"Oggi il TAR ha dato torto alla Regione Piemonte che ha privato i cacciatori piemontesi del diritto d’esercitare la loro passione nel pieno rispetto di leggi e regolamenti: la caccia alla pernice bianca non andava chiusa perché esistevano presupposti e condizioni che la legittimavano". Lo dice una nota di Federcaccia Piemonte, a commento dell'ordinanza di queste ore del Tar , che ha accolto il ricorso dei cacciatori e sospeso la delibera di giunta che ha introdotto limitazioni per la caccia alla tipica alpina, come per altro richiesto dagli animalisti.
I giudici fanno notare che "la Regione ha sostanzialmente disatteso la propria precedente delibera n. 31-7448 del 15 aprile 2014, nella quale era viceversa prevista (per la pernice bianca) la predisposizione di piani numerici sulla base delle stime di consistenza per ogni comprensorio alpino" e rilevano che "per ammissione della difesa regionale, soltanto dieci comitati di gestione su diciassette hanno effettuato il censimento e presentato il piano di prelievo relativo alla pernice bianca e che, tra questi, soltanto in tre comprensori si è registrata una diminuzione della popolazione maschile e dello sviluppo riproduttivo". Questi i motivi per cui è accolta l'istanza delle associazioni venatorie "al fine di ordinare alla Regione il riesame della programmazione per la stagione 2014/2015 (in relazione alla pernice bianca), sulla base dei dati elaborati per i comprensori alpini, ferma restando anche in sede di riesame l’ineliminabile discrezionalità amministrativa che spetta alla stessa Regione in materia di regolamentazione dell’esercizio della caccia e di formazione del calendario venatorio; Ritenuto che al riesame dovrà provvedersi entro il termine perentorio di venti giorni dalla pubblicazione della presente ordinanza.
La Giunta neo insediata per la Federcaccia piemontese "ha preferito lo scontro al dialogo". "Mai la caccia - si legge nella nota Fidc - è stata causa d’estinzione di alcuna specie, e proprio per questo i cacciatori, e quelli piemontesi in particolare, chiedono rispetto, lo pretendono e hanno ragione di farlo, proprio come ha decretato la sentenza del TAR in questa importante giornata". Ora Fidc - così come tutti i cacciatori piemontesi -
auspica che la decisione del Tar faccia da monito per i futuri comportamenti della Regione.
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