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mag4 04/05/2011 17.04
Ma chi l’ha detto che i caprioli belli si trovano soltanto all’estero? Niente di più falso! Innanzi tutto c’è da dire che ogni capriolo è bellissimo, dal piccolo dell’anno al vecchio maschio in regresso, ma se per bellezza vogliamo intendere oltre al trofeo anche la corporatura fisica, bhe, credo che allora nel nostro bel Paese ci siano degli animali veramente eccezionali.. Anzi, possiamo dire che i caprioli “italici” nostrani hanno il fisico più grosso e più robusto dei loro simili del Centro e Nord Europa. Infatti, se é raro trovare in Austria, Ungheria, Slovenia, Croazia, Svezia, Slovacchia, Polonia animali adulti che superano i venti chili di peso, da noi in Maremma e sull’Appennino Tosco – Emiliano e Umbro - Romagnolo sono frequenti maschi che superano addirittura i trenta.
Quando inviai per e-mail le foto al mio carissimo amico Pasquale di due caprioli che avevo abbattuto al Corsiccio, in una splendida tenuta in provincia di Bologna, lui mi rispose: “Se avessi saputo che andavi in Ungheria, ti avrei mandato un regalo per Laszlo!”. Anche se dobbiamo riconoscere che le pianure magiare sono la vera patria del folletto rosso, non possiamo certo paragonarle per bellezza ai nostri territori! Mi spiace per Laszlo & C. e per gli amanti della Pustza, ma lo splendido mix di prati, monti, montagne, colline, incolti, tagliate e medicai che caratterizza l’habitat italiano è lo scenario ideale per qualsiasi forma di caccia. In passato avevo già avuto modo di cacciare caprioli, daini e cinghiali sui monti intorno a Porretta Terme, e sempre in compagnia di Sauro Bazzani, il proprietario del marchio BS Planet. Sauro, per chi non lo conoscesse ancora, è il “papà” del Top dei collari localizzatori satellitari: il BS 102, l’uomo che tutti i cinofili europei dovrebbero ringraziare per aver risolto molti dei loro problemi. Con lui e con suo zio Mauro abbiamo girovagato spesso a ridosso della splendida tenuta il “Corsiccio di Bombiana” e immancabilmente, quando sbinocolavamo verso i suoi immensi prati e calanchi abbiamo sempre visto al pascolo folti branchi di cervi, di daini e di caprioli. Mai e poi mai avrei immaginato che, senza che neanche glielo chiedessimo, Giacomo Mazzetti, il gestore dell’Azienda un bel giorno c’invitasse a cacciare nella sua riserva. A nostra insaputa, quando noi tenevamo d’occhio il Corsiccio, lui teneva d’occhio noi, così, con la cortesia e la gentilezza che caratterizza tutti i grandi gentiluomini emiliani, un bel giorno Giacomo ci fece un invito “ufficiale” per cacciare suoi ospiti. Sinceramente, se avessi potuto scegliere il selvatico avrei optato per un bel daino, perché morivo dalla voglia di tirare ad un bel palancone (era da parecchio che non ne vedevo uno), ma anche il capriolo alla cerca è sempre nel mio cuore. Forse è una delle mie cacce preferite, subito dopo quella al cinghiale in battuta s’intende!. I grandi progetti, le solide alleanze e gli affari importanti si decidono spesso a tavola. Così, alla mia richiesta se nei paraggi ci fosse un ristorante – pizzeria dove sapessero fare una Capriciosa come si deve, Giacomo e Sauro risposero all’unisono di si, ma che mi avrebbero fatto fare anche una bella scorpacciata di funghi porcini. Il mattino seguente, ancora a buio pesto, eravamo già in posizione. Durante la notte era venuto giù il diluvio universale, tanto che la strada sterrata che avevamo percorso per raggiungere la zona indicataci da Giacomo la sera prima, era tutta cosparsa di pozzanghere. Ma il cielo si presentava terso e cristallino, niente di meglio come condizioni climatiche – meteorologiche per cacciare il capriolo. Io e Sauro decidemmo di sistemarci in un punto strategico da dove, una volta fatto giorno, avremmo avuto un’ottima visibilità su due campi seminati ad erba medica. Uno dei due era stato tagliato di recente e sembrava un immenso campo di calcio, mentre nell’altro le piante superavano il mezzo metro di altezza e fumavano per l’effetto