Volentieri dedichiamo questo spazio a un'altra giovane cacciatrice, determinata e appassionatissima. E' Sara Chiarlone, l'ultima arrivata tra le Amiche di BigHunter, a raccontarci la sua vita nella caccia ed il suo impegno di tutti giorni per ridare dignità alla figura del cacciatore. Una spinta propositiva, fresca e vivace che speriamo possa spronare molti altri giovani a fare sempre meglio e a non perdersi d'animo di fronte alle difficoltà.
“La caccia è prima di tutto una grande passione che mi permette di trascorrere momenti indimenticabili a contatto con la natura vera, fatta di albe, tramonti ed incontri con la fauna selvatica”. Racconta così la sua vita da cacciatrice Sara Chiarlone, 31enne della provincia di Savona, dove pratica la selezione al capriolo, la caccia al cinghiale e, più di rado, la caccia con il cane da ferma. “E’ scritta nel mio Dna!!! - dice Sara- Sono nata e cresciuta in una famiglia di cacciatori ed uno dei miei primi giochi è stato un arco con le frecce, seguito da un fucile con il tappo di sughero…”.
Oltre che cacciatrice Sara è più che competente in materia, avendo anche conseguito una laurea specialistica in Scienze dei Sistemi Naturali. “La caccia può fare molto per la nostra terra! - sostiene -, i cacciatori frequentano i boschi, la montagna, le zone umide e molti altri tipi di ambiente durante tutto l’arco dell’anno. Lo fanno non solo allo scopo di cacciare, ma anche allo scopo di monitorare”. E' qui che sta la vera differenza rispetto ai sedicenti ambientalisti: “l’interesse del cacciatore – argomenta Sara - è che l’ambiente sia sempre in salute e che la fauna possa sempre abbondare”. Invece di intervenire solo poco prima che situazione precipiti, come fanno gli ecologisti della domenica, “noi cacciatori siamo attenti e profondi conoscitori delle varie dinamiche ambientali e offriamo gratuitamente la nostra disponibilità sul campo, in ogni periodo dell'anno, il che è utile anche per mantenere le persone legate al loro territorio e alle loro radici”.
La caccia funziona benissimo anche come aggregatore sociale, spiega Sara. “Unisce persone che condividono uno stesso interesse e mantiene vive molte tradizioni locali, permettendo ai giovani di stare a contatto con le persone più anziane, che possono così insegnare loro la topografia dei luoghi, i vari dialetti, e tramandare racconti legati al territorio che altrimenti andrebbero persi. Credo, quindi, che la caccia svolga anche un’importantissima funzione sociale, che fa passare quasi in secondo piano quella ricreativa. Inoltre questa pratica consente di tenere monitorata la fauna selvatica e con questa il suo habitat”.
Anche una così entusiasta cacciatrice non può negare che purtroppo i problemi ci sono e sono molteplici. A cominciare dalla battaglia mediatica contro l'immagine del cacciatore. “Il mondo della caccia è sotto il 'fuoco nemico' della maggior parte dei mezzi di comunicazione – sottolinea la giovane Sara -, che si schierano a favore di un ottuso ambientalismo anticaccia, che purtroppo sta sempre più prendendo piede nella nostra società. Questo perché la gente non sa più vivere a contatto con la natura e non ne capisce più le dinamiche, preferisce chiudere gli occhi di fronte a quello che succede tutti i giorni, continuando a mangiare derivati della carne pensando che le bistecche si raccolgano dagli alberi come le mele e che il latte nasca dal cartoccio, ignorando invece le reali condizioni degli animali allevati per produrre carne o latte e derivati. La caccia diviene così l'unico elemento da combattere ed i cacciatori dei “sadici pazzi” da eliminare a tutti i costi. Purtroppo noi, come categoria, non siamo in grado di fare fronte comune per far valere i nostri diritti ed il primo che sbaglia viene portato all’”onore” delle cronache come esempio emblematico negativo di quanto ormai la caccia sia diventata un’attività da abolire”.
Sara vede comuque positivo, ha fiducia verso il futuro e una grande stima della maggior parte dei “colleghi” cacciatori. “Trovo che tra di noi ci sia grande solidarietà, solidarietà che si trasforma anche in un grande impegno a favore dell’ambiente” dice. “Spero che in futuro si possa riuscire a fare qualcosa in proposito ed io nel mio piccolo mi sto impegnando, anche grazie all’associazione Wilderness della quale sono vicepresidente, per far si che la caccia si possa sdoganare da questa pessima etichetta tutta italiana (in molti altri paesi i cacciatori sono accettai e rispettati!)”. Per quanto riguarda la fauna selvatica della mia zona del Savonese, i problemi principali sono costituiti dai piccoli nocivi contro i quali non si riesce ad attuare una lotta efficace e dal Cinipide galligeno che ha provocato una drastica diminuzione dei frutti di castagna, incidendo principalmente sul numero dei cinghiali.