Un nuovo studio americano, condotto all'Oregon State University e pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science, ha confrontato per la prima volta tutte le mappe disponibili sulla presenza dei carnivori nel mondo negli ultimi 500 anni. Ne è uscito un quadro desolante, ovvero che questi hanno ormai perso gran parte dei loro territori di caccia, il che significa a causa dell'espansione umana hanno dovuto ridurre il loro areale di distribuzione nelle poche aree verdi ancora rimaste. Le mappe antiche sono state confrontate con quelle di oggi, tracciate da Iucn.
Sulle 25 specie analizzate, 15 hanno perso più della metà dei loro territori di caccia. Particolarmente danneggiata è la tigre, che avrebbe perso il 95% del territorio che occupava cinquecento anni fa. Altri predatori se la cavano meglio. La lince euroasiatica e il dingo australiano hanno perso il 12% del loro territorio, mentre le iene tra il 15 e il 27%, il lupo grigio il 26%, leopardi, puma, giaguari, orsi tra il 30 e il 90%.
"Dei venticinque grandi carnivori che abbiamo studiato il 60% (15 specie) hanno perso più della metà delle loro aree di caccia storiche" continuano gli scienziati sottolineando che "le reintroduzioni scientifiche dei grandi carnivori in aree dove cacciavano in passato possano essere vitali per la loro conservazione e per promuovere i loro importanti effetti ecologici sull'ambiente", spiegano i ricercatori. "In un quadro di declino, altri studi dimostrano come l'insieme di lupi, cani selvatici, dingo, iene, coyote mostrano segnali promettenti nella ripopolazione e l'espansione" dice speranzoso Chris Thomas, ecologista dell'Università di York. Il caso dei lupi in Italia, dove hanno ormai raggiunto l'areale di secoli fa, è sicuramente un esempio di questa espansione.