Pierluigi Marsico ha 33 anni, nella vita è un carabiniere e nel tempo libero un cacciatore appassionato e un cinofilo. “La caccia – dice – è l'unica attività che mi trasporta in un mondo tutto mio dove non ci sono guerre, droga e tutti i mali del mondo, ma solo il contatto diretto con la natura che si fa vivere in tutta se stessa”. Va a caccia nelle campagne attorno al cosentino, dove adora andare alla beccaccia col cane da ferma, oppure alla lepre con cani specialisti o ancora al cinghiale in battuta con un gruppo di affiatati amici.
L'attività dei cacciatori sul territorio è di straordinaria importanza, secondo Pierluigi “nessuna sentinella – scrive - è più efficace di un cacciatore che conosce palmo per palmo i boschi, i fiumi, le praterie, i monti. Nessuno come noi o più di noi si accorge dei cambiamenti ambientali e climatici. Noi possiamo contribuire con le nostre informazioni a prevenire cancri che affliggono l'ambiente”. Insomma, non è con le chiacchiere che si fa ambiente, dice.
La sua passione è scoccata a 6 anni, quando seguiva già il padre, cacciatore di tordi e quaglie. Una volta presa la licenza ha sperimentato ogni tipo di caccia, acquisendo, più tardi, anche l'abilitazione a selecontrollore per cinghiali.
Pierluigi è anche un eccellente cinofilo. Alleva setter inglesi, sarà a breve un giudice ufficiale di gara per il trofeo S. Uberto di Federcaccia, segue le esposizioni cinofile dell'Enci come commissario di ring e infine aiuta il padre nell'allevamento di 2 mute da lepre, (segugi Italiani e Petit Bleu de gascogne), e di una muta di segugi maremmani che cacciano il cinghiale.
La caccia per Pierluigi Marsico è importante anche in quanto “forma di aggregazione primordiale” capace di combattere con i fatti le illazioni di “falsi ambientalisti”, che – “vorrebbero creare un mondo irreale dove gli animali dovrebbero governare sull'uomo. Spero – dice - che un giorno la scienza illumini le menti di questi falsi moralisti”. Odia i bracconieri e grazie al suo lavoro, che svolge in una stazione di montagna – dice – è riuscito anche a togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
In tema con la rubrica dedicata ai Giovani, ci racconta la sua prima esperienza con la beccaccia, a un mese e mezzo dalla licenza,18 anni appena compiuti. “Cane in ferma schiacciatissimo a terra col naso puntato verso un ciuffetto d'erba poco distante da lui, io ce mi avvicino sicuro che l'avesse davanti al muso, all'improvviso un frullo più flebile di un soffio di brezza estiva, e lei, la regina, che se ne va a 10 metri di distanza da me, da tutt'altra posizione rispetto a quella individuata... ho capito a mie spese che non avevo a che fare con un essere normale... pensai di avere avuto la prova dell'esistenza dei folletti del bosco... rimasi senza parole per una giornata intera col pensiero a quella sagoma che silenziosa si allontanava fra i pini e le querce”.
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