Il convegno sui problemi del lupo, tenutosi Venerdì 5 aprile presso la sala convegni del Seminario vescovile di Bedonia, dal titolo “Lupo: Un problema sociale che va gestito”, al quale hanno anche partecipato in rappresentanza AIW, i Prof. Spartaco Gippoiti e Giuliano Milana, ha sortito un ottimo successo in termini di partecipazione ed ha suscitato momenti di vivace dibattito tra i relatori e il pubblico.
Nel confronto si sono susseguite le opinioni e ricerche di relatori competenti in tematiche concernenti il tema della conservazione ambientale e territoriale, la disinformazione mediatica e le misure concrete in contrasto alla problematica delle predazioni dei lupi. Hanno anche partecipato al dibattito: Giuseppe Macrì, presidente Pro Segugio di Parma; Giovanni Todaro, giornalista specializzato e autori di studi sul lupo ed esperto di disinformazione; Michele Corti, presidente dell‘Associazione Nazionale Tutela Ambiente e Vita Rurali. All’interno del dibattito, moderato da Chiara Corradi – direttrice de il Parmense.it – a rappresentare il mondo della politica erano presenti l’On. Laura Cavandoli, deputata Lega al parlamento e l’On. Sergio Berlato, europarlamentare FdL/ECR e presidente Associazione per la Cultura Rurale.
Nei vari interventi si è confermato che, storicamente, il lupo rappresenta una potenziale minaccia per l'uomo. Ma, soprattutto, oggi non è pensabile che la specie non sia gestita senza che vi sia discapito per molte attività economiche. Capitolo a parte è l'impatto del lupo sui cani, argomento che solo oggi sta divenendo oggetto di attenzione grazie ad un progetto di Federcaccia. Per quanto riguarda gli interventi dei rappresentanti AIW, Gippoliti ha focalizzato il suo intervento sulle dinamiche recenti del movimento conservazionistico internazionale, sempre più influenzato da il movimento dei diritti degli animali che vuole appropriarsi della disciplina della Biologia della Conservazione che, lo ricordiamo, ha come obiettivo il mantenimento di specie, ecosistemi e processi ecologici, non i singoli individui di poche specie. Gippoliti ha poi osservato che i lupologi europei si assumono chiaramente un ruolo politico quando scrivono (Chapron et al., 2014) che “At present, there is a conjuncture between many policy areas combined with a generally supportive public opinion, so that the positive forces have been prevailing. However, the underlying negative forces are still present and could reemerge as a result of ecological, social, political, or economic changes. There is a need to monitor both the ecological situation and the Sociopolitical climate to ensure that the current trends are maintained”.
Il clima socio-politico cambia perché la realtà non corrisponde alla narrazione che i vari progetti LIFE EU hanno propagandato con fondi pubblici e quindi è la società che deve chiedere alla comunità scientifica di trovare risposte efficaci e non di continuare ad affidarsi ad una propaganda a senso unico. Milana si è concentrato invece su un aspetto specifico, quello dell'ibridazione lupo-cane. Dopo aver ribadito che al momento, in particolare per la penisola, il ritorno del lupo va ascritto solamente a dispersione naturale della specie favorito da riforestazione e aumento cinghiali, lo zoologo ha messo in luce il paradosso dell'ibridazione del lupo che rischia di compromettere il valore dell'intero progetto conservazionistico.
Proprio la mancanza di incisività nell'affrontare questo problema mette, secondo Milana, in luce la propensione 'animalista' della lupologia italiana, molto rigorosa nel richiedere che altre categorie cambino stili di vita a favore del lupo, ma essi stessi non in grado di affrontare concretamente il problema dei lupo-cani che favoriscono accettando che i lupi vivano in ambienti molto antropizzati.
Franco Zunino (Comunicazioni periodiche AIW)