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giu21


21/06/2016 9.33 

Quaglie maestre di caccia
Charlie in ferma espressiva su africanella
 
Nessun altro selvatico come la piccola africana è in grado di preparare il giovane cane fermatore, istruendolo alla concentrazione e alla caparbietà nel risolvere gli enigmi nel falasco

La caccia, lo sappiamo bene, è un mondo solo all’apparenza semplice e lineare; in realtà ogni cacciatore vive la sua grande passione con le proprie convinzioni, i propri dogmi, i propri tabù, a volte privi di scientifica dimostrazione. Un mondo complicato, il nostro, nel quale la cinofilia è forse la materia più complessa. E se 56 milioni di italiani si sentono tutti primo ministro oppure commissario tecnico della nazionale di calcio, sono centinaia di migliaia i cacciatori-cinofili che ritengono di sapere tutto sul cane da ferma, da cerca o da seguita, a seconda dei gusti e degli interessi personali.

Si prenda ad esempio la quaglia, selvatico ideale per iniziare un cane giovane alla ferma e alla guidata: quanti sedicenti “cinofili” snobbano il piccolo gallinaceo africano puntando il dito contro la perdita di ampiezza e stile di cerca, i colpi di coda, l’eccessivo dettagliare o la mancanza di risoluzione! Ma un selvatico che si lascia fermare è un selvatico utile per chi pratica la caccia col cane da ferma: è questo un concetto talmente semplice da non lasciare spazio a discussioni. E allora viene il dubbio che chi snobba le quaglie lo fa perché magari non possiede un cane in grado di fermarle… A meno che non siano fresche di gabbia e poco propense a pedinare. Meglio ancora se stordite o dormienti.

Ma al cacciatore tutto ciò non interessa. E allora le quaglie di cui parleremo oggi sono quelle vere, autentiche, principesse dell’estate cinofila e incarnazione di tante speranze, proprio come la bella stagione che coincide con il loro arrivo in Italia. Simbolo della primavera e dell’estate per eccellenza, la quaglia col suo “quicqui-qui” saluta la fine del freddo e, contestualmente, l’inizio di un nuovo anno scolastico per tanti giovani apprendisti cacciatori a quattro zampe. La si può cercare ovunque, dal mare alle vette oltre i 1500 metri di quota: il suo canto inconfondibile sarà la guida dell’aspirante addestratore. Ma attenzione, perché le quaglie più efficaci, le migliori insegnanti per i cani giovani e meno giovani, sono quelle che si trovano in altura, dove non ci sono coltivi e la ventilazione è generalmente favorevole. E, cosa non da poco, non esistono forasacchi, piaga terribile per qualsiasi cane, in particolar modo per quelli da caccia. E’ proprio lassù, tra il ginepro ed il falasco alto di inizio giugno, che il giovane allievo diviene cane da ferma, andando a reperire e poi a bloccare il debole effluvio della sua maestra pennuta. Ed è a questo punto che cominceranno i gua
 
Ferma e consenso dei giovani Charlie e Olivia, allevati dall'autore. Proprietario l'amico Fausto Cambiotti
 
 
Infatti, non appena avvertito il sopraggiungere del cane, la quaglia estiva o tardo-primaverile comincerà una rapida e imprevedibile pedinata, percorrendo anche 50 metri nel giro di una manciata di secondi, fermandosi soltanto qualche istante per emettere il suo caratteristico “quicqui-qui” mentre il cane è ancora fermo sulla calda, credendo di avere il selvatico a pochi metri dal naso. Signore e signori, la follia ha inizio. Al suo arrivo sul cane da servire, infatti, il conduttore non può far altro che rendersi conto che il selvatico non c’è più, e che se la sta cantando bellamente un centinaio di metri più avanti, senza avere la benché minima intenzione di prendere il volo. Del resto siamo in piena stagione degli amori: perché mai un galletto, che si è conquistato il territorio con tanta fatica, dovrebbe involarsi lasciando spazio ad altri concorrenti Casanova? E allora ecco che per il cane è tutto un arzigogolo da decifrare, un’usta debole da seguire e ricostruire, un filo sottilissimo da tenere integro per non perdere il contatto col selvatico: in una parola, un enigma. Il quale enigma, se otto volte su dieci non sarà decifrato per una serie di fattori proibitivi e ragioni difficilmente imputabili al cucciolone, in un paio di occasioni premierà il cane testardo, caparbio e – soprattutto – preciso di naso e di cervello, e il “priiiiiii” infastidito dell’africanella saluterà il successo completo dell’azione venatoria. Un’azione che, ad ogni modo, può dirsi già eccellente al momento della ferma sull’usta della quaglia, atto in sé già difficilissimo per via delle alte temperature e dell’arsura del periodo, spesso insopportabile.
 