condensa come se stessero bollendo. Una singola, quanto inconfondibile sagoma, era già fuori nel prato tagliato. Brucava e camminava contemporaneamente avvicinandosi sempre più al limitare del bosco. Non bisogna essere dei geni per capire che quel capriolo doveva aver già riempito il suo piccolo stomaco e che non vedeva l’ora di rientrare nel bosco per ruminare in tutta tranquillità. Quel giorno avevo con me la Weatherby Ultralight Accumark calibro 270 WM mancina, con sopra montato il mio cannocchiale preferito da “camosci”, lo Swarovski serie AV 6 – 18 x 50 P. Feci scorrere in canna una cartuccia ricaricata con una delle stesse palle che usa il fabbricante nel sue munizioni originali: la Hornady Spire Point BT Interlock da 130 grani. Nonostante il terreno bagnato, l’appoggio sull’Harris era solidissimo, la distanza (140 mt) era ideale, la combinazione arma – ottica – munizione era perfetta…….. l’unico inconveniente era che con quelle condizioni di luce né io né Sauro riuscivamo a capire quale fosse il sesso dell’animale. Anche se Giacomo non ci aveva posto limiti di “punteggio”, non avrei avuto nessun problema a tirare ad un puntuto dell’anno al posto di un bellissimo sei punte regolare, ma siccome non eravamo stati autorizzati a prelevare anche le femmine, sarei morto piuttosto che fare un abbattimento sbagliato. L’esperienza mi diceva che quel capriolo doveva essere un maschio giovane, ma non ero sicuro al cento per cento. Nell’indecisione lo lasciai raggiungere sano e salvo il folto senza colpo ferire. Con l’amico di Gaggio Montano ci scambiammo un’alzata di spalle ed un sorriso. Alla fin fine, anche un’azione come quella é pur sempre caccia vera. Mentre rimuginavo sull’accaduto, nell’erbaio vidi una groppa scura. Accidenti! Un cinghiale. Lo indicai anche a Sauro che annuì, ai cinghiali sì che potevamo sparare. Impugnai la 270 Weatherby, mi sdraiai di nuovo in terra (tanto ormai avevo la giacca tutta fradicia!) e proprio nell’attimo che presi a traguardarlo attraverso lo Swarovski AV questi alzò il capo e per non lasciarmi nessun dubbio sia a quale specie appartenesse sia quale fosse il suo sesso, tra le corna aveva impigliato un rametto d’erba medica. Lo mirai veloce dietro lo spalla e sparai senza neanche armare lo stecher. L’effetto fu un qualcosa di “idrico”. La palla sollevò dall’erbaio una nuvola d’acqua e lo stesso fece il freno di bocca davanti a noi impedendomi di vedere ogni cosa. Non riuscii neanche a sentire se avevo colpito qualcosa di solido, ma fui abbastanza ottimista perché non vidi nessuna sagoma correre dopo lo sparo. Io e Sauro lasciammo insieme la nostra posizione per andare sull’Anshuss, ma quello fu un grosso errore, perché quando c’inoltrammo in quel mare d’erba, oltre ad inzupparci fino alla cintola, non riuscimmo più a trovare l’esatta posizione dov’era il capriolo prima del tiro. Perdemmo più di mezzora in quel medicaio bagnato, ma senza risultato. Che sfiga, pensai, dopo essere stati più di un’ora al buio ad aspettare il momento buono, quando era giunto lo avevamo sciupato per cercare un capriolo che oltretutto non ero neanche sicuro d’aver colpito. Nel bosco udimmo abbaiare un capriolo e in un prato lontanissimo avvistammo tre sagome rossicce che col mio Leica Geovid 8 x 42 identificai senza difficoltà come una femmina di capriolo coi piccoli. Avevo perso una buona occasione, chissà se me ne fosse stata concessa un’altra. In men che non si dica, con la circospezione che possono avere soltanto due vecchi e, diciamolo pure, esperti cacciatori, controllammo alcuni prati. Nell’ultimo, oltre al solito caratteristico trio formato da una capriola con due piccoli ognipresente in tutti i campi visionati, c’era anche un bel maschietto giovane. Lanciai subito l’impulso laser del Leica Geovid e nel display lessi la distanza: 320 metri. Troppi, anche per un camoscio. Forse per compensare la piccola sfortuna di prima, il terreno si prestava molto bene per permettermi un facile accostamento. Raggiungemmo un piccolo dosso distante