Pochi giorni fa in Francia è stata approvata una nuova legge sulla caccia. L'intenzione della riforma appare chiara fin dal primo articolo, nel quale si riconosce il contributo della caccia come valido strumento di conservazione della biodiversità, così come, all'articolo 2, il ruolo delle federazioni dipartimentali nella funzione di informazione e sensibilizzazione sulle tematiche dello sviluppo sostenibile e della conservazione della natura.
La caccia quindi è qualcosa di più che un'attività tollerata e regolata. Con la nuova legge diventa uno degli snodi principali su cui costruire una efficiente protezione della fauna selvatica e degli ambienti. Si punta intelligentemente sulla forza e sulla cultura del mondo venatorio per portare avanti quell'idea di rete rurale proposta dalle direttive comunitarie. Vi sono, per esempio, agevolazioni fiscali per lo sviluppo delle zone rurali, con esenzioni per i terreni non edificati e aperti alla gestione faunistico venatoria.
L'esigenza crescente di tutelare l'agricoltura dai danni della fauna selvatica è sfociata nella possibilità di autorizzare, su proposta delle federazioni dei cacciatori, il prelievo di animali dannosi in una determinata zona, anche fuori dal periodo di caccia. Il tal caso sarà l'autorità locale, previa consultazione della Camera Dipartimentale dell'Agricoltura, a concedere il permesso di ridurre il quantitativo in eccesso dei selvatici che causano danni.
Altre disposizioni permettono la semplificazione delle pratiche di accesso ai diversi dipartimenti di caccia in modo da incentivare l'adesione di nuovi proprietari terrieri e di giovani cacciatori. Infine si prevedono pene più severe, compreso il ritiro della licenza di caccia, per i reati più gravi, come gli atti di bracconaggio all'interno di parchi nazionali o di riserve naturali.