Dopo aver letto di tutto e di più sul problema della Nutria e degli alloctoni in genere, in particolare dopo le ultime modifiche della Legge 157/92, infatti il Governo italiano emana un D.L. il n.91 del 24 giugno 2014 che diventa attuativo con l’uscita in Gazzetta Ufficiale n.192 del 20 agosto 2014 – Supplemento Ordinario n. 72, della legge 11 agosto 2014, n.116, quindi vigenti le modifiche apportate dal decreto legge 24 giugno 2014, n. 91 alla legge nazionale 157/92.
Una delle modifiche riguarda proprio lo status giuridico della Nutria che viene esclusa dalle specie non cacciabili, ovvero protette ed equiparate alle Talpe, Arvicole, Ratti e Topi.
Art. 2. Oggetto della tutela.
2. Le norme della presente legge non si applicano alle talpe, ai ratti, ai topi propriamente detti, alle nutrie e alle arvicole.
Voglio tornare un pochino indietro nel tempo quando la Nutria era specie non cacciabile, ovvero protetta, in quanto specie faunistica presente con popolazioni viventi stabilmente o temporaneamente in stato di naturale libertà nel territorio nazionale, quindi le popolazioni di Nutria naturalizzate sono di fatto considerate fauna selvatica italiana. In definitiva l’appartenenza alla fauna selvatica implicava anche per la Nutria di sottostare alle norme di protezione e gestione stabilite dalla già citata L. 157/92. Come tutti sappiamo questa legge consente il controllo di specie animali selvatiche qualora queste si rendano responsabili di danni, in questo caso entra in campo l’articolo 19 che regolamenta il controllo della fauna selvatica ed ovviamente il tutto recepito dalle leggi regionali di riferimento.
Molto interessante e forse non seguita abbastanza una pubblicazione scientifica del 2001: R. Cocchi e F. Riga – Linee Guida per il controllo della Nutria (Myocastor coypus). Quaderni di Conservazione della Natura – Ministero Ambiente e della Tutela del Territorio ed Istituto Nazionale della Fauna Selvatica INFS.
Nel paragrafo sullo Status Giuridico della Nutria della sopra citata pubblicazione si legge in grassetto “L’origine esotica e le possibili interferenze ecologiche che la Nutria può indurre a carico delle biocenosi autoctone, nonché i problemi di natura economica che la sua presenza comporta, fanno ritenere la specie indesiderabile sul territorio nazionale”. Specificando nel dettaglio in altro paragrafo l’Impatto Ambientale: Impatto sulle biocenosi; Danni alle coltivazioni; Danni ad infrastrutture; Potenziale problema sanitario.
È ovvio che non sono state seguite le indicazioni riportate in questa importante guida vecchia di ben 13 anni ma sempre attuale dove tra l’altro in un passaggio relativo allo smaltimento delle carcasse indica pure e cito testuali parole: “il nostro Paese è interessato da importazione di nutrie selvatiche per la produzione di pellicce, parrebbe opportuno ed utile verificare la possibilità che gli animali provenienti da azioni di controllo numerico trovino una collocazione sul mercato (industria conciaria)”. Come dire: la Nutria da un problema verso una risorsa.
Ed ora dopo ben 13 anni persi tra poche ed efficaci azioni di controllo, incertezze, errori gestionali, ricorsi degli animalisti, etc. etc. ecco l’importante novità con l’esclusione della nutria dalla tutela della 157/92.
Cosa succede ora? In primis questo ha fatto sì che i danni agricoli prodotti dalla nutria non sono più risarcibili dalle Amministrazioni competenti, del resto se i topi si mangiano i prodotti cerealicoli di un agricoltore questo non è tenuto al risarcimento economico dei danni avuti. Inoltre succede che chiunque ed in qualsiasi momento può abbattere una nutria come abbatte un qualsiasi topolino delle case, un qualsiasi topolino di campagna, un qualsiasi ratto, una qualsiasi talpa, solo per citare le specie più rappresentative oggetto dell’interesse (si fa per dire) di tanti semplici cittadini che a vario titolo comprano in negozi di ferramenta, nelle agricole, in supermercati, etc. veleno per topi, veleno per talpe, trappole per topi e ratti, queste di varia forma ed efficacia.
Una riflessione: Perché mai in decenni e decenni di persecuzione contro topi, ratti e talpe mai un animalista si è sognato di fare ricorsi per esempio contro le campagne di derattizzazione, oppure ricorsi contro i talpicidi? Sono misteri del tutto incomprensibili e sarei curioso che un animalista me lo spiegasse.
Voglio anche aggiungere che la legge attuale non vieta ad un semplice possessore di porto d’arma uso caccia che durante l’esercizio della regolare attività venatoria si trovasse ad incontrare un ratto o una talpa e da lì ad esplodere un colpo diretto all’abbattimento di questa o queste specie. Per la nutria prima dell’importante modifica se un cacciatore erroneamente o volutamente abbatteva una di questa specie incorreva in una sanzione penale, ora è come se abbattesse un ratto. E’ chiaro che l’uso del fucile da caccia può essere utilizzato solo ed esclusivamente nell’ambito della regolare stagione venatoria. Fuori di questo arco temporale la nutria può essere abbattuta/catturata con esche avvelenate e trappole come un comunissimo ratto, topolino o talpa.
Quale è uno dei grossi problemi relativi a questo attuale status giuridico della nutria? Il problema del fai da te, dell’improvvisazione e della non conoscenza naturalistica, un esempio per tutti: l’uso indiscriminato dei veleni, in particolare delle granaglie avvelenate già in uso per ratti e topi che se non opportunamente mascherati e protetti diventano esche non selettive e causano decessi a molte specie animali (mammiferi e uccelli) e quindi con grave impatto ambientale, come dire un danno sul danno. Quindi ora più di prima va posta molta attenzione.
Ritenendo anche che ormai la nutria non potrà più essere eradicata dal territorio nazionale a causa delle potenzialità demografiche della specie correlata all’elevata capacità portante di alcuni bacini idrografici italiani e dall’intensa e fitta rete di corsi d’acqua piccoli, medi e grandi fittamente collegati. Il tutto inserito in un contesto climatico ottimale per la specie.
Quale potrebbe essere il ruolo del cacciatore in questo contesto? Cacciatore inteso come persona in possesso di regolare porto d’armi uso caccia, quanti di questi possono impiegare il proprio tempo libero, magari proprio quelle persone che hanno perso il lavoro, oppure chi il lavoro non lo ha mai trovato. Gli ATC/cacciatori possono organizzare e dare un servizio a chi ne fa richiesta (per il contenimento dei danni in agricoltura o per il problema dei danni causati alle arginature dei canali, etc.). Quindi essere chiamati dalle Amministrazioni e remunerati economicamente per questo servizio, inoltre come del resto effettuato nei paesi americani e non solo, dove la nutria da un problema che era è diventato una risorsa: in un organizzato sistema della filiera la nutria catturata/abbattuta entra nel mercato della carne per industrie mangimistiche e nell’industria conciaria. Quindi come esistono le ditte di derattizzazioni che operano su chiamata da parte di privati ed Amministrazioni, potrebbe nascere un nuovo mestiere: il Trapper di nutrie che in possesso di regolare licenza di caccia durante la stagione venatoria può utilizzare il fucile ma anche le trappole ammesse dalla legislazione vigente, ed in periodo fuori la stagione venatoria gli altri mezzi di cattura/abbattimento concessi. E la nutria da un problema diventa una risorsa.
Stefano De Vita
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