E’ stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione il decreto con il quale il presidente Roberto Cota indice per domenica 3 giugno 2012 lo svolgimento del referendum sull’abrogazione di alcune norme regionali che disciplinano l’esercizio della caccia ed alcune specie cacciabili.
Lo rende noto la Regione Piemonte, specificando nel dettaglio che "viene richiesta l’abrogazione parziale della l.r. 4 settembre 1996, n. 70 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, modificata dalla l.r. 29 giugno 2009 n. 19 “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità”, dalla l.r. 6 agosto 2009 n. 22 “Disposizioni collegate alla manovra finanziaria per l’anno 2009” e dalla l.r. 11 luglio 2011 n. 10 “Disposizioni collegate alla legge finanziaria per l’anno 2011”.
Una delibera approvata della Giunta regionale l’11 aprile stabilisce inoltre che sarà la Regione ad assumersi direttamente la responsabilità gestionale e le spese necessarie per lo svolgimento della consultazione e impartisce ai Comuni le direttive sulle modalità e sui tempi per la presentazione delle richieste di rimborso.
Soldi che avranno senz'altro un grosso peso sulle casse regionali, già provate da una crisi senza tregua. C'è chi anche nelle schiere animaliste considera assurda questa spesa, quantificata in 10 milioni di euro circa, visto che con ogni probabilità il quorum non sarà raggiunto. Sul quotidiano La Stampa per esempio si apprende che Michele Suma, presidente di "Amici degli Animali", e rappresentante comunale del Pd di Collegno, ritiene che "quei milioni di euro potevano essere spesi per assumere duecento precari in Regione". Certo la colpa la dà a chi ha "voluto far fallire ogni accordo", (ben inteso un accordo che era stato richiesto da alcune associazioni anticaccia per saltare a piè pari il referendum trasformando in legge i contenuti di un quesito proposto 30 anni fa), ad ogni modo lo spreco di denaro pubblico è sotto gli occhi di tutti e qualcuno dovrà assumersene la responsabilità.