Nella manovra governativa (in queste ore però oggetto di ulteriori emendamenti e modifiche) è contenuta anche la norma sulle possibili liberalizzazioni dei terreni agricoli di poprietà pubblica. Si prevede quindi la dismissione di un patrimonio terriero stimato dalla Coldiretti in 6,2 miliardi di euro, in pratica 308 mila ettari di terreni coltivalbili, dai quali potranno nascere fino a 43mila nuove imprese agricole condotte da giovani, ai quali è stato assicurato il diritto di prelazione nelle procedure di cessione.
“La cessione di questi terreni - ha affermato recentemente il presidente della Coldiretti Sergio Marini - toglie allo Stato il compito improprio di coltivare la terra, rende disponibili risorse per lo sviluppo ma soprattutto ha il vantaggio di calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la redditività delle imprese agricole che rappresentano una leva competitiva determinante per la crescita del Paese. E’ certo infatti - ha precisato Marini - che nessuno meglio degli imprenditori agricoli è in grado di valorizzarli lavorando la terra e generare nuova occupazione”.
La legge di Stabilità prevede che entro tre mesi dalla data di entrata in vigore il Ministero delle Politiche Agricole, con uno o più decreti di natura non regolamentare da adottare d’intesa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, individui i terreni a vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, di proprietà dello Stato”, “nonché di proprietà degli enti pubblici nazionali, da alienare a cura dell’Agenzia del Demanio”.