L'aveva già rilevato l'On. Marianna Madia, quando nel 2013, non ancora ministra della funzione pubblica, si chiedeva e chiedeva al ministro dell'ambiente delucidazioni sulla strana situazione dell'ISPRA, che da poco aveva incamerato anche l'INFS (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica). Vediamo di cosa si trattava.
Un anno fa, l'attuale Ministro della Pubblica amministrazione e della semplificazione, all'epoca semplice deputata Pd, interrogava l'allora Ministro dell'Ambiente sui conti dell'Ispra e sull'operato dell'Ente e dei suoi amministratori. Madia chiedeva al Ministro se non ritenesse che l’operato del Consiglio di Amministrazione dell’ISPRA avesse danneggiato in termini di ricadute economiche e di immagine dell’Istituto stesso, per aver impiegato oltre due anni per deliberare lo statuto; per aver prorogato di oltre tre mesi la grave sofferenza economica imposta all’Istituto dalla spending review; e per non aver deliberato in oltre due anni il piano triennale delle attività.
Inoltre Madia chiedeva se corrispondesse al vero “che l’attività del dirigente I fascia del dottor Nicola Storto collocato fuori ruolo e nominato componente del collegio dei revisori dei conti dell’ISPRA fosse quella appunto di revisore dei conti dell’ISPRA, carica per la quale è prevista una retribuzione che può arrivare a 201.634,61 euro l’anno oltre l’eventuale retribuzione individuale di anzianità e se, infine, non ritenesse doveroso, “ispirandosi alle norme di contenimento della spesa in tema di riduzione del numero dei componenti del Consiglio di Amministrazione, sciogliere l’attuale Consiglio di Amministrazione e procedere a nuove nomine”. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Madia è diventata Ministro e a quella richiesta di chiarimento non risulta che sia seguita alcuna risposta.
Perplessità non senza fondamento. Perplessità che riaffiorano anche a noi, oggi, che - superate forse quelle lentezze, grazie anche alla "denuncia" di Madia - finalmente abbiamo potuto prendere visione della documentazione amministrativa e gestionale dell'ente, e in particolare del dipartimento ex INFS.
Una documentazione ricca, ricchissima di particolari, più o meno intrecciati (ingarbugliati?) fra loro, che a occhi e menti profane appaiono complicati e di difficile comprensione. Ma poichè assistiamo a reiterate proteste, rafforzate da formali interrogazioni parlamentari, mettiamo a disposizione di chi vorrà approfondire tutta la mole documentale che siamo riusciti a recuperare dal sito del Ministero dell'Ambiente. Dove, volendo, si possono verificare anche i bilanci di tutti e ventidue i parchi nazionali.
Fra i tanti esperti e fra coloro che per esperienza o per contatti hanno la possibilità di interpretare e dare dei nomi (e dei cognomi) alle moltepilici poste di bilancio, chissà che non ci sia qualcuno (speriamo molti) che riesca a fornire materia per gli infiniti interrogativi e pensieri che assillano le notti degli italiani, che assistono quasi inermi ormai all'inconcludente diatriba sulla spending revew, che - Cottarelli docet - appare sempre più come un infernale gioco di scatole cinesi piuttosto che un serio dibattito sui problemi economici e finanziari del nostro paese. Speriamo che non ci sia bisogno dell'indovino di turno.
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