Quando si parla di competenze ambientali, bisognerebbe tenere bene a mente che vanno considerate nell'insieme, ovvero che la tutela di una specie non deve andare a discapito delle altre e degli equilibri ambientali. In quest'ottica non pare certo fuori luogo la posizione sostenuta dalla ministra dell'Ambiente svizzera, Simonetta Sommaruga, che, pur schierandosi contro la possibilità di aprire la caccia selettiva al lupo anche nelle aree protette, opzione in fase di approvazione nell'ambito della revisione della legge sulla caccia, non si oppone all'abbattimento, facendo notare, per esempio, come un branco abbia bisogno di un territorio di 250 km2, ossia più del doppio della superficie delle riserve svizzere.
Non c'è bisogno di rammentare che il nostro Ministro all'Ambiente, Sergio Costa, si rifiuta aprioristicamente di considerare qualsiasi opzione di controllo della specie, in un Paese come il nostro che conta il maggiore numero di lupi in Europa, con tutti i danni che ne conseguono per la pastorizia. Il problema è sostanzialmente ignorato, così come quello degli orsi problematici in Trentino, le cui peripezie hanno fatto breccia nel cuore del Ministro. Emblematico il caso dell'orso M49, autore di innumerevoli stragi di animali da cortile, ribattezzato dallo stesso Costa con il nome di Papillon. Evocando la fuga per la liberta' intepretata nell'omonimo film da Steve McQueen, ha voluto dare un messaggio ben chiaro.
Ricordiamo che in Svizzera i due rami del Parlamento hanno gia' raggiunto un accordo che prevede, appunto, la possibilità di autorizzare battute selettive in tutto il territorio, non solo a singoli animali identificati per la loro pericolosità, ma un numero predefinito di esemplari. I Cantoni potranno prevedere la regolamentazione di alcune specie protette previa consultazione dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), purché vengano soddisfatte determinate condizioni.