Contro le possibili limitazioni alla caccia in braccata, proposte dal Ministro Costa nel suo Piano lupo in linea con le proteste delle associazioni dei cacciatori e della Cct, in Toscana si è schierato anche l'Assessore Remaschi, oltre che alcuni esponenti del Pd e Coldiretti.
“Un fronte largo e combattivo – commenta CCT in una nota - deciso a dare battaglia per la difesa di una tradizione come quella della caccia al Cinghiale in braccata e impegnato a scongiurare le disastrose ricadute per quanto attiene al tema dei danni alle produzioni agricole. Ad oggi, grazie alla caccia in braccata ed alle squadre vengono garantiti dei piani di prelievo di circa 70.000 capi di Cinghiale all’anno.
In questi giorni, il Deputato Luciano Nobili del Partito Democratico ha depositato una interrogazione al Ministro dell’ Ambiente sul tema, raccogliendo molte osservazioni sollevate. Sarà presentata alla Camera dei Deputati. Ecco il testo completo:
Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-02742 presentato da NOBILI Luciano
Martedì 16 aprile 2019, seduta n. 164
NOBILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
è stato depositato il cosiddetto «Piano Lupo» – recentemente elaborato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – in sede di Conferenza Stato-regioni;
in tale piano sono previste forti limitazioni alla caccia al cinghiale in braccata. È difatti prevista una rigida regolamentazione, valida per due anni, da applicare alle aree sensibili come i siti Rete Natura 2000 e le aree contigue adiacenti ai parchi nazionali e regionali;
tale scelta in una regione come la Toscana inibirà la caccia al cinghiale in braccata su una estensione di circa 57 mila ettari di aree contigue e oltre 330 mila ettari di siti Rete Natura 2000. Cioè Sic, Sir e Zps;
l'elevato numero di abbattimenti da parte delle squadre di cacciatori ha ridotto in buona misura il numero degli ungulati, riducendo altresì i danni che essi arrecano al mondo agricolo. Appare dunque logico che l'inibizione della caccia in braccata porterebbe ad una nuova prolificazione in massa, con ingenti danni all'agricoltura, al pari degli eventi predatori;
d'altronde, le battute di caccia si svolgono in zone talvolta contigue alla presenza di allevamenti, allontanando lupi e canidi;
inoltre, la caccia al cinghiale rappresenta un indotto economico rilevante per la suddetta regione, richiamando appassionati da tutto il territorio nazionale;
il presidente di Federcaccia – Luciano Monaci – ha commentato il Piano Lupo, denunciando:
«A Roma proprio non hanno capito di cosa stiamo parlando. (...) Come si fa anche solo a pensare che le braccate, fondamentali per ridurre il numero di cinghiali, siano di disturbo ad una specie, il lupo, in progressivo aumento ovunque?»;
a Roma, di recente, si è svolto un convegno promosso da Ispra nel quale è stato messo da parte l'approccio scientifico e istituzionale che, sulla scorta dei dati e delle esperienza maturate anche in altri Paesi europei, ponevano l'esigenza di un cambio di passo, introducendo la possibilità di garantire le attività di gestione e di controllo della specie;
invero, anche Coldiretti ha chiesto di capovolgere il punto di vista sulla questione e di «salvare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi», rilevando che «non si possono costringere all'abbandono tante famiglie che da generazioni vivono di allevamento e pastorizia»;
d'altronde, dall'Associazione regionale Cacciatori Toscani (Arct), Francesco Rustici ha spiegato: «Le ricadute sarebbero devastanti per la caccia del cinghiale. Stiamo parlando di una INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02742 CAMERA