Insomma, la quaglia è maestra di vita per ogni cane da ferma degno di tal nome: senza “se” e senza “ma”. Il più piccolo dei galliformi tiene la ferma meglio di qualunque altro animale appartenente al suo ordine, pedina come un indemoniato e fa impazzire i propri persecutori con astuzie degne di una beccaccia impaesata, con la differenza che le manovre della quaglia si svolgono all’aperto. Eccolo, il punto cruciale: la beccaccia. Qualcuno chiederà: “E che c’azzecca la beccaccia con quaglie e cuccioloni?”. Domanda da esordiente, o peggio, da malfidato. Per caratteristiche, astuzie, stili di difesa, abitudini sociali e rimesse quasi mai lunghissime, la quaglia è il selvatico-tipo per la formazione di grandi soggetti da beccacce. Ricercando le quaglie, soprattutto in addestramento durante la prima parte dell’estate – quando, cioè, sono in amore ed emanano ancor meno effluvi nell’aria –, il cane giovane apprende da subito come ci si concentra sulle piccole uste e – cosa non da poco – come si caccia un selvatico vero che poco perdona. Lo studente setaccia con dligenza il vento, nel tentativo di isolare le particelle aromatiche di suo interesse, blocca alla prima emanazione e poi risale delicatamente la scia, quasi il terreno sotto i suoi piedi fosse di cristallo. La ferma si solidifica, la guidata si fa vieppiù esperta e sicura e, dopo qualche uscita, al posto del nostro cucciolone – sempre se è dotato di fondo e sangue, si intende – avremo dinnanzi a noi un implacabile realizzatore e risolutore di punti su africanelle isolate e tremende, ben altra cosa rispetto ai branchi di starne d’allevamento che si formano dopo le consuete “garette” di fine estate, per quanto utilissime anch’esse. Ma la quaglia, quella vera… beh, è tutta un’altra cosa.



Ferma su quaglia dell'esperto Cicero, proprietario l'autore
 

Dice il cinofilo: “Guidando sulle quaglie il cane perde stile e batte la coda”. Replica il cacciatore: “Ma se battendo la coda il mio cane si aiuta e riesce a concludere, ben venga il dettaglio, che mi torna utile anche a beccacce”. Fa notare umilmente il giornalista: esistono cani capaci di guidare le quaglie in pieno luglio, sotto il solleone, senza inclinare di un grado la coda. Sono soggetti spettacolari, deliziosi per l’occhio e capaci di fare innamorare ogni cacciatore per la loro funzionalità nella pur elegantissima guidata. Ma quanti ne avete visti in vita vostra? Personalmente non più di due o tre. Ciò non vuol dire che gli altri mille cani da ferma osservati fossero tutti brocchi o bastardoni, ma semplicemente che “scrivere” un po’ con la coda è un segnale di eccitazione, un riflesso mentale che il cane esprime a contatto con i selvatici in determinate condizioni. Spesso il cane da cotorne si aiuta con la coda durante la guidata sugli scogli, magari mentre cade il vento per qualche secondo e proprio in un punto dove il branco è passato di pedina velocissima, senza quasi lasciar traccia di sé. Allora, cosa vogliamo fare? Preferiamo mantenere il contatto con la preda oppure guardiamo allo stile in maniera rigida e integralista? Ai lettori la risposta, fermo restando il fatto – e qui parlo a chi i cani li alleva, li conduce e li giudica – che gli ausiliari da caccia a quello servono, e che vanno a finire in mano ai cacciatori. I quali, in linea di massima, devono senza dubbio evolversi dal punto di vista estetico-culturale, per scoprire la vera gioia di possedere un bravo cane da caccia, in linea con lo standard di razza e capace di regalare al bipede munito di licenza infinite emozioni, che vanno ben al di là del carniere a fine giornata; tuttavia, senza inutili ipocrisie, a caccia ci si va anche per il piacere di abbattere un selvatico, ben lavorato dal proprio cane. Coda o non coda? Possibilmente è meglio tenerla ferma, con le dovute eccezioni dettate dalla funzionalità e dalla situazione del momento. E comunque, per chiudere il discorso che fa più storcere il naso a tanti dresseur: spesso il cane che dettaglia sulla quaglia isolata, nel falasco alto mezzo metro, è lo steso ausiliare che guida ingessato sul branco di starne seguendo il filo dell’aria. Purché l’aria ci sia, perbacco.
 

