Quando diciamo abbondante, parlando di uccelli, in particolare migratori, vogliamo pensare che della specie oggetto della considerazione ce ne siano un buscherio. Quando diciamo scarso, o "in declino", vogliamo pensare che di quella specie indagata ne rimangano pochi esemplari, soprattutto in misura molto ridotta rispetto a periodi precedenti.
Il sopraespresso pistolotto vuole essere il preludio a una denuncia, pesante ma reale, su come male vanno le vicende scientifiche e politiche in casa nostra, quando si tratta di lanciare degli anatemi e di proporre delle soluzioni, anche in fatto di patrimonio naturale.
Noi cacciatori, sicuramente mille volte più consapevoli di qualsiasi ambientalista (e forse anche di qualche sedicente scienziato) su come vanno le cose in campagna, possiamo dimostrare senza ombra di dubbio che le cose non stanno come le raccontano i piccoli e grandi mezzi di comunicazione, ispirati da quella grancassa di sicofanti peccaminosamente al soldo di gruppi d'interesse ormai neanche più tanto sconosciuti.
La Direttiva uccelli, giustamente, da più di trentacinque anni, pone più l'accento sulla tutela dell' ambiente, che significa prevenzione, piuttosto che sulla codifica dei prelievi, che in buona sostanza significa repressione. Al contrario, certi centri di potere scatenano campagne di diffamazione nei confronti di noi poveri cacciatori, per distrarre l'attenzione dalle reali cause di impoverimento di quello che oggi pomposamente viene definito biodiversità. Un tempo contraddistinto con il termine: creato.
Chi per sua fortuna tocca invece la realtà con mano e con giudizio, di fronte a certi scempi si pone delle legittime domande. Per esempio: come mai, dopo almeno mezzo secolo di divieto di caccia, certe specie di uccelli cosiddetti "silvani" sono pressochè scomparsi? Noi, che frequentiamo il campo e il bosco, ormai non ci stupiamo più della scomparsa di decine di uccelletti un tempo abbondanti. Che fine hanno fatto i luì? Dove sono andate a finire le averle? Perchè non si trova più neanche una cincia?
Eppure, molte di queste specie sono protette da sempre? Il fatto è che la legge le ha "protette" dal cacciatore, anzi, data l'antichità del bando, dall'"uccellatore" (che operava secoli fa, quando il fucile manco c'era), ma le ha lasciate oggetto di stupri e sevizie di massa da parte di ben altri soggetti, ben più subdoli e pericolosi, che si chiamavano e si chiamano falso progresso, industrializzazione dell'agricoltura, cementificazione, utilizzo di prodotti chimici a tappeto, distruzione dei ripari naturali, dissesto dei territori, desertificazione vegetale, monocolture, inquinamento diffuso.
Ci piacerebbe sapere, a questo proposito, cosa ne pensa la nuova presidentessa del WWF, Donatella Bianchi, stagionata icona televisiva, che proprio pochi giorni fa si scagliava contro la caccia e i cacciatori, mentre su Rai-LineaBlu, nello stesso momento o giù di lì, scorrevano immagini che la vedevano manipolare decine di pesci morti, assaggiare manicaretti a base di aragoste (le avranno bollite vive?), fare l'apologia della pesca e via andare. Benissimo!, avremmo detto noi, vedendola all'opera insieme a un paio di rudi pescatori che tiravano su una rete carica di delizie. Finalmente una che se ne intende. Finalmente una che se apprezza la figura del pescatore, niente avrà da ridire sull'altrettanto onorevole attività del cacciatore. E invece no! Ecco che alla prima occasione smentisce sè stessa. Un vero e proprio sdoppiamento della personalità. Chissà che cosa ci troverà di differente fra uno spiedino di sparnocchi e una schidionata di fringuelli. Fra una passera (pesce) al vapore e un "pacarito" (piccolo passeraceo) che in Spagna fino a poco tempo fa ti servivano, croccante, insieme a un vinello rubizzo, nelle tabernas di campagna. Fra un Tordo (pesce, Labrus Viridis) o un palombo (pesce) al vapore, e un tordo o un petto di colombaccio lardellati.
Vito Rubini