circa un centocinquanta metri dal piccolo prato dove l’allegra famigliola pascolava ignara del pericolo incombente, ed appena mi sporsi per sistemare la carabina sul bipiede, vidi che gli animali erano molto agitati. Avrei scommesso qualsiasi cosa che non dovevano averci avvertiti perché l’accostamento era stato da manuale, a vento buono e stando sempre coperti da avvallamenti e/o da fitta vegetazione. Il primo a scappar via fu proprio il maschio giovane, che con quattro lunghi salti s’inoltrò nel bosco, seguito a ruota dalla femmina e dai due piccoli un po’ titubanti. Per scappare così non dovevano essere stati spaventati da una presenza umana, ma piuttosto immaginai che avessero avvertito l’avvicinarsi di uno o più cani. Oppure di un capriolo dominante. E’ stata la prima volta in vita mia che ho assistito ad uno spettacolo simile. Come il prato fu deserto, arrivò di corsa un grosso capriolo. Entrò nel prato con una tale foga che d’impulso mi ricordò un toro quando entra infuriato nell’arena della corrida. E come un toro, il capriolo raspava il terreno con le zampe anteriori e incornava tutto quello che gli capitava a tiro. Era veramente una scena straordinaria e il maschio era un bellissimo esemplare dal trofeo regolare, alto e ben sviluppato. Questa volta, memore dalla padella mattutina, mi concentrai parecchio prima di sparare. Aspettai che il capriolo fosse perfettamente immobile e messo bene di traverso poi armai lo stecher, inspirai, mezzo fiato fuori e sfiorai il sensibilissimo grilletto. “Colpito!” esclamò Sauro al mio fianco. La mattinata era cominciata male, ma in compenso stava finendo bene. Lo ripeto, per chi non mi conoscesse bene, anche se non do mai troppa importanza alle dimensioni del trofeo, sarebbe stato da ipocriti non ammettere che ero felicissimo di quello che m’ero appena guadagnato. Non potevo esserne certo, ma da quel poco che ero riuscito a vedere nella penombra del mattino sdraiato nel medicaio, il capriolo abbattuto doveva essere più bello di quello che avevo sbagliato. Giacomo sarebbe stato sicuramente contento dell’abbattimento. Dopo le immancabili foto di rito, misi la fascetta numerata al capriolo, lo eviscerai sul posto, lo stipai nello zaino e me lo caricai in spalla. Avremmo dovuto fare due – trecento metri di strada per arrivare alla macchina, ma non sarebbe stato un problema percorrerla persino con il piacevole fardello, perché era tutta in discesa. Da dov’eravamo godevamo di una visuale splendida, potevamo vedere Gaggio Montano, Silla, Porretta Terme, Bombiana ed anche moltissimi prati dove, nonostante l’ora, in alcuni spiccavano qua e là degli inconfondibili puntini rossastri. L’occhio m’andò ancora una volta verso quel mare verde che era stato il teatro della nostra spiacevole avventura di prima mattina e leggermente più in alto di dove avevamo cercato invano il capriolo vidi un piccolo affossamento nell’erba medica. Perché non dargli un’ultima occhiata? E facemmo bene a dargliela perché trovammo un bel maschio di capriolo morto nel campo Il suo corpo era ormai freddo, ma lo stomaco non aveva cominciato ancora a gonfiarsi. Lo pulii veloce e poi cercai di ricostruire come s’erano svolti i fatti. Innanzi tutto io a Sauro avevamo sbagliato ad andare sull’Anshuss insieme, uno dei due sarebbe dovuto rimanere dov’eravamo per marcare il posto e poi, i maledetti o benedetti troppi ingrandimenti del cannocchiale Swarovski, mi avevano ingannato sulla reale distanza di tiro, che risultò ben superiore alla stima. Alla gioia del ritrovamento si unì anche un attimo di panico: “E adesso chi glielo dice a Giacomo che avevamo approfittato un po’ troppo del suo gentilissimo invito?”. “Signori si nasce non si diventa”. Il buon Mazzetti, aggiornato sull’accaduto, fu quasi più contento di noi del risultato. Ci concesse persino l’onore di farsi fotografare con noi. A sentir lui eravamo stati bravi dal principio alla fine, ma se fossimo riusciti a prendere anche un bel cinghialotto da mettere al forno sarebbe stato ancora più felice.
