Riceviamo e pubblichiamo:
Eccola una notizia affatto confortante per chi ha criticato il Documento dell’AIW del 20 agosto scorso sul problema del Lupo in Italia e sulla tesi, da sempre sostenuta dal sottoscritto, che il Lupo sulle Alpi piemontesi è arrivato dalla Francia e non dall’Appennino. La rivista Piemonte Parchi edita dalla Regione Piemonte, da sempre sostenitrice della difesa del Lupo delle Alpi a prescindere dalla sua provenienza (per altro sempre data per certa come appenninica) e che negli anni scorsi aveva sempre cercato di minimizzare i danni dei Lupi, nel suo ultimo numero (8/2011) in un articolo a firma della collaboratrice Claudia Bordese così riporta:
“(...) i lupi sono tornati a calcare le vallate alpine piemontesi (...) sconfinando dalla Francia, poi avanti fino all’Ossola. (...) come tutte le medaglie anche questa ha il suo rovescio. Le nostre montagne sono da secoli fonte di sostentamento per chi si dedica all’allevamento di ovini e caprini. (...) Gli attacchi - circa 300 nella sola stagione d’alpeggio 2009 in Piemonte - generano danni che vanno ben oltre il numero dei capi uccisi. Si devono infatti mettere in conto anche i molti animali feriti e quelli dispersi, quelli che per sfuggire all’attacco sono precipitati in un dirupo, o che per la paura hanno drasticamente ridotto la produzione di latte. Lo scompenso psicologico, inoltre, indebolisce ulteriormente i sopravissuti. I costi di gestione aumentano, perché gli animali non possono più essere lasciati soli, e sovente si deve ricorrere all’impiego di recinzioni elettrificate o all’uso di cani da guardiania. (...) i cani, istintivamente preparati ad attaccare e respingere i lupi possono a volte rivelarsi un problema per l’escursionista di passaggio. Al tutto si somma il disagio psicologico di operare nella costante aspettativa di un attacco. E’ evidente che non è sufficiente la compensazione economia dei capi uccisi per risolvere il problema.”
In altre parole, sono le stesse cose che si possono leggere nel mio Documento “Il problema Lupo in Italia”, solo che a scriverle non è Franco Zunino ma Claudia Bordese collaboratrice di Piemonte Parchi, e sono parole che sembrano echeggiare la relazione della Commissione Agricoltura della Camera che sta esaminando questo problema! Non resta che augurarsi che detta Commissione tenga conto di questo articolo, che, ripeto, non proviene dal solito Franco Zunino e pubblicato dallo (per molti) spregevole “Wilderness/D”, ma da altra persona e pubblicato da un giornale autorevole ed ecologicamente schierato “dalla parte giusta” (ancorché una posizione super-partes sarebbe richiesta, vista la sua dipendenza politica da una Regione e quindi a rappresentare tutti i cittadini della stessa) che fino a ieri sul ritorno del Lupo nelle Alpi ha sempre sostenuto (Direttori intesta!) una tesi nettamente inversa. Per non dire dei danni che i lupi stanno infliggendo alla pastorizia piemontese, fregandosene (i lupi) delle migliaia di cinghiali, cervi e caprioli che popolano il suo attuale areale e delle belle teorie da manuale ecologico che tanto piaccino agli animalisti ed ecologisti da strapazzo (o, meglio, da banchi di scuola): gli anelli più deboli della catena alimentare del Lupo in Europa erano e restano sempre la pecora, la capra, il cavallo ed il vitello!
Peccato che quest’articolo “coraggioso” (perché in contraddizione con tutti gli articoli apparsi in precedenza sulla stessa rivista (ripeto, spesso diretta da animalisti anticaccia convinti!) si perde però poi nel finale, là dove anziché trovare il coraggio di dire anche che i lupi devono essere ridotti di numero, la Bordese si barcamena con le parole ed annuncia la solita soluzione all’italiana: una commissione di studio (“progetto PROPAST”) per stabilire cosa fare! Ma è già qualcosa, visto che fino a poco tempo fa i due argomenti trattati, messi nero su bianco da Piemonte Parchi, erano un tabù. Se non altro si riconosce che un problema esiste; e sì, è già qualcosa!
Murialdo, 11 Ottobre 2011
IL SEGRETARIO GENERALE
F.to Franco Zunino