Un recente studio americano, pubblicato sulla rivista scientifica Elementa, ha messo in correlazione la sostenibilità ambientale dei diversi regimi alimentari, concludendo che chi si alimenta di soli vegetali non ha un minor impatto sullo sfruttamento delle risorse ambientali, anzi, eliminare del tutto il consumo dei prodotti di origine animale significa sfruttare i terreni in maniera non sostenibile.
Lo dice un team di ricercatori di importanti università americane che ha confrontato dieci tipi di comportamenti alimentari usando dei modelli di simulazione biofisica. I ricercatori hanno preso in considerazione la dieta vegana, due diete vegetariane (una che include latticini, l’altra che include uova e latticini), quattro diete onnivore (con vari gradi d’influenza vegetariana), una povera di grassi e zuccheri e una più in linea con le odierne abitudini alimentari statunitensi.
Secondo questi modelli la dieta vegana riesce a nutrire un numero di persone inferiore rispetto alle due diete vegetariane e alle quattro diete onnivore. Il motivo è da ricercarsi nel tipo di colture e nello sfruttamento dei terreni. Le cinque diete che contengono la maggior quantità di carne usano tutte le colture disponibili e la terra dedicata al pascolo degli animali. Ma la dieta vegana ha la particolarità di essere l’unica a non usare alcun tipo di coltura perenne e, per questo motivo, vanifica la possibilità di produrre molto più cibo.
La dieta a base vegetale è spesso proposta come strategia per sfamare una popolazione mondiale in continua crescita. Effettivamente i risultati di questo studio supportano questa tesi ma dimostrano anche il migliore sfruttamento delle risorse di una dieta varia, che comprenda modeste quantità di carne, rispetto ad una prettamente e rigorosamente vegana.