore "c" senza il quale nulla è fattibile entro tempi così ristretti: la fortuna giocherà in questo caso un ruolo determinante, ponendoci prima possibile addosso a una covata di quaglie e poi sopra il branco di starne "giusto", quello cioè che non è eccessivamente infastidito e che si lascia fermare a distanze utili per un cucciolone. Senza i selvatici, ovviamente, non si può pretendere di formare cani adatti a reperirli.
Sta di fatto che, se tutti questi elementi saranno presenti nel vostro percorso, al termine dei 15 giorni di addestramento - la cosiddetta "prova dei cani" - avremo nel nostro box soggetti differenti da quelli che possedevamo due settimane prima: dressati, allenati, senza paura dello sparo, con attitudini al consenso più o meno sviluppate, consapevoli del lavoro da svolgere anche se ancora con pochissima esperienza. Saranno poi le stagioni venatorie a rendere il loro bagaglio ben più ricco e variegato. Ma, per il momento, sfruttando al meglio ciò che la legge consente saremo riusciti a mettere in mano ai cuccioloni tutte le carte in regola per fare bene.
Ultimo accorgimento: non conduciamo, il giorno dell'apertura, i nostri giovani ausiliari a caccia nelle zone frequentate da molte comitive. Elementi di distrazione, schiamazzi, improvvise scariche di fucileria senza che il cucciolone associ bene i rumori ai selvatici da abboccare e riportare, rovineranno in pochi minuti il lavoro di preparazione così faticosamente realizzato. Meglio, molto meglio, cercare una quaglia in montagna e vedersela lavorare a dovere, premiando l'opera del nostro amato cane con un abbattimento pulito coronato da un riporto impeccabile. Tra l'altro è caccia più vera, quando è così. A prescindere da quanto pesi il carniere a fine giornata.