Dopo l'ultima strage di innocenti nella scuola elementare Sandy Hook nel Connecticut, ad opera dello squilibrato Adam Lanza, (20 bambini e 6 adulti uccisi da armi che la madre del ventenne aveva acquistato regolarmente), il presidente Barack Obama ha annunciato l'adozione di nuove restrizioni che possano limitare l'acquisto e la detenzione di armi negli Usa. “Dobbiamo unirci – ha detto - e adottare misure importanti per prevenire nuove tragedie come questa. Indipendentemente dalla politica". Senz'altro la materia negli Stati Uniti può e dovrà essere oggetto di revisione e miglioramenti, anche se le polemiche sulla sicurezza non sono certo esenti da speculazioni tra opposte lobby di potere.
In Italia sulla questione intanto è intervenuto Nicola Perrotti, Presidente dell'Anpam (Associazione nazionale produttori armi e munizioni). "Come associazione dei produttori italiani, ovvero l'eccellenza nel mondo in questo campo visto che a Londra tutti e i 18 i finalisti olimpici del tiro a volo usavano materiale nostrano, stiamo facendo pressione sulle lobby Usa affinché affrontino il problema. In America devono fare in modo di arrivare ad una politica maggiormente restrittiva sull'acquisto e l'uso delle armi, ma non è semplice anche se noi continuiamo a fare sollecitazioni in questo senso. Lì qualsiasi limitazione viene sempre vista come una violazione delle libertà individuali".
"C'è sempre questa mentalità da pionieri, di tenere le armi in casa, e chiunque può acquistare anche quelle automatiche, con cui si possono fare delle stragi come quella di ieri - dice senza mezzi termini Perrotti -. Fatti del genere sono anche un incalcolabile danno di immagine, e noi cerchiamo di far capire che ci vogliono sempre registrazioni e controlli".
Interessante, sul piano sociologico e morale, l'opinione di Chuck Palahniuk, scrittore americano di successo. "Ci sono troppe armi in America - dice - ed è certamente neccessario limitarne la diffusione, ma anche parlare di questo significa non cogliere il cuore del problema: all'interno della generazione più giovane cova un sentimento di angoscia e frustrazione che si sfoga anche in episodi violenti, colorati a volte da farneticanti connotati ideologici". Sono il primo ad auspicarne una restrizione delle armi da fuoco, ma si tratterebbe di una soluzione tecnica, che non purificherebbe alla base il problema. La vera domanda da porsi è perchè un giovane uccide". "Non sono un sociologo né uno psicologo ma vedo che molti ragazzi vivono senza un sentiero da percorrere, e ne vuoto assoluto di valori e ideali. Non c'è nulla di peggio che vivere nel vuoto: alla lunga ciò può portare solo ad esplosioni violentissime".