Pochi giorni fa Federparchi, Ispra e alcune associazioni scientifiche hanno avanzato alcune nuove proposte sulla riforma della legge sui Parchi, cui sono seguite prese di posizione di diverse associazioni ambientaliste. Si pensa così, contrariamente a quanto finora previsto nel testo all'esame della Commissione Ambiente del Senato, di penalizzare ulteriormente la caccia nelle aree contigue, precludere la presenza nella gestione dei parchi delle comunità locali, allargare il potere dei Parchi alle aree circostanti ed escludere l'impiego dei cacciatori, anche se abilitati, dalle attività di controllo all’interno dei Parchi.
Sul tema interviene il Presidente di Fidc Toscana Moreno Periccioli, secondo cui questo approccio non solo manca di una visione complessiva evitando di affrontare il tema della gestione unitaria del territorio, ma al contrario tende a chiudere gli occhi di fronte all'inadeguatezza dei Parchi italiani, visti i risultati finora raggiunti. “Che senso ha spendere centinaia di migliaia di euro per mantenere gli equilibri faunistici nei parchi – evidenzia Periccioli - quando i cacciatori, come hanno dimostrato, sono capaci di farlo con soddisfazione di tutti e senza costi”.
Considerazioni queste, ampiamente condivise da Coldiretti, che difende a sua volta l'importante ruolo dell'agricoltura nella tutela del territorio (grazie per esempio alla valorizzazione di produzioni tipiche, come avvenuto in Toscana) ma anche da Legambiente, per cui “agricoltori ed enti locali non sono il lupo cattivo. Non bisogna avere paura di modificare la legge 394/91 sui parchi per rilanciarne la funzione e renderli più efficienti Il percorso parlamentare di modifica della norme – dice il presidente Vittorio Cogliati Dezza - lungi dall'essere concluso, va nella giusta direzione prevedendo provvedimenti che velocizzano le nomine, semplificano la governance degli enti parco, liberano dalle pastoie della cattiva politica e sburocratizzano organismi che rischiano, così restando, di apparire inutili carrozzoni”.
Le associazioni ambientaliste Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Lipu e Wwf hanno invece sottoscritto un appello per fermare la riforma che rischia, è il caso di dirlo, di ridimensionare il peso delle loro rappresentanze. Segno questo, forse, che si sta remando verso la giusta direzione per scardinare vetusti privilegi e allargare finalmente la gestione dei Parchi a tutte le categorie e gli interessi locali.