Dopo la Regione Siciliana,
anche il Lazio anticipa la chiusura della caccia come richiesto dal Ministero dell'Ambiente in relazione al contenzioso aperto con l'Europa per il presunto mancato rispetto di alcuni articoli della direttiva sulla conservazione degli uccelli selvatici. Con decreto presidenziale la Regione ha deciso di anticipare la chiusura al 19 gennaio delle specie cesena, tordo bottaccio e tordo sassello.
Subito la reazione sdegnata del mondo venatorio. “L’
Arci Caccia – si legge in una nota del Comitato regionale dell’Associazione – nell’esprimere la sua contrarietà sul provvedimento fa rilevare che la decisione della Regione, come è ormai negativa consuetudine, è avvenuta senza che si sia sentito il bisogno, nonostante i tempi lo permettessero, di un approfondimento tecnico, giuridico, legislativo nel Comitato faunistico venatorio regionale, organo previsto dalla legge per esprimere pareri sulle problematiche attinenti il calendario venatorio”. “Per di più – continua la nota dell’Arci Caccia regionale – l’attuale calendario venatorio è stato approvato dopo la sentenza del Tar del Lazio che aveva rigettato il ricorso di alcune associazioni ambientaliste che avevano richiesto di invalidare il calendario venatorio proprio nelle parti oggetto, oggi, del decreto presidenziale”. “Per questo - conclude l’Arci Caccia del Lazio - non si comprendono le ragioni della decisione adottata e tantomeno si comprende perché la stessa solerzia non è stata adottata, fino ad ora, per firmare il decreto di prolungamento fino al 9 febbraio, come prevede la norma e nel rispetto delle indicazioni della scienza, della caccia al colombaccio e ad alcune specie opportuniste”.
Anche il presidente regionale
Federcaccia Aldo Pompetti, che sull’ipotesi aveva già avuto modo di confrontarsi con gli organi regionali evidenziando con forza la contrarietà della Federazione, ha sottolineato come si tratti di una decisione “immotivata e inutilmente penalizzante per i cacciatori”. “Ancora una volta - ha proseguito Pompetti - mi dispiace dover constatare come sull’argomento caccia la nostra amministrazione regionale sia sempre pronta a prendere iniziative restrittive che ricadono sugli appassionati senza che ve ne sia una reale necessità".
"Non fa eccezione - continua - anche questa decisione, che altro non è, come del resto dichiarato dal provvedimento stesso, che la risposta alla richiesta, da noi più volte ricordato e sottolineato,
infondata e non giustificata dalla normativa nazionale e dalla Guida interpretativa della Direttiva europea, del Ministero dell’Ambiente alle Regioni di ridurre i tempi di caccia di tordo, cesena e beccaccia in conseguenza di una semplice richiesta di informazioni da parte della Comunità Europea".
"Altre Regioni - sottolinea Pompetti -
hanno fatto opposizione a questo ‘invito’ forti della legittimità e correttezza dei documenti tecnici su cui hanno basato i propri calendari venatori, trovando tutto il sostegno da parte della nostra Federazione. Qui sembra si sia deciso di seguire un’altra strada, che non può trovarci in alcun modo concordi, malgrado avessimo offerto alla Regione gli strumenti tecnico scientifici per validare le proprie posizioni. In particolare per la specie Tordo bottaccio - continua - avevamo messo a disposizione ed è in possesso della Regione Lazio la ricerca compiuta dal nostro Ufficio Avifauna Migratoria in provincia di Latina. Studio che pur essendo in attesa di pubblicazione a breve su una rivista internazionale, era da subito utilizzabile per sostenere la chiusura della caccia a questa specie il 31 gennaio. In conclusione la Regione Lazio ha perso un’ottima occasione per esercitare in modo corretto le sue competenze, senza con questo disattendere la legislazione nazionale o internazionale in materia di caccia né facendo alcun ‘favore’ ai cacciatori. Una scelta di cui sicuramente terremo il debito conto”.