Tre veterinari dell'Asl di Teramo e due esponenti di una
associazione animalista teramana sono stati rinviati a giudizio a seguito di un
esposto alla Procura per la cattiva gestione di un canile ad opera della Lega nazionale per la difesa del cane nel 2010. I capi di imputazione sono molteplici, vanno dal
maltrattemento animale, alla truffa alla falsità ideologica fino alla omissione di atti d'ufficio.
Secondo l'accusa 64 cani e 70 gatti vivevano ammassati in condizioni precarie, privati delle più elementari cure, malati e denutriti. Il motivo è semplice, riducendo al massimo le spese per la gestione della struttura, l'associazione animalista, sempre secondo la tesi della Procura, riusciva a intascarsi buona parte dell'ammontare degli ingenti contributi pubblici concessi sulla base delle leggi contro il randagismo. A giudizio anche il responsabile dell'unità randagismo dell'Asl, il direttore del dipartimento e responsabile del servizio sanità animale dell'Asl e il responsabile del servizio igiene degli allevamenti e produzione zootecnica dell'azienda sanitaria, tutti coinvolti nell'inchiesta per i mancati controlli sulla struttura, che avrebbero potuto e dovuto smascherare in tempo questo degrado.
Sugli esponenti dell'associazione che gestiva la struttura di ricovero – dice una nota della Lega per la difesa del cane - pesa anche l'accusa di esercizio abusivo della professione, visto che i controlli veterinari, gli esami diagnostici e la somministrazione di farmaci erano condotti a discrezione della struttura, che avrebbe anche omesso di nominare un veterinario responsabile come previsto dalla legge. Sempre secondo l’accusa, a causa dei maltrattamenti agli animali, sarebbero derivati gravi danni alla salute di questi ultimi e la morte di venti gatti.