Per Caccia Ambiente c'è qualcosa di più dietro alla mancata approvazione delle deroghe. Il riferimento è ad una comunicazione interna tra gli uffici regionali con la quale, riferisce Caccia Ambiente, si segnalava che “in esito alla sentenza della Corte di Giustizia del 15 luglio 2010, la Commissione europea - sez.Ambiente, chiedeva quali misure fossero state adottate dall’Italia per il rispetto della stessa”.
“Risulta evidente – così reciterebbe l’ultimo capoverso della missiva – come l’approvazione di una nuova iniziativa legislativa, che autorizzi il prelievo venatorio in deroga, configurerebbe una grave violazione della citata sentenza con il conseguente rischio di incorrere in una nuova infrazione…”. La lettera invitava il Presidente del Consiglio ad avvertire i consiglieri circa “l'inopportunità di nuove iniziative in materia”.
Tutti sapevano dell'impossibilità di approvare una normativa per il prelievo in deroga, osserva Caccia Ambiente, “ma tutti hanno taciuto per poi fingere di boxare scambiandosi reciproche accuse”.