La gestione del lupo in Veneto continua a far discutere. L’Associazione per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali e il consigliere regionale Stefano Valdegamberi hanno richiesto alla Regione Veneto la documentazione relativa all’applicazione delle deroghe al regime di protezione del lupo, evidenziando quella che definiscono una "gestione rinunciataria" da parte delle istituzioni locali.
Dall’analisi dei pareri dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e delle autorizzazioni concesse dal Ministero dell’Ambiente (MASE) emergono criticità che alimentano il malcontento tra allevatori e associazioni rurali. Due i punti più contestati: Dissuasioni mancate nelle malghe vicentine Il MASE aveva autorizzato per tutto il 2024 la sperimentazione dell’uso di pallottole di gomma nei comuni di Arsiero e Torrebelvicino.
Tuttavia, la Regione non ha dato seguito all’intervento, accettando le condizioni poste da ISPRA, che prevedevano la presenza contemporanea di recinti elettrificati, pastori e cani da guardiania. Condizioni che, secondo gli allevatori, sono difficilmente applicabili nelle malghe venete caricate con bovini.
Il risultato? Nessuna azione concreta per contrastare il problema. Il caso della "lupa del Piave" Catturata il 15 settembre dopo comportamenti confidenti, l’esemplare era stato considerato "pericoloso" da ISPRA, che aveva dato parere favorevole sia alla cattura che all'abbattimento. Il Ministero dell’Ambiente aveva quindi autorizzato entrambe le opzioni, ma la Regione Veneto ha deciso per la cattura e il successivo trasferimento dell’animale al Centro di Ricerca e Recupero della Fauna Selvatica dell’Università di Udine.
Il consigliere regionale Stefano Valdegamberi attacca duramente la Regione: "ISPRA e il Ministero sono sempre stati usati come alibi per l’inerzia della Regione Veneto. Ora che entrambi avevano autorizzato l’abbattimento della lupa, per paura delle reazioni animaliste si è deciso di esiliarla in Friuli, con quali costi per i cittadini?" Critico anche Enrico Beltramini, presidente dell’Associazione Salvaguardia Rurale Veneta: "Si è scelto di allontanare un singolo esemplare mentre si ignora il problema dei branchi che devastano le montagne venete".
Duro anche Michele Massella, portavoce del comitato Giovani Allevatori della Lessinia: "Perché in Veneto non si applicano le stesse deroghe del Trentino, dove l’abbattimento è stato autorizzato anche con misure di protezione insufficienti?" La questione del lupo resta un tema caldo nel dibattito sulla gestione della fauna selvatica e della vita rurale in Veneto, con gli allevatori che chiedono risposte concrete e interventi più decisi da parte delle istituzioni.