Recentemente la Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti della Svezia per aver deciso il prelievo di 20 esemplari di lupo, specie protetta in tutta Europa. Le misure decise dalla Svezia, che ha reintrodotto a fatica il lupo solo recentemente, sono atte a mantenere la popolazione entro il numero massimo di 210 esemplari così da evitare che possa costituire un problema.
A difesa della Svezia si è schierata la Face. "La caccia al lupo svedese è legale – dichiara in un comunicato Johan Svalby, consulente legale della Federazione dei cacciatori europei -. Secondo la direttiva UE sugli habitat, la Svezia può consentire una battuta di caccia limitata e strettamente controllata come atto di gestione. Questa misura di gestione – continua il legale - ha il grande vantaggio di essere la risoluzione dei conflitti che si creano nelle comunità rurali e contribuisce al mantenimento delle popolazioni in uno stato di conservazione soddisfacente a lungo termine”. Secondo la Face questa interpretazione della direttiva Habitat è supportata dalle Linee guida per i piani di livello di gestione della popolazione dei grandi carnivori in Europa, preparata e adottata dalla Commissione europea.
Il problema principale per i lupi non è il loro numero, spiega Torsten Morner, membro della Commissione Ambiente del gruppo di lavoro sui lupi e Presidente della Associazione dei Cacciatori svedese, ma la loro consanguineità e la loro debole condizione genetica. “ Il lupo è un grave problema per le persone che vivono nelle zone rurali – spiega Morner - . Lo scopo della caccia al lupo è quello di creare le possibilità per risolvere il problema con i lupi consanguinei”.
La Svezia secondo Morner detiene record brillanti nella conservazione dei carnivori proprio laddove ha utilizzato la caccia come mezzo per una buona conservazione, come per l'orso bruno e la lince. “Se vogliamo raggiungere la biodiversità a cui aspiriamo in Europa – conclude - dobbiamo tutti fare un passo al di là delle abituali concezioni e accettare che questo aumento della popolazione non può sopravvivere in un regime puramente protezionistica”.