Con ordinanza del 26 ottobre il Tar di Palermo ha confermato la sospensione della caccia al coniglio selvatico, condannando l'Assessorato regionale all'Agricoltura al pagamento delle spese (2 mila euro in favore degli animalisti (Legambiente, Wwf, Lipu).
Una nuova decisione dovuta alla riapertura della caccia alla specie decisa dalla Regione con decreto del 28 settembre. Le motivazioni portate dalla regione, secondo il Tar, non possono essere considerate valide per consentire il “prelievo sostenibile” del Coniglio selvatico "ponendosi in contrasto con le chiare statuizioni di questo TAR e con il principio di precauzione, per i quali il prelievo venatorio del Coniglio va sospeso sull’intero territorio regionale".
"Si è così realizzata una fattispecie paradigmatica di elusione del giudicato cautelare che si ha quando il comando del giudice non è violato direttamente ma mediante l’adozione di atti che consentono all’amministrazione di conseguire il risultato vietato, come accaduto nel caso di specie" si legge nell'ordinanza.
“Si e’ trattato di un decreto-truffa, di una gravissima violazione dell’ordinanza del Tar, di una scandalosa assenza di rispetto istituzionale nei confronti della magistratura – commentano Legambiente, Lipu e Wwf -: ormai non e’ più una questione ‘venatoria’, ma di rispetto della legalità. Questo decreto, con un’azzardata e testarda strumentalizzazione dei poteri amministrativi, per un mese ha reso legale un atto di puro bracconaggio: l’abbattimento fino a 15 esemplari di coniglio per ogni cacciatore siciliano, ovvero 382.935 animali". Sempre ipoteticamente parlando, chiaramente. Cosa che gli animalisti non dicono, sfruttando fino in fondo l'impatto sui media di numeri così elevati, che però a ben guardare hanno poca o nulla attinenza con la realtà.