In occasione dell'avvicinarsi della “caccia praticata”, in un editoriale rivolto ai propri associati, il Presidente di Arcicaccia, Osvaldo Veneziano, non risparmia sferzate a nessuno. Ne ha per “i faccendieri della politica”, “visibili solo per i calendari e l'acquisto della selvaggina”, con “funzionari di Provincie e Regioni, ma anche qualcuno che gestisce Atc e Parchi” e con “personaggi del mondo venatorio”, tutti responsabili per il presidente di Arcicaccia di un nulla di fatto che negli ultimi 20 anni ha portato l'avvicendarsi, secondo lui, di inganni e menzogne raccontate ai cacciatori su improbabili conquiste per il mondo venatorio.
Nel suo lungo intervento Veneziano torna anche a puntare il dito contro la Face “che fa accordi con gli ambientalisti in Europa e in Italia alimenta risse che portano a restrizioni”, e che, rispetto all'accordo che sarebbe stato discusso al Tavolo nazionale della Caccia, le associazioni aderenti all'organismo “prima hanno convenuto su un testo, pure con distinguo tattici, poi hanno detto 'non c'ero e se c'ero dormivo'”.
“Quest’anno – scrive Veneziano - i calendari venatori, pena il rischio di essere bastonati dai Tar, non si allontaneranno molto da quanto previsto dalle mediazioni iniziali offerte al Tavolo delle Regioni, nel rispetto delle indicazioni dell’Ispra. I contenuti dei calendari (5/6 giorni di caccia reale di differenza), infatti, non saranno molto lontani dalle proposte avanzate da Coldiretti/Legambiente poi peggiorate al Tavolo dai soliti propagandisti di parole sulla caccia che hanno presentato 'carte da chiacchiere' prive di dati e 'senza copertura della scienza'”. Il presidente di Arcicaccia prevede inoltre che “le limitazioni che saranno introdotte nelle Regioni non produrranno neppure il vantaggio di impegnare tutti i “portatori d’interesse”, ambientalisti compresi, a non ricorrere alla magistratura, che era poi l’obiettivo principale del Tavolo delle Regioni”. Un fatto che, da solo, dimostrerebbe l'approccio ideologico e incongruente del mondo ambientalista, ma che Veneziano preferisce attribuire alla responsabilità di chi ha rappresentato il mondo venatorio cadendo forse in una trappola ben architettata, che in realtà ha lasciato ben poco spazio alle motivazioni scientifiche portate dai rappresentanti dei cacciatori.
“La “casta” venatoria – continua in seguito Veneziano - ha peccato in pensieri, parole e opere. Vogliono fare qualcosa di buono e rapidamente? Cambino strada: l’unica che c’è è fatta di gestione faunistica e scienza. Noi, umilmente, ci uniremo”. |