Che i pentastellati fossero a favore del passaggio graduale di tutti gli italiani alla filosofia animalista, lo sapevamo. Ma una cosa è promuovere, idealmente, un principio, un'altra è utilizzare una condizione di potere, quale è il governo di una città, per imporre un dogma minoritario, che può essere invece liberamente non condiviso, per giunta ai bambini.
E' quello che sta succedendo a Torino, nelle cui mense scolastiche, da settembre, sarà servito una volta al mese un pasto completamente privo di proteine animali, senza possibilità di scelta. Niente di tragico e niente di dannoso per i bimbi, sia chiaro. Cose tipo riso e piselli, pasta al pomodoro come primo (per i primi piatti – assicurano dall’assessorato – i bambini continueranno ad avere l’opzione parmigiano”, e grazie della concessione!), lenticchie e fagioli al posto di un classico secondo a base di carne o formaggio.
La questione è il messaggio che si vuole inculcare nelle teste dei bambini. Infatti nelle intenzioni della sindaca Appendino, c'è, come da programma “la promozione della dieta vegetariana e vegana sul territorio comunale”. La giunta, per attuare questo punto, e traghettare Torino nel novero delle città Vegan friendly, ha pensato bene di rivolgersi ai più piccoli. Non si tratta solo di alimentazione, ma di far passare un messaggio animalista.
Nelle scuole, sempre attenendosi al programma di governo, si pensa infatti di istituire anche “progetti didattici sulla tutela, sul rispetto degli animali e sulla corretta alimentazione in collaborazione con le associazioni animaliste, medici nutrizionisti, organi di politica ed esperti di settore”.