L'operazione straordinaria di contenimento dei cinghiali nel Parco Fluviale di Lucca, realizzato in due battute lunedì 7 e martedì 8 febbraio, ha provocato le ire della Lav che ha protestato con una lettera inviata agli amministratori pubblici. “Prima i piccioni – scriveva Luigi De Benedictis presidente della Lav di Lucca – ora i cinghiali, non graditi in un territorio che meriterebbe l’aridità biologica mentre quella spirituale la possiede già”. La lettera proseguiva su toni astiosi nei confronti della caccia e del ricorso al fucile in generale per il contenimento delle specie in sovrannumero.
Ma è proprio a causa dell'assenza di un controllo venatorio che in questa zona i cinghiali si sono moltiplicati a dismisura, e, come ha spiegato l'assessore provinciale alla caccia Alessandro Adami, ciò stava compromettendo l'equilibrio ambientale e mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini.
A rispondere alla Lav è oggi il presidente di Fidc Lucca Carlo Martinelli, parlando di comportamento scorretto e fuorviante di associazioni ambientaliste anticaccia. “Ritengo – scrive- che la prevenzione operata dalla Provincia di Lucca e dal sindaco di Lucca Prof. Favilla non faccia una piega: è giusto così. Finalmente si risolvono problemi reali. “Sicuramente – spiega Martinelli - il contenimento corretto è un obbligo a cui nessuno deve sottrarsi proprio nel rispetto di quelle regole di democrazia e di interesse generale volte alla tutela delle specie animali e dell’ambiente in cui viviamo”. “
Da tempo – continua - ci facciamo carico di divulgare in modo scientifico, e non solo noi, che il sovrappopolamento di alcune specie crea nocumento: La presenza eccesiva di ungulati provoca il depauperamento di specie quali la piccola selvaggina stanziale e tutta quella selvaggina nidificante a terra”. Stesso problema per altre specie dannose come i corvidi, i gabbiani, i mustelidi e le volpi. “Che dire poi – scrive ancora – dei piccioni di città, portatori di patologie dannose all’uomo?, e che dire delle nutrie che a livello nazionale creano danni per oltre 200.000.000 di euro agli argini dei fiumi, con conseguenze che tutti purtroppo conosciamo? . Sono danni che in un modo o nell’altro devono essere riparati e in una situazione di ristrettezza economica come quella attuale, non ce lo possiamo permettere”.