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Re: A caprioli sui colli bolognesi concordo sul 7x64(personalmente ho uno stutzen in questo calibro), gli americani se ne stiano in america ché la caccia alpina è nata qui e non abbiamo certo bisogno di traiettorie super tese per fare ciò che abbiamo sempre fatto. Concordo anche sul fatto che il capriolo in appennino abbia trovato il suo habitat ideale e ne sono prova gli splendidi capi presenti, veramente splendidi e certamente molto più belli dei nostri alpini. Ultimamente un capo di 20 kg è già un prelievo oltre la norma(solitamente 16-19 kg). Credo che ciò sia dovuto essenzialmente ad un fatto climatico e nutrizionale. Ho visto un trefeo cacciato da un amico nel pistoiese che avrebbe fatto invidia ad un medaglia d'oro della puszta ungherese. Oltre a ciò, forse, la caduta di livello della razza dovuta alla troppa stanzialità dei giovani. Comunque è la caccia più appassionante ed interessante, molto più del terno al lotto del cervo(10 min di caccia al giorno... se va bene e schioppettata da decidere in pochi secondi) ed in competizione con quella al camoscio, a mio avviso la più completa. da Tiroler
30/06/2011 9.00
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Re: A caprioli sui colli bolognesi Complimenti, congratulazioni e ... Che altro ? :-) Ottima scelta, ineccepibile. Il 25.06 è un calibro un po' particolare ma sicuramente estremamente interessante, versatile ed adattissimo alle nostre cacce. Forse non banale da ricaricare, vista la notevole capacità del bossolo rispetto al calibro. Sono curioso di sapere com'è andata ... Ah, un'altra cosa : personalmente, piuttosto che le Ballistic Tip, che notoriamente sono estremamente "tenere", userei delle Barnes che, per questo calibro, sono "la morte sua". Peccato che Trieste sia troppo lontana dal CAPETAV e dal GAME FAIR, ma ci sarà prima o poi l'occasione di incontrarci. Un in bocca al lupo (ma che non crepi, ce ne sono pochini ...) Walter
da OLD_Hunter x Marco
26/05/2011 11.05
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Re: A caprioli sui colli bolognesi Ieri sono stato a Manerbio da Mauro Redolfi a ritirare la MIA TITAN6 Reoslerr calibro 25.06 MANCINA!Sopra ho montato uno ZEISS Duralyt 3 - 12 x 50 Illuminato. Oggi ricarico un centinaio di Nosler Ballistic TIP da 115 grani (polvere MRP) e poi vado al poligono a provarla e vi faccio sapere. E' una bella e onestissima arma, con tutte le carte a posto per varsi voler bene. Spero di usarla un po' in Maremma e se poi si comporta bene le proviamo nella Pustza ungherese! Un saluto a tutti e spero di veder qualche amico al CAPETAV o al GAME FAIR, Marco Benecchi da Da Marco x Old e tutti gli amici!
20/05/2011 6.06
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Re: A caprioli sui colli bolognesi Concordo ed apprezzo in pieno quel che dici. Passerò per fanatico, forse, ma se posso vorrei aggiungere la mia personale esperienza. Di carabine ne ho più di una, dal .22lr al .458 WinMag, e come tutti cercavo sempre il "tuttofare" europeo. Credo proprio di averlo trovato : il mio amatissimo .270 WSM, che quest'anno spero di provarlo finalmente su di un cervo bello grande che mi ha pigliato per il c... l'anno scorso. E se non fosse lui, ha un po' di fratelli della sua stessa stazza. Ho anche il .270 Win, il fatellino minore, con cui ci ho fatto davvero di tutto, dal caprioletto al cinghiale (non enormi, per la verità, tra gli 80 e 100 kg) ma saper di avere in canna una cartuccia che ti fà gli stessi kgm del 7 Rem (se non qualcuno in più) però con una traiettoria decisamente più tesa ti da una bella sicurezza ! Io ne sono entusiasto, e mi sento di consigliarlo senza esitazione. Poi, come ben sappiamo, ognuno è giusto cha abbia i propri gusti e le proprie sicurezze. Di sicurezze assolute io ne ho una sola : se lo pigli giusto, cade ... ! Un abbraccio a tutti
da OLD_Hunter per Marco
19/05/2011 11.00
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Re: A caprioli sui colli bolognesi INTANTO VAI AVANTI TU CHE CON STO' PSEUDONIMO SCELTO IO MI TOCCHEREI SEMPRE I CO...NI, LA FOSSA TE LA STIAMO PREPARANDO NOI .......... da CARLO 62
16/05/2011 16.14
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Re: A caprioli sui colli bolognesi E TI PAREVA CHE NON APPARISSE IL GRULLO DI TURNO....... da max1964
16/05/2011 8.40
