In una diretta facebook con la blogger e presentatrice televisiva Tessa Gelisio, Piero Genovesi (Responsabile fauna selvatica Ispra) giovedì 19 gennaio è intervenuto sul tema del cinghiale. Ha precisato che la specie è in forte squilibrio e in continuo aumento (difficilmente censibile ma stimata in almeno 1,5 milioni di esemplari in Italia), arrivando a causare 20 milioni di euro di danni l’anno all’agricoltura.
Ha precisato che è una falsa credenza quella che attribuisce alla specie una maggiore prolificità rispetto al cinghiale autoctono del secolo scorso dopo le immissioni a scopo venatorio degli anni 80 e 90, evidenziando che questa idea, molto diffusa, non trova riscontro nella letteratura scientifica, che anzi, ha dimostrato che il patrimonio genetico del cinghiale è rimasto pressochè immutato negli anni. (Ne abbiamo parlato anche qui).
Riguardo alla nuova norma introdotta con la legge di bilancio, Genovesi ha sottolineato che nonostante i titoli di giornale e le polemiche, ha modificato ben poco sul controllo faunistico. “Qualcuno ha detto che può far aprire la caccia in città, non è così. La legge ha solo aggiunto che il controllo faunistico si può fare in città e nelle zone protette, ma era già così. Non c'è nessuna apertura della caccia in nessun luogo. Non modificando la legge sui Parchi e rimanendo in vigore le norme europee che proteggono le specie protette, si continuano a fare controlli con i paletti inalterati”. Si specifica, ha aggiunto, che gli operatori che possono essere chiamati dalle autorità preposte ai controlli devono essere i cacciatori locali. Il rischio, secondo Genovesi, è che ci sia un calo nella specializzazione dei coadiutori e una maggiore apertura verso la braccata, che, sostiene il tecnico Ispra, ha impatto di disturbo su altre specie e non è propriamente in linea con i piani di prelievo che indicano come necessario abbattere almeno il 65% delle femmine. Gli abbattimenti, ha ricordato Genovesi, dovrebbero concentrarsi su femmine e piccoli, altrimenti la popolazione non cala abbastanza. Mentre con la braccata ci si concentra prevalentemente su maschi adulti.
Ha poi sfatato un altro falso mito, quello tanto battuto dagli animalisti dell’esistenza di metodi alternativi all’uccisione di cinghiali, ovvero degli immuno contraccettivi. “In realtà - ha detto Genovesi - ad oggi non ci sono metodi efficaci di controllo delle nascite e di sterilizzazione della fauna selvatica. Le uniche tecniche disponibili, ha ricordato, sono sostanze che vanno iniettate ad ogni singolo individuo, quindi è impossibile pensare di intervenire su tutta la popolazione e su scala nazionale. Occorrerebbe catturare i cinghiali (che non è facile) trattarli con questi farmaci, poi ripetere l'operazione dopo qualche anno. Inoltre da un nostro studio condotto con i colleghi inglesi è emerso che anche se trattassimo l'80% dei cinghiali non avremmo un contenimento sufficiente, perchè se si sterilizzano delle femmine si apre la strada ad una maggiore probabilità di sopravvivenza dei piccoli nati da scrofe non ancora sterilizzate”.
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