Il mondo venatorio più avvertito è consapevole da tempo che le concrete condizioni ambientali, sociali, culturali ed economiche nelle quali noi cacciatori siamo tenuti ad esercitare la nostra passione, come incomprimibile libertà individuale, sono radicalmente cambiate e che la caccia può avere il giusto riconoscimento, oggi, soprattutto se è percepita come utile a finalità di interesse generale, quali la tutela dell’ambiente e della fauna, la salvaguardia della biodiversità.
E’ questa consapevolezza che ci ha portato, da altrettanto tempo, a rifiutare confronti fondati sulla contrapposizione ideologica (purtroppo ancora patrimonio di parte dell’universo animal-ambientalista) per un verso, e sulla rivendicazione urlata e demagogica (propria purtroppo di una parte minoritaria del mondo venatorio) che non produce risultati, per l’altro: ribadiamo invece che siano scienza e conoscenza ad indirizzare le scelte su specie, tempi, modi di un prelievo venatorio ecologicamente equilibrato.
Oggi scienza e conoscenza dimostrano (persino l’Ispra lo afferma adesso con chiarezza) che non c’è ragione perché lo storno non sia reinserito fra le specie normalmente cacciabili in calendario, senza necessità di dover ricorrere alle deroghe, mentre la Conferenza delle Regioni, e lo stesso Consiglio regionale della Toscana, avevano già richiesto, con atti ufficiali, il reinserimento dello storno tra le specie cacciabili.
Non ci sono più alibi, oggi, per nessuno. Ed è per questo motivo che al convegno abbiamo espresso chiaramente la richiesta al Presidente del Consiglio - dato finalmente inizio concreto alle formalità - di avviare immediatamente le procedure presso la Commissione Europea per il reinserimento dello storno tra le specie cacciabili nel nostro Paese e, nelle more del procedimento, di emanare un Decreto che consenta la cacciabilità della specie storno fin dalla prossima stagione venatoria.
Ma non c’è solo lo storno.
Federcaccia Toscana, insieme alla Regione Toscana, ha proposto ricorso dinanzi al TAR del Lazio, contro la decisione dell’ISPRA di esprimere parere negativo sulla richiesta avanzata dalla Regione di poter procedere al prelievo in deroga della specie fringuello, così come previsto dalle normative comunitarie.
La Regione aveva chiesto all’Ispra di indicare, ai sensi delle Direttive, le quantità prelevabili, indicazione necessaria per l’adozione degli atti deliberativi conseguenti.
Il ricorso è motivato dalla evidente - e inammissibile - omissione di atti d’ufficio da parte dell’ISPRA che sostiene l’impossibilità di emanare un parere in mancanza di dati; dimenticando che la Commissione Europea ha già detto e scritto che è responsabilità degli stati membri procedere sulla base delle migliori informazioni disponibili e dimenticando che questo è il compito dell’ISPRA!!
Non serve commento, poi, per l’atteggiamento conseguente assunto dall’Istituto: siccome non ho i dati, che io avrei dovuto raccogliere, ti do parere negativo!!
Non è demagogia, la nostra, non è populismo deteriore: è una questione di piena cittadinanza, di riconoscimento pieno di diritti e di doveri. Per questo, all'impegno che garantiamo nel fare la nostra parte, parallelamente chiediamo il conseguente rispetto.
Molti i doveri, a cui giustamente facciamo onore; ma altrettanti i diritti, che pretendiamo vengano rispettati!
Moreno Periccioli