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Re: A caprioli sui colli bolognesi Tranquillo Carlo, non mi offendo. Dupo quarantr'anni di caccia ho visto di tutto. Figurati che l'ultima novità in fatto di pastura per gli orsi al carnaio sono i cioccolatini. Io credo che quando un selvatico ha fame non fa troppo lo schizzinoso. "Da noi c'è un proverbio che dice: Una volta la volpe disse ai suoi figli:quando tordi e quando grilli! Credo che anche il Lupo quando ha fame deve attaccarsi a tuto. Ma controlla bene se in zona non ci siano anche dei cani randagi. Altrettanto nocivi e pericolosi. Anche se meno nobili. Un saluto. Ci si vede al CaPeTav
da Marco Benecchi
16/05/2011 6.26
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Re: A caprioli sui colli bolognesi attenti cacciatori che noi vi sotterreremo tutti ihihihihihih... da becchine
15/05/2011 22.46
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Re: A caprioli sui colli bolognesi Ciao Marco, una domanda questa volta al di fuori della balistica o armi, è possibile che il lupo mangi i tortellini? non ti sto prendendo in giro, tu sai che faccio la selezione da posto fisso, quindi foraggiamento e quant'altro, da 4/5 giorni vedo mangiati i tortellini, mentre il mais è tutto a terra, e ti dico questo perchè ho trovato feci di lupo nella mangiatoia, dilemma al quale vorrei una risposta (non compro i tortellini dal negozio di pasta fresca, quelli li mangio io, ma ho un conoscente che ha uno stabilimento e quelli non venduti.........ne vanno pazzi i cinghiali). da CARLO 62
13/05/2011 13.15
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Re: A caprioli sui colli bolognesi GRAZIE MARCO.......... da max1964
12/05/2011 7.24
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Re: A caprioli sui colli bolognesi Ciao Max, complimenti per il risultato ottenuto. Per quanto riguarda l'arma, oggi c'è moltissimo da sacegliere. Dipende soltanto dai gusti. Io non ho mai avuto troppa simpatia per il 7 x 64 Brenneke, perchè gli preferisco sia il calibro 270 Winchester (se devo fare selvaggina medio - piccola) sia il 7 mm Remington Magnom se devo fare la medio - grossa. Per una volta mi permetto di consigliarti una combinazione tutta europeo: Carabina Roessler RWA e ottica Kahles CBX 3 - 12 x 56 con reticolo illuminato. Per il calibro vedi tu, ma se sei intenzionato a possedere una sola arma, non muoverti dal buon vecchio 7 mm RM. Ci fai veramente di tutto e a tutte le distanze. Io l'ho visto in azione anche sull'orso e sull'alce! ti allego un mio vecchio articolo sulla CARABINA x iniziare. Un caloroso Weidmannsheil. Marco La provincia di Grosseto ha recentemente abilitato una cinquantina di nuovi selecontrollori. Al corso, tenutosi a Manciano, hanno partecipato cacciatori provenienti da tutto il comprensorio, ma anche dalle province di Viterbo, di Roma e qualcuno addirittura residente in Umbria. Dei nuovi appassionati abilitati alla gestione della selvaggina ungulata (capriolo, daino, muflone, cervo e cinghiale) ne avevo conosciuti molti e sapevo che tra loro c’erano sia dei provetti cacciatori sia dei neofiti “freschi di licenza”. Tutti però, indipendentemente dalla loro esperienza, per poter praticare questa bellissima tecnica di caccia, si sono dovuti equipaggiare di una nuova attrezzatura. Nell’acquistarla c’è sicuramente chi ha deciso di fare di testa propria, come altri che per non sbagliare o per cercare di far le cose al meglio hanno chiesto consigli agli amici veterani. Io, immancabilmente, mi sono sentito domandare: “Cosa mi occorre per praticare la caccia di selezione senza spendere un patrimonio?”. Per quanto riguarda l’attrezzatura in generale, vi rimando ad un articolo già precedentemente pubblicato sulla nostra rivista, mentre per la scelta del quadrinomio: arma - ottica – calibro – munizione, credo sia il caso di ritornarci sopra e per una volta voglio partire dalla fine. Per quanto mi sia sforzato, nel corso degli anni, di dare qualche consiglio su carabine e calibri, purtroppo ci sono ancora parecchi cacciatori che non hanno le idee del tutto chiare. In Europa con un calibro 270 Winchester puoi praticamente abbattere di tutto, alce ed orso bruno compresi e su questo non si discute, visto che posso provarlo. Ma credo che lo sappia anche un bambino, che se il buon calibro statunitense tanto amato da Jack O.Connor è l’ideale per caprioli, camosci e