Il conduttore di Linea Verde Massimiliano Ossini ha portato un punto di vista propositivo sulla caccia evidenziando ciò che essa rappresenta al di là dei pregiudizi e delle etichette che spesso le vengono affibiate. “Non bisogna fare un discorso emotivo ma un discorso molto razionale – ha osservato Ossini che ogni domenica fa conoscere agli italiani le straordinarie risorse rurali, i prodotti tipici e le tradizioni del nostro paese.
In queste peregrinazioni Ossini ha modo di incontrare gli agricoltori e di venire a contatto con le problematiche del territorio. Come quella degli ungulati “da nord a sud – ha chiarito Ossini - gli agricoltori devono combattere quotidianamente con cinghiali, daini, cervi, il periodo di caccia è limitato e non si riesce a far fronte alla situazione”. Il Ministero dell'Ambiente deve senz'altro coordinare ma ad ogni regione deve essere data la possibilità di gestire le proprie peculiarità faunistiche, è necessario che in ognuna di esse abbia i mezzi per far fronte alle problematiche che si presentano. Il conduttore ha reso meglio l'idea attraverso un esempio. Il problema delle foreste del Cansiglio, dove le vacche brucano insieme ai cervi non può essere uguale a quello dei troppi storni in Sicilia, nelle Marche o in Emilia Romagna.
Smentendo le considerazioni di Bonelli e di Tallone secondo cui la fauna selvatica si troverebbe in condizioni di declino numerico, il giornalista di Linea Verde ha parlato nuovamente degli storni, responsabili di migliaia di euro di danni ogni anno. C'è un miglioramento nelle consistenze faunistiche, ne è una prova la presenza del fenicottero rosa, che è tornato a visitare le nostre paludi, oppuire lo stato di salute numerica dei rapaci, che tornano sempre più numerosi nei nostri cieli.
Fare il cacciatore non vuol dire sparare e basta. “Bisognerebbe forse andare lì con loro – spiega Ossini - togliersi dalla scrivania a vedere come lavorano questi signori che sono lì dalle 3 dalle 4 della mattina senza prendere nulla e spesso se ne vanno a casa a mani vuote”. Perchè essere cacciatore vuol dire anche altro: i cacciatori - spiega Osssini - si impegnano per ricostruire gli habitat delle specie e per difendere il territorio, a partire dalla gestione delle paludi e dei sentieri.