“I cinghiali al Parco giochi…tra i bambini. Ora è a rischio la sicurezza degli abitanti, e non solo più dell’agricoltura già colpita in più occasioni”. E' l'ennesimo allarme cinghiali sollevato nella lucchesia, dove le devastazioni al settore agricolo si stanno facendo, secondo gli agricoltori della provincia, via via sempre più gravi e dove la presenza dei cinghiali si avverte anche nelle zone abitate (i cinghiali sono stati avvistati nel parco giochi di Sant'Anna, frequentato da famiglie con bambini. .
Le gite senza permesso dei cinghiali sono state accompagnate – riferisce un comunicato degli agricoltori - da una nuova scia di devastanti raid nella zona di Carignano e di San Michele di Moriano: rasi al suolo porzioni di campi di granoturco, ortaggi e frutteti. Demolito anche un campo di angurie. A rischio anche la stabilità dei terreni ed in particolare degli argini del fiume Serchio dove sono stati avvistati, a più riprese, l’ultima due giorni fa, gruppi numerosi (ed affamati) di cinghiali. A farne le spese una decina di aziende agricole costrette a convivere, con enormi difficoltà, con il proliferare incontrollato dei cinghiali. “Troppi” secondo Coldiretti, Cia e Unione Agricoltori che in più circostanze – e già in quella stessa zona - aveva denunciato l’eccesso di un fenomeno sfuggito di mani e non più gestibile con misure ordinarie. “La situazione è insostenibile – scrivono in una nota congiunta Francesco Ciarrocchi (Coldiretti), Alberto Focacci (Cia) e Vittorio Silvestrini (Unioni Agricoltori) – l’equilibrio è saltato ed è ora indispensabile mettere in atto tutte le misure necessarie per fare fronte ad una vera e propria emergenza. Le aziende sono esasperate”.
I cinghiali sembra non non curarsi del fattore umano. “Hanno distrutto – raccontano Coldiretti, Cia e Unione Agricoltori – la metà del raccolto di granoturco delle aziende, e il raccolto di ortaggi di altre è praticamente andato perso. Ma a preoccupare sono gli effetti anche sull’equilibrio idrogeologico: i cinghiali scavano e provocano buche nel terreno che rendono fragili gli argini. Il pericolo non è solo per l’agricoltura e per le aziende che subiscono ormai abitualmente danni. E’ una fase di emergenza, e servono interventi di emergenza – concludono le associazioni – non si possono allontanare con un fischietto”.