daini, non lo è altrettanto per dare la caccia a selvatici a pelle spessa che passano i tre quintali di peso. Chi ha letto un po’ di vecchia narrativa venatoria ed ha anche una certa esperienza di caccia a palla, sa bene che in buone mani e con la scelta giusta del proiettile, molti calibri medi si sono comportati egregiamente contro ogni specie selvatica, compresa quella di grossa mole e pericolosa. Comunque, noi modesti cacciatori italiani, se prevediamo in anticipo di dedicarci esclusivamente alla caccia ai grandi selvatici (dal cervo in su’) è meglio che scegliamo un calibro più robusto, in grado di garantirci un margine di sicurezza maggiore. “Ma il cinghiale lo ammazza?”. Ho perso il conto di tutte le volte che ho sentito pronunciare questa frase. In molti sono ancora convinti che se un calibro atterra un grosso solengo è in grado di inginocchiare anche un grande portatore di avorio, quando invece il “Re” non ha nessuna chance se viene colpito con precisione da una Nosler Partition da 100 grani sparata da un 243. La caccia a palla in Italia si pratica dalle piccole marmotte (dove è consentito il prelievo) al grande cervo, e la selezione, nel novanta per cento dei casi, si esercita sul capriolo e sul daino, anche nelle zone protette (come nel Parco Naturale della Maremma, meglio noto come Parco dell’Uccellina). Per quello scopo, tutti i calibri compresi dai sei ai sette millimetri vanno più che bene, sempre considerando che una “caprioletta” di dieci chili è ben diversa da un palancone di centoventi. Non mi permetterò di criticare chi con una sola arma rigata (carabina, kipplauf o combinata mista) vuole proprio farci tutto, sono scelte personali, ma siccome oltre al piacere della caccia subentra anche quello dell’acquisto e del possesso, io sono uno che quando va a caccia di ungulati cerca sempre di usare l’arma ed il calibro più adatti. Ormai da molti anni per la caccia al capriolo uso esclusivamente il 243 Winchester e per quella al daino il 7 mm Remington Magnum. Sul terreno di caccia, dove non esistono mai certezze ma soltanto incognite, mi è capitato di abbattere anche daini e cinghiali con il 243 come caprioli con il 7 mm, ma sono stati casi alquanto sporadici. E’ chiaro che se dobbiamo “prelevare e/o contenere” in una zona dove ci sono diverse specie ungulate è bene armarci in modo adeguato. Ed eccoci all’antico dilemma: Qual è il calibro ideale per il cacciatore a palla italiano? Esiste? I grandi safaristi di fama mondiale, all’unanimità, hanno definito il 375 H & H Magnum come il miglior calibro “tuttofare” nel Continente Nero, da noi, in Maremma, sull’Appennino o sulle Alpi, quale potrebbe essere? Dovendo acquistare una sola arma, la scelta cadrebbe immancabilmente su diametri di palla che vanno dal .25” al 7 mm includendo, per motivi pratici (ci sono molti cacciatori di cinghiali che con la loro carabina semiautomatica fanno anche la caccia di selezione) e nostalgici anche il 308 W, il 30.06 S e l’8 x 57 JS-JRS. Non me ne voglia chi da anni usa con successo il 240 Weath e il 6 Frères perché non li ho inclusi nella rosa, ma proprio non me la sento di ritenerli “idonei” alla caccia al cervo, anche se sono calibri che possiedono delle caratteristiche balistiche veramente eccezionali. Volendo citare qualche calibro in particolare direi che un’ottima scelta sono: il 25.06, tutti i 6,5 x (55, 57, 65, 68, -284) il 270 W, il 280 Remington e i 7 mm x (57, 64, 65) e per gli amanti delle alte prestazioni includerei anche il 257 e il 270 Weatherby Magnum, il 270 e il 7 mm WSM e i sette millimetri “tosti” come il 7 SAUM, il 7 RM, il 7 x 61 e il 7 WM. Quasi tutti i suddetti calibri ho avuto modo di provarli personalmente oppure li ho visti “in azione” nelle mani di altri cacciatori, quindi posso garantirne l’indubbia efficacia. Negli anni ho studiato e valutato le loro caratteristiche di precisione, potenza, micidialità e costanza e devo dire che oggigiorno anche le munizioni originali hanno raggiunto un’eccellente standard qualitativo. Dopo aver scelto il calibro, sorge l’eterno dilemma del peso e del tipo di palla da utilizzare. Per quanto concerne il peso, io consiglio di rimanere nel mezzo della gamma delle granature offerte per ogni singolo calibro, come: 100 - 110 grani per i calibri .25, 120-140 per i 6,5, 130 per i 270, 140-150 grani per i 7 mm e 150-165 per i calibri .30. Per quanto