La terra trema ancora tra Ferrara e Modena. Dopo il devastante terremoto di sabato notte, che ha provocato la morte di 7 persone, devastazioni di moltissimi edifici e monumenti e oltre 3 mila sfollati, lo sciame sismico è continuato per tutta la notte facendo registrare oltre 100 piccole scosse.
L'evento sismico “ha riguardato sicuramente un'area più vasta di una sola faglia -dice il sismologo Luca Malagnini- perché per una sola faglia parliamo di un'estensione di circa 10 chilometri e invece il terremoto si è esteso per 30-40 chilometri almeno" e potrebbe non essere ancora concluso.
Un altro terremoto disastroso si era verificato a Ferrara nel lontano 1570. Colpa della falda dell'Appennino si muove in direzione della Pianura Padana, “comprimendosi e rialzandosi lungo un fronte che ha la forma di un arco e dove si concentra la pericolosità sismica" spiega alla Repubblica Claudio Chiarabba, funzionario di sala sismica. "Quando si rompe una faglia - spiega il sismologo Luca Malagnini - gli epicentri delle scosse si distanziano di una decina di chilometri l'uno dall'altro. Ma stavolta le scosse coprono un fronte di oltre 30 chilometri. Segno che a rompersi è stata più di una faglia".
Il movimento ha origine dalla placca adriatica che dall'Africa preme verso nord-est. I punti di compressione coincidono proprio con l'Appennino a ovest e a nord con le Alpi di Veneto e Friuli.