Dice un mio amico che trovare ancora qualcuno capace di impegnarsi in certe cose fa quasi tenerezza. E' vero. Particolarmente se si tratta di uno che ha più di sessant'anni di esperienza e che ha sentito ripetere le stesse cose fino alla noia. Si parla del pointer, ovviamente, e anche recentemente, su una rivista di grido, si legge che secondo il comune sentire i pointer sono cani che temono l'acqua e il freddo, non entrano nello sporco, non riportano, sono difficili da addestrare... e così via.
Ma cari miei, voglio dirvelo in tutta sincerità: quelle che molto garbatamente vengono chiamate amenità e facezie, sono le bischerate che hanno sentito tutti quelli che si sono occupati di cani e di caccia. E aggiungerei una considerazione facile: visto che le stupidaggini, con il tempo, diventano certezze, credo che l'andazzo andrà avanti almeno fino a quando ci sarà un cane con qualcuno che lo porta a caccia.
Naturalmente, ripeto, chi ancora cerca di impegnarsi va ringraziato, tenendo comunque presente che si possono riportare, penso però abbastanza inutilmente, quantità di autorevolissimi pareri (in verità mi ha colpito, sfavorevolmente, quello dell'ottantenne francese con i molti numeri e i “bracchi pointerizzati”), e citazioni di professionisti importanti che hanno avuto sotto mano i migliori rappresentanti di tutte le razze.
Giacomo Griziotti: “... non ritengo che il pointer richieda maggiore cura per l'impiego anche a caccia, anzi, per la sua generosità ed esuberanza riesce facile da addestrare più di tanti altri.
Mario Giachino: “Il pointer è una grande macchina; generoso, potente, dotato di mezzi naturali superlativi. Aggiungendo la sua intelligenza, diventa imbattibile in tutti i campi”.
Gino Botto: “ … non rilevo differenze di addestramento nelle diverse razze. Trovo molta più differenza tra un soggetto e l'altro che tra due diverse razze”.
E così molti altri, cinotecnici e cacciatori, concordi nel riconoscere a questa razza, nata sì per i grandi spazi delle starne, ma anche nei moors della Grouse, la sua grande e giustificata diffusione.
Il pointer, in habitat adatti e per alcuni selvatici è insuperabile maestro, ma anche sempre in condizione di salvaguardare la forma di grande ausiliare generico. Sarebbe quindi meglio, molto meglio, occuparsi di quello che è effettivamente criticabile, e non dei luoghi comuni, a partire dal problema che assomiglia sempre più all'araba fenice.
La diminuzione dell'impiego a caccia, quella vera, di una razza nata invece solo per questo (con le conseguenze che conosciamo), è iniziata con una specie di peccato originale. Se un superbo insieme di armonia – diceva molti anni fa Rasia dal Polo - si allontana da alcune tipicità del lavoro, è perchè nelle prove si pretendono velocità sempre più spinte, trascurando le doti di tipicità fisiche e morali.
Giuliano Giaconi, per anni, mi diceva di non sapere cosa rispondere ai suoi amici beccacciai che gli chiedevano cuccioli figli di trialer.
Non ci sarebbe altro da aggiungere, se non citare un pezzo che l'Avv. Zurlini scrisse per il n.6/1992 della rivista Cani (Edit. Olimpia) dove avevo curato il “dossier pointer”.
- “... Il fatto è che troppa gente, in possesso solo di certezze, compila ricette per l'inclita: così io mi aggrappo alla pratica e a quel poco di buonsenso che sono riusciti ad instillarmi i miei pochi maestri e i miei molti cani. Ci sono in giro cinofili saccenti che si sentono raffinati intenditori perchè in grado di apprezzare un coglione velocissimo solo perchè corre compostamente a freddo ed a testa alta.... E non passa loro nemmeno per il cranio che per “vedere” una cosa basta non essere orbi e non c'è nessun bisogno di capire di cani e di caccia... Nè passa loro per la testa che per sentire un urlo basta non essere sordi, mentre per gustare una melodia occorre capire di musica e avere un'anima. E per trattarne è meglio aver studiato al Conservatorio o aver suonato in un'orchestra …. Il pointer è un veloce, servile, possente cane da ferma, … di istintiva capacità di trattare vento e terreno e di spiccata attitudine a recepire addestramento... E smettiamola, una volta per tutte, di credere che un pointer non possa e non sappia adeguarsi a selvatico e terreno.... E basta, per piacere, con la solita faccenda del cane per le grandi pianure, inadatto a terreni rotti e coperti! Sono decenni che ci trastulla con questa stupidaggine, a molestare il sonno eterno di Arkwright e Compagnia, che allevavano pointers per cacciare tutto e dappertutto”.
Ogni ulteriore commento è superfluo.
Mario Biagioni