riguarda invece la foggia del proiettile il discorso è al contempo semplice e difficile, perché credo che in nessun altro campo esistano dei pareri tanto discordanti come in quello che stiamo trattando. Ognuno è convinto delle proprie scelte e guai a chi gliele tocca ed anch’io voglio dire la mia, frutto di una trentina d’anni di caccia praticata intensamente e sempre con molta autocritica. Sono un accanitissimo sostenitore dell’abbattimento istantaneo. Secondo le mie aspettative il selvatico colpito dovrebbe sempre cadere sul posto morto stecchito, per dirla in gergo: “fulminato”. Non mi piacciono i cani da traccia (anche se ne possiedo uno!) per il semplice motivo che quando si deve ricorrere alla loro bravura è perché siamo stati noi che in qualche modo abbiamo sbagliato. Per la caccia alla media selvaggina uso calibri abbastanza veloci, con palle mediamente leggere e a deformazione violenta - precoce. Lo so, sono proiettili che spesso danneggiano la spoglia più di una palla dura ad espansione controllata, ma è lo scotto da pagare se si vuole evitare al selvatico di fare troppa strada prima di cadere. Se con una sola arma vogliamo dare la caccia a diverse specie selvatiche, è bene affidarci al seguente teorema: per i selvatici di piccola mole è meglio usare palle leggere ad espansione rapida come le Nosler Ballistic Tip e Accubond, le Hornady SST, le Remington Bronze Point e AccuTip, le Swift Scirocco, le RWS TIG e T-Mantel, le Norma Alaska e Plastic P., ecc, mentre per la caccia ad animali di grossa mole, robusti e forti incassatori la scelta migliore sono le palle più pesanti, abbastanza dure e/o ad espansione controllata come le RWS KS, TOG, TUG e Evolution, le Nosler Partition, le Swift A-Frame, le Trophy Bonded Bear Claw, le Winchester Fail Safe, le Barnes X-Bullet, le Speer Garnd Slam, le Blaser CDP, le Norma Vulcan, TXP e Oryx, le Lapua Mega e Dualist, ecc. Esistono delle ottime ed onestissime palle che anche se non sono proprio “specialistiche”, possono andare bene per tutte le “stagioni”. Degne di nota le Sierra Game King e Pro Hunter SPBT, le Hornady Spire Point, le Remington Core Lockt, le Winchester Power Point, le Federal Hi-Shok SP e le Norma SP. Spetta a voi l’ardua scelta. Come già accennato, per praticare la caccia di selezione e/o quella a palla in generale, qualsiasi arma rigata può andare bene, ma è innegabile che quella che meglio si presta allo scopo e, permettetemi di dirlo, che personalmente ritengo come la migliore, è la vecchia carabina ad otturatore Bolt Action. Il mercato mondiale offre una scelta impressionante. Ai pregiatissimi modelli “Custom” sia nostrani sia europei o americani, si sono recentemente affiancate delle carabine molto ben fatte che sono vendute al pubblico ad un prezzo talmente competitivo, che spesso un’ottica di marca costa più del doppio dell’arma su cui vogliamo montarla. Per correttezza non posso sbilanciarmi consigliandovi quale marca comperare, ma posso dirvi che entro le mille Euro si trovano veramente delle ottime armi e quindi a buon intenditore poche parole. Gli attacchi per l’ottica, indipendentemente che siano di tipo dedicato all’arma oppure scelti in base ai nostri gusti personali, devono essere tassativamente in acciaio, di ottima fattura e montati a regola d’arte. Quale cannocchiale consiglierei al neo-cacciatore di selezione? Un buon 6 x 42, senza ombra di dubbio, magari in seguito potremmo tranquillamente sostituirlo con un 8 x oppure con un bellissimo (e costoso) variabile 2,5 – 10 o 3 – 12, ma prima è meglio farsi le ossa con uno strumento ad ingrandimento fisso, che ci faccia prendere confidenza con il tiro a lunga distanza senza troppo impegno. Il 6 x 42 è stato, e secondo me è tuttora, il cannocchiale da caccia per eccellenza. Il 6 x è buono sia per sparare a breve distanza e contro bersagli in movimento sia per tirare fino a duecentocinquanta metri a selvatici della mole di un capriolo e l’obiettivo da 42 mm non è niente male al crepuscolo. Non dimentichiamo poi che anche i modelli prodotti dalle marche più famose sono venduti a prezzi abbastanza contenuti. Cos’altro dire? Forse che volendo acquistare una sola arma per tutte le cacce, da utilizzare come un vero e proprio attrezzo da lavoro, la prenderei con la calciatura in materiale sintetico e addirittura in acciaio inox, ma forse sto esasperando un po’ troppo le cose.