Cicero e Olivia in ferma

Altro capitolo è quello relativo alla cerca: in molti sostengono che l’andare con insistenza a quaglie restringa le aperture dei cani da caccia, specialmente quelli più giovani. Osservate le movenze del vostro cucciolone prima di portarlo a quaglie per la prima volta: se la sua materia grigia rientra nella media canina, le aperture che fa oggi saranno le stesse di domani se non più ampie. Se la cerca, a quaglie, dovesse restringersi per la concentrazione e per la volontà di “pettinare” il terreno, senza lasciare indietro emanazioni microscopiche come quelle che andiamo cercando, ebbene non c’è nulla da temere, anzi dal punto di vista venatorio è questa una nota di merito per il nostro allievo. Il quale, una volta condotto in collina o in montagna sui branchi – siano essi di starnotti o di cotorni nati da poco – tornerà a spaccare il terreno come e più di prima, per concludere la propria rudimentale formazione a novembre, nel bosco, quando avrà appreso i segreti della guidata e la necessità della più ampia cerca possibile, per poter rispondere “presente” all’appuntamento con la regina. Il resto, viva Dio, è istinto: e noi uomini possiamo soltanto assecondarlo.


C’era una volta la caccia alle quaglie

Al giorno d’oggi le quaglie, per gran parte dei cacciatori italiani, sono animali dei quali si può ascoltare il piacevole e ripetitivo canto in primavera, oppure osservarne i voli davanti al naso del cane durante l’addestramento estivo, prima che le piogge di fine agosto se ne portino via un buon 80%. Di fatto, la caccia alla quaglia è finita in tutto il Nord e in gran parte del Centro Italia, fatta eccezione per pochi, sporadici incontri d’apertura. La quaglia, al pari delle altre specie selvatiche, è tutelata dalla legge nazionale 157/92, che ne limita – per non dire preclude – il prelievo venatorio, facendo partire la stagione venatoria dalla terza domenica di settembre. Per quella data, come tutti sanno, la stragrande maggioranza dei contingenti italiani di quaglie è solitamente già partita verso il Nord Africa. Data la conformazione geografica del nostro Paese, più fortunati sono i cacciatori del Meridione, che in alcune zone riescono a trovar quaglie per quasi tutto il mese di ottobre.

Ma un tempo la quaglia, e la sua caccia, erano ben altra cosa. “All’Assunta poenta nova e quaje”, si diceva nel Vicentino, ad indicare il banchetto di Ferragosto che, per tradizione, vedeva appunto sulle tavole dei signori ma anche dei contadini quaglie e polenta. Spostandosi più a sud, lungo l’Appennino centrale, i vecchi insegnano ai più piccoli che “la quaglia, la fregò la voce”, ammonendoli a tenere a freno la lingua per non incorrere in figuracce ma anche, implicitamente, ricordando che un tempo era proprio il canto ciò che metteva nel sacco la quaglia, che veniva dunque insidiata già da giugno. E si potrebbe andare avanti a lungo, sempre nel segno delle catture primaverili ed estive, tirando in ballo reconditi significati e simbolismi che affondano le proprie radici nella cultura contadina, quali ad esempio la mietitura e le messi, la fertilità, la qualità del pane che sarà prodotto col grano di quel campo in cui cantano molte quaglie, in una parola la vita agreste e i suoi ritmi ciclici, fino a parlare delle proteine nobili che un mazzetto di quaglie poteva garantire a un’intera famiglia.
Ma questa è un’altra storia.

La montagna, luogo di attacco per le quaglie in entrata, palestra ideale per i giovani cani da ferma


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3 commenti finora...

Re: Quaglie, maestre di caccia

Bravo Daniele...
Per le parole azzeccate... ma soprattutto per aver ricordato a tutti noi...
Quella meravigliosa poesia che scrivono i nostri fedeli amici...anche con la coda.. ed a volte senza...

da MarcoeBrio  28/06/2016 10.26

Re: Quaglie, maestre di caccia

Bellissimo articolo, benvenuto su BH Daniele!

da 100%cacciatore  23/06/2016 17.54

Re: Quaglie, maestre di caccia

Qui in Sardegna nidificano e molte svernano , visto il clima....... Dopo la pernice mi ci dedico con i miei 2 setter ,con soddisfazione.......diverte cani,cacciatori e in cucina e' fantastica!!!!! Complimenti all'autore.....

da Lisandru  21/06/2016 11.09
  
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