La lunga attesa sta per concludersi, in molte regioni d’Italia si è già accesa la fiamma, qualcuno è già tornato ad assaporare nuove avventure. L’Italia è bella per questo, per le sue diversità, per la sua bellezza a volte crudele. La bellezza dei paesaggi, del territorio, della storia, della cucina e della cultura. La crudeltà dell’urbanizzazione selvaggia, dell’ignoranza ambientalista e dei falsi politicanti da strapazzo che impongono leggi senza cognizione di causa facendo sì che la caccia inizi e finisca in periodi diversi anche se siamo sullo stesso territorio. Mah!
Ma guardiamo al bello, alle novità, alle emozioni ed ai ricordi che questa nuova stagione, nel bene e nel male, indubbiamente porterà dietrodi sè.
E’ viva. La puoi sentire. Scorre nelle nostre vene anche se non ce ne accorgiamo, quando è il momento la avvertiamo, è lì che inizia a scalpitare nel nostro cuore e nella nostra mente la volontà indomabile di andare a caccia.
Io inizio a scrutare la fuciliera, assaporare gli odori dell’olio, dei vestiti, degli scarponi a notare uno sguardo diverso nel mio più fido amico.
Osservo con falsa indifferenza giberne e cartucce che sono lì ad aspettare, come pronte al risveglio dopo la lunga attesa. Passo le serate a ritrovarmi col pensiero in quei posti incantati, intrisi di bellezza, consci della cruenta danza della natura, che accettano la nostra educata presenza poiché ovvia e scontata. Gli alberi, la terra, il fiume, sono consapevoli della preda e dell’energia che il predatore spende per essa, è giusto così. E’ questo l’equilibrio della natura.
Ma i miei pensieri non si soffermano al germano, alla beccaccia o al colombaccio, mi rendo conto che sono i particolari a riempire i miei pensieri, l’airone che lento e indisturbato sorvola il fiume di primo mattino in cerca di un posto più tranquillo per riposare, dei pettirossi che si rincorrono tra i cespugli mentre io aspetto il selvatico giusto, del merlo che attraversa indispettito e chioccolante il fiume e degli alberi che iniziano il loro lento lasciar cadere le foglie per far posto all’autunno.
Oh, sono tante le emozioni mentre scrivo, non è il desiderio di uccidere, non siamo killer, assassini o criminali, ma è il desiderio di ritrovare gli amici, il colore della rugiada del mattino, l’odore delle foglie colpite dal sole in una giornata di fine estate, di ascoltare il canto della natura e del silenzio prima dell’alba. Si, perché il silenzio prima dell’alba canta, non siamo in molti a riuscire ad ascoltarlo, è un canto fragoroso pieno di vita e di fervore.
Ecco, sono tutti i preliminari di contorno che rendono unica la nostra passione. Ovvio, ci si aspetta di far carniere, la volontà di conquistare il selvatico e di confrontarsi con esso è indubbiamente l’atto finale dell’azione di caccia, la soddisfazione di averlo in tavola è il massimo dell’onore che possiamo e dobbiamo dargli. E’ importante che se in noi è presente quel fuoco di andare a caccia dobbiamo farlo con etica, con passione e soprattutto con rispetto.
Chiunque può sparare ma non tutti possono essere o saranno mai dei cacciatori!
Ho sempre sostenuto che la caccia, in tutte le sue forme e tradizioni se esercitata nel giusto modo e con misura - in questo, gli altri paesi europei in primis l’Inghilterra sono in un'altra dimensione - è sempre corretta ed utile al territorio.
Noi abbiamo l’obbligo di continuare a dimostrarlo, a distinguersi nettamente dai bracconieri e da chi, sotto mentite spoglie, non si comporta correttamente e fa danno alla caccia.
In bocca al lupo a tutti per la prossima e ormai imminente stagione venatoria!!
Danilo Micali