Marco Benecchi
da Marco Benecchi
12/05/2011 6.09
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Re: A caprioli sui colli bolognesi GRAZIE OLD........ da max1964
11/05/2011 17.58
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Re: A caprioli sui colli bolognesi Il 7x64 è un po' come il 30.06, va bene per tutto e benissimo per niente ... :-) Io preferisco calibri più tesi e/o moderni, se vai a caprioli-daini-mufloni un .270 è forse superiore, se non altro come varietà di munizionamenti, e certamente più teso. Come avrai letto, io adoro il .270 WSM, ma diventa una questione anche di gusti. Nulla da ridire ne sul Sauer ne sul Leica, anche se personalmente preferirei un'accoppiata Remington/Leupold, dove certamente spenderai un bel po' di euri in meno e balisticamente non avrai nulla di meno, anzi, forse qualcosa in più. Non parliamo poi di accessori (basi, anelli, scatti ecc.) che per Remington trovi veramente di tutto e di più, mentre non altrettanto si può dire per il Sauer. Su Leupold penso nessuno abbia da ridire, anche se non hanno ottiche con più di 50 di frontale, ma ti garantisco che la differenza (che innegabilmente c'è) è davvero risibile. Una sola cosa ti consiglio vivamente : qualunque ottica vuoi prendere, che abbia un reticolo telemetrico (o balistico che dir si voglia). Farai un po' di fatica a "capirlo", ma poi non ne farai più a meno ... :-) In bocca al lupo, e benevnuto nel club ... ! da OLD_Hunter x max1964
11/05/2011 16.07
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Re: A caprioli sui colli bolognesi Ciao a tutti, un saluto in particolare al colombaio senese e al titolare di casa, il Marco. Come ben sai Marco , piu' volte ho scritto del mio disappunto sulle palle monolitiche della mia CZ 550 in calibro 300wm per la selezione al cinghiale nel Parco Gola della Rossa (an), devo ricredermi, zero grammi di carne sciupata, due abbattimenti fulminanti intorno ai 100 metri, le palle sono e-tip della winchester, magnifico, veramente magnifico, ora ho un adulto e questa sera se tutto fila liscio potrei fare tripletta.Colombaio, come vanno le tese? noi il 22 andremo a Bastia Umbra (pg) ci servono alcuni rulli e se ci sono, anche novita'. Saluti a tutti. da CARLO 62
11/05/2011 12.02
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Re: A caprioli sui colli bolognesi scusate ho scritto cervo,ma naturalmente volevo dire muflone....... da max1964
11/05/2011 8.57
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Re: A caprioli sui colli bolognesi e vai finalmente sono dei vostri,dopo un anno e mezzo di attesa del corso per selecontrollore,ieri ho superato anche la prova di orale ed ho l'abilitazione per capriolo,daino,cervo,ora si comincia a pensare ai ferri del mestiere,e siccome parlo a dei veterani,un cosiglino ad un neofita (anche se caccio da 30 anni).....e visto che ne avrò una parte in regalo da mio padre,avrei messo gli occhi su una sauer 202 in sintetico cal 7X64,per l'ottica leggendo un po qua e la sarei orientato su un leica magnus 2.4.16 X 56 vorrei un vostro parere,specialmente sul calibro e sull'ottica,saranno troppo esagerate, Marco te che ne dici...... da max1964
11/05/2011 8.56
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Re: A caprioli sui colli bolognesi Eh, eh, eh ... Benvenuto nel Club ! NON esiste caccia più emozionante di quella al Capriolo, non a caso ritenuta ancor più "Nobile" di quella al Cervo ... Quante volte ho vissuto momenti simili ... Ma l'emozione resta sempre grande ! Ah, sai, per evitare problemi di stima, ho imparato ad usare SOLO reticoli telemetrici, e MAI più di 10X. Giuro che è uno stupido trucco che funziona : se con 10X non lo vedi sufficientemente bene, è troppo lontano ... :) E coi reticoli telemetrici, sai subito circa a quanti metri è. Quanto al discorso dell'anschuss ... Beh, consolati : ci casco sempre anch'io ! Un abbraccio da OLD_Hunter
10/05/2011 12.43
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