Federcaccia Calabria in una nota interviene sul decreto emesso dal Tar in risposta al ricorso presentato dalle associazioni ambientaliste sulla riapertura annunciata dalla Regione della caccia ai turdidi fino al 30 gennaio, in applicazione delle modifiche apportate alla legge 157/92 (art. 18). Il Decreto, come abbiamo visto, rigetta l'istanza ambientalista ma al contempo dà un'interpretazione restrittiva della normativa vigente.
Federcaccia Calabria ritiene invece che, in base ai nuovi commi introdotti dalla Legge di Bilancio, l’attività venatoria possa proseguire fino alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato, prevista per il 29 aprile 2025. "Difatti - sottolinea Fidc Calabria - i nuovi commi 1 e 4, dell’art. 18, L. n. 157/92 dispongono che fino alla sentenza che definisce il giudizio (che non è quella del TAR che è stata appellata dinnanzi al Consiglio di Stato che deciderà il prossimo 29 aprile), l’attività venatoria è autorizzata e legittimata dalla legge e non più dal calendario venatorio e, ai fini delle modalità di prelievo (carniere giornate e orari di caccia), l’attività è regolata dall’ultimo calendario valido, che nel caso della Calabria, non essendo impugnati orari e numero di capi prelevabili, si può considerare quello della stagione in corso 2024/25".
Federcaccia denuncia inoltre che, nelle ore successive al decreto del TAR, alcuni cacciatori sono stati sanzionati dai Carabinieri Forestali per aver esercitato la caccia ai Tordi. L’associazione ritiene che tali sanzioni siano frutto di una lettura errata del decreto, che non avrebbe modificato l’art. 18 della legge 157/1992. Ha quindi assicurato piena assistenza legale ai cacciatori sanzionati e preannunciato eventuali azioni di tutela per l’intera categoria.
L’associazione invita infine la Regione Calabria a chiarire la situazione e a confermare formalmente la chiusura della caccia ai Turdidi al 30 gennaio 2025, come indicato nel comunicato del 10 gennaio. Tuttavia, in attesa di un intervento istituzionale, Federcaccia ha invitato i cacciatori calabresi ad astenersi precauzionalmente dall’esercizio venatorio sui Turdidi.