La Regione Toscana questa estate ha rivisto i Piani e i tempi di prelievo del capriolo e del cervo, incrementando i capi prelevabili nei vari distretti. L'operazione è stata subito criticata dall'Urca senese, che in una lettera aperta all'assessore Remaschi alcuni giorni fa ha contestato l'incremento considerevole di caprioli da abbattere, più che raddoppiati a Siena. Per esempio il distretto Val d'Orcia è passato da 130 caprioli agli attuali 527, ovvero un + 307% a fronte di un incremento medio del 108%. I caprioli da abbattere erano 1567 nell'annata precedente, sono 3105 quelli da abbattere quest'anno.
Urca Siena accusa la Regione di aver fatto un'operazione più politica che scientifica per ingraziarsi il mondo agricolo. “Il dato relativo alle percentuali di prelievo in questi territori ne è la dimostrazione: realizzazioni dei piani percentualmente ridicole hanno un solo significato, ovvero che questi piani non riflettono l’effettiva consistenza delle popolazioni presenti sul territorio”.
Ancora più drastica la posizione assunta sul cervo, visto che la specie è stata dichiarata non vocata e da eradicare non solo nel Chianti, ma persino in vastissime aree densamente boscate, prive di colture di pregio e scarsamente popolate come la Montagnola e la val di Feccia. “In quei territori a cavallo tra Emilia e Toscana – evidenzia Urca Siena -, i circa 4000 esemplari oggi presenti costituiscono un vanto per la popolazione oltre che un’attrazione turistica e persino venatoria, tanto che è stata destinata loro una importante e vasta area vocata”.
Critici anche i coordinatori e i capi distretto dell'Atc di Firenze e Prato e del Sottoambito 5 (dove gli incrementi delle quote di capriolo raggiungono il 40%), che firmano un'altra lettera inviata alla Regione, la quale ricalca sostanzialmente le stesse posizioni di Urca. I capi distretto segnalano “vari errori di conteggio ed imprecisioni” e imputano ai piani regionali di non tener conto degli "aspetti gestionali”. I Piani della Regione, secondo i firmatari della lettera, “vanno nel senso opposto a quella che può essere considerata una gestione moderna della selvaggina, trascurando completamente - evidenziano - il fatto che gli ungulati che sono presenti sul nostro territorio possano essere considerati una ricchezza per la Toscana".
Chi volesse approfondire tutti gli aspetti criticati, trova di seguito le lettere citate:
Lettera a Remaschi Urca Siena
Lettera capi Distretto Prato e Firenze