La fauna selvatica è una risorsa rinnovabile che può essere valorizzata dal punto di vista economico. Come? Lo ha spiegato martedì 12 aprile in una conferenza alla Camera Bernardino Ragni, biologo dell'ambiente, presentando la sua pubblicazione “Wildlife economy – Nuovo Paleolitico, ovvero mettere a frutto una materia prima abbondante e rinnovabile”.
A presiedere l’iniziativa c'era Marina Sereni, Vicepresidente della Camera dei Deputati: “Abbiamo voluto presentare questo saggio – ha spiegato, introducendo la conferenza – per avviare un’interlocuzione nel luogo in cui non solo si fanno le leggi ma anche dove si impostano le politiche e si programmano scelte che influenzano economia e ambiente”. “Lo studio del professor Ragni è molto intrigante – ha aggiunto l’on. Sereni –, è un modo per mettere davanti ai nostri occhi una risorsa che noi non consideriamo mai, che invece è naturale, tendenzialmente illimitata e sicuramente rinnovabile. Una risorsa che può essere messa a frutto dal punto di vista economico attraverso una gestione sostenibile e intelligente. E’ quindi anche un modo per tenere insieme chi pratica lo sport della caccia e chi è preoccupato per la conservazione delle risorse naturali, per superare scontri ideologici tra cacciatori e ambientalisti. Si tratta di un’idea innovativa che può diventare interessante dal punto di vista economico per molte aree rurali del nostro Paese che sono state abbandonate e non sono più coltivate”.
Come applicare il progetto sul territorio nazionale lo ha spiegato Andrea Sisti, agronomo, presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei dottori Agronomi e dei dottori Forestali (CONAF) e della Asociacion Mundial de los Ingenieros Agronomas – World Association of the Agronomists (AMIA-WAA): “Negli ultimi venti anni, molti terreni agricoli sono stati abbandonati sul territorio nazionale, è opportuno discutere in maniera più assidua su come dare funzioni nuove a questi luoghi, coniugando le nuove tecnologie con la conoscenza e formando i nuovi ricercatori in un crogiuolo nuovo, meno settoriale”.
Francesco Bongiovanni Dirigente Ufficio Produzioni animali Mipaaf, ha quindi messo in evidenza le questioni legate alla legislazione vigente sulla caccia: “Dopo un quarto di secolo sarebbe il caso di riprendere a ragionare sulla Legge 157: in questo lasso di tempo molti sono stati i cambiamenti, alcune specie sono aumentate a dismisura altre diminuite. Il lupo e il cinghiale, nell’ottica della Wildlife Economy da problema potrebbero diventare risorsa”.
Chiara Braga Componente della VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici) della Camera dei deputati, ha sottolineato invece il legame con l’attualità del dibattito sui temi dell’uso sostenibile delle risorse e dell’economia circolare: “Questo testo fornisce molte sollecitazioni anche in relazione a nuove norme che il Parlamento ha recentemente approvato. Mi riferisco in particolare al cosiddetto Collegato ambientale nel quale abbiamo previsto che vengano remunerati coloro che producono servizi a tutela della biodiversità e anche le attività qui illustrate possono rientrare all’interno di questa definizione”.
In conclusione, Massimo Fiorio Vice Presidente della XIII Commissione (Agricoltura) della Camera dei deputati, ha evidenziato: “Questo libro è solo un primo passo per ripensare al nostro modello economico in modo alternativo: una rivoluzione che potrebbe iniziare sui territori regionali, partendo da situazioni esemplari, magari a partire da un censimento dell’esistente e dei fenomeni faunistici in atto”.
In sala, invitati a partecipare, rappresentanti di Enti pubblici, Associazioni Agricoltori, Associazioni Venatorie, Associazioni Ambientaliste, altri stakeholder nel campo agro-alimentare, agro-ambientale, agri-turistico.
“Wildlife Economy. Nuovo paleolitico” è “un saggio breve dallo strano titolo – spiega l’autore – , forse ermetico. Una sua parafrasi potrebbe essere: “proposta di utilizzazione economica di una parte della fauna selvatica italiana, quella suscettibile di essere tecnicamente amministrata, imitando l’approccio che gli umani adottavano nei confronti della stessa precedentemente all’invenzione dell’agricoltura, in chiave moderna”. Titolo probabilmente più comprensibile ma, con maggiore probabilità, contro ogni tentazione! Il lettore scoprirà, molto presto, che la fauna selvatica può essere vista non come mero oggetto di contemplazione o, al contrario, di consunzione, bensì come “risorsa rinnovabile” da usare ragionevolmente.
Il volume tratta, dunque, di economia sostenibile, “buona” per l’attuale realtà italiana, nonché europea e qualsiasi altro luogo del Pianeta dove sia rimasta terra, erba, alberi. “Ancora oggi – spiega l’autore – la gran parte del territorio nazionale è caratterizzata da spazi dove si pratica o si praticava attività agronomica (agri-coltura, zoo-coltura, selvi-coltura). A partire dagli Anni Sessanta dello scorso secolo, porzioni sempre più vaste di territorio rurale risultano abbandonate, sia per un progressivo cambiamento del modello socio-culturale della popolazione, sia, sempre più marcatamente, perché il costo complessivo finale dei prodotti non risulta convenientemente inferiore al loro prezzo di vendita, imposto dal mercato”.
Bernardino Ragni già ricercatore di biologia animale e professore di zoologia ambientale e di gestione faunistica presso UniPG. Esperto di biologia e conservazione dei tetrapodi, uso sostenibile e conservazione delle risorse naturali viventi, del paesaggio, del territorio. Le attività accademica e professionale sono svolte in collaborazione con amministrazioni centrali e periferiche dello stato. Autore e coautore di oltre 160 pubblicazioni scientifiche e specialistiche. Membro della Species Survival Commission e del Cat Specialist Group dell’IUCN, The World Conservation Union. Fondatore della Società Italiana di Biologia Ambientale. (Meteoweb)