Gli allievi di Federcaccia Lucca hanno potuto usufruire di una speciale lezione esclusiva sulla tecnica delle armi da fuoco al Museo Del Risorgimento di Lucca.
Un tracciato storico che vede intersecarsi le vicende della storia con la passione per l’attività venatoria, già radicata al tempo, con i particolari destini di schioppi nati per lepri e pernici e poi finiti sulle barricate delle battaglie per l’indipendenza.
Nelle radici della storia nazionale ed europea anche la caccia fu, a suo modo, una promotrice delle libertà civiche e dell’unità nazionale, senza la quale le legislazioni dei singoli stati avrebbero continuato a regolamentare in modo difforme l’attività venatoria, spesso con criteri feudali e fondiari.
Non si deve dimenticare che, pur affondando le radici nel diritto romano, la legislazione venatoria italiana porta con se principi di egualitarismo riconducibili alla rivoluzione francese: fu questa a dare i natali alle prime licenze di caccia pubbliche, con cui il cittadino poteva praticare l’attività pur non possedendo le immense riserve appannaggio degli aristocratici.
Un modo per riflettere, nel percorso formativo, su quanto niente sia scontato in termini di libertà individuali.
Non è un caso che le dittature del secolo scorso intendessero la repressione individuale anche in questo senso, privando i cittadini non graditi delle licenze di caccia e di pesca, nonché dei porti d’arma, in previsione del loro successivo annientamento. Lo ricorda tra l’altro un recente studio di Nicola Del Chiaro (Documenti e Studi 34/2013, pp. 75,76) che documenta il divieto di caccia e pesca per i cittadini lucchesi ,di origine ebraica, durante il periodo fascista.
Filippo Marchini