"Come associazione venatoria siamo abituati a ricevere quotidiani attacchi contro la caccia e i cacciatori". Scrive in una sua nota di oggi Federcaccia nazionale. Ogni evento, dalla cronaca al meteo, che accada in Italia o all’estero, diventa pretesto per chiedere restrizioni o limitazioni alla nostra attività.
Dispiace particolarmente però, vedere che proprio una associazione con la quale abbiamo da tempo cercato di costruire un dialogo basato sul reciproco rispetto pur nella diversità di posizioni – criticati per questo anche all’interno del nostro stesso mondo – utilizza una emergenza nazionale come quella che ancora stiamo dolorosamente affrontando per mandare alla società e alle Istituzioni i propri messaggi promozionali, sfruttando l’emotività del momento. Eravamo convinti che onestà e oggettività potessero essere terreno comune e occasione per far comprendere che la caccia non è nemica dell’ambiente e della natura.
Non disperando che ciò possa essere recuperato, troviamo ancor più inaccettabile che Legambiente per colpire una pratica che non conosce – o che pretestuosamente fa finta di non conoscere – non esiti a indicare la caccia in braccata al cinghiale come un pericolo per la sanità pubblica chiedendo alle Regioni di proibirla nei calendari venatori per la prossima stagione.
La caccia è per sua natura una attività che si svolge all’aperto e per la quale è possibile attuare in tutte le sue forme ogni precauzione di distanziamento fisico e protezione personale, così come richiesto dalle attuali disposizioni.
E questo vale anche per la caccia collettiva al cinghiale, dove quel “collettiva”, sul quale Legambiente gioca, non vuol dire che viene praticata tutti insieme come una squadra di calcio o di basket, magari con continui contatti interpersonali.
Le poste, cioè i cacciatori, sono sempre ben distanziate fra loro e le regole e le norme di legge stabiliscono per chi pratica la caccia, qualsiasi tipo di caccia, distanze precise da strade, case, luoghi di lavoro… perfino dal singolo contadino sul trattore in mezzo al suo campo. E questo da molto tempo prima dell’insorgere del Covid-19.
In merito alla caccia al cinghiale in braccata, quelle di Legambiente sono elucubrazioni prive di fondamento, le paure della caccia come fonte di contagio mere fantasie e quelle lettere dal sapore intimidatorio inviate a funzionari e amministratori potrebbero essere viste anche come meritevoli di una denuncia per procurato allarme.
Da ben prima dell’improvvido intervento di Legambiente, Federcaccia è al lavoro su un “Protocollo di sicurezza” per indicare le migliori pratiche da applicare all’attività venatoria in tutte le sue varie forme nel rispetto delle disposizioni governative in materia di prevenzione del contagio, così come si sta facendo per qualsiasi altra attività svolta dai cittadini italiani.
Se perdureranno le disposizioni generali di evitare assembramenti a prevenzione delle possibilità di diffusione del virus – e fare previsioni da oggi all’apertura della stagione ci pare azzardato anche per Legambiente – siamo certi che le Regioni saranno molto puntuali nel definire le relative procedure fornendo, al pari degli altri cittadini, indicazioni precise anche per i cacciatori. Che come sono abituati a fare per tutte le regole che li riguardano, le seguiranno con attenzione.
La strumentalità delle lettere inviate è dimostrata anche dal fatto che non l’abbiamo vista scagliarsi con eguale veemenza contro i temuti assembramenti in spiaggia, nei locali pubblici o negli impianti sportivi. Forse perché questa sarebbe una posizione molto più impopolare?
Ricordiamo poi a Legambiente che in questo momento è proprio per una corretta gestione delle popolazioni animali che le Regioni stanno chiamando a partecipare i cacciatori a interventi a tutela degli habitat, delle colture agricole, della sicurezza dei cittadini e della fauna stessa.
Federcaccia si è già fatta promotrice di un intervento a livello unitario della Cabina di regia delle associazioni venatorie riconosciute e del CNCN per dare una risposta circostanziata e netta alle richieste di Legambiente